Camera Deputati 19 luglio 2024. Mutamento Geopolitico e nuovi scenari Internazionali – Ieri venerdì 19 luglio 2024, si è tenuto presso la camera dei Deputati, nella splendida cornice della Sala del Cenacolo un importante evento sulla Geopolitica.
(ASI) l’iniziativa è stata promossa dall’Istituto Milton Friedman in collaborazione con le Associazioni Geocrazia, Nazione Futura, Fe.N.Co (Federazione Nazionale dei Diplomatici e Consoli Esteri Onorari) ed il Consolato onorario della Moldova.
L’evento si è aperto con i saluti dell’On. Andrea Di Giuseppe portati dal presentatore Alberto Di Mattià membro del Comitato Scientifico Istituto Ellenico Diplomazia Culturale.
Successivamente ha preso la parola il Moderatore Pasquale Ferraro che ha aperto i lavori del primo panel volto a trattare il ruolo delle organizzazioni internazionali nei futuri cambiamenti geopolitici.
L’intervento Generale Donato vista la sua esperienza nel campo nucleare ha parlato dei possibili rischi di una guerra nucleare sottolineando la difficoltà ad oggi di poter considerare la minaccia nucleare credibile oltre alla singola deterrenza psicologica sugli stati europei. Successivamente ha preso la parola il Console Onorario della Moldavia, Cons. Roberto Galanti il quale ha sottolineato l’importanza di dover valorizzare i legami cooperativi comunitari all’interno di uno stato come la Moldova che oltre all’Ucraina sono un’ulteriore porta di confine tra Mosca e l’Europa. In seguito è stato il Direttore Luigi Sergio Germani, importante esperto di geopolitica e studi strategici a sottolineare l’attuale situazione delle guerre ibride e il prgetto di disinformazione russo nei confronti dell’occidente. Il penultimo relatore del ptimo panel è stato Massimo Maria Caneva Preesidente di di AESI (associazione Europea di Studi internazionali) il quale ha sottolineato le centralità della cooperazione in internazionale nei tetri di crisi. A concludere il primo panel è stato Pierluigi Sabatini, politologo e Presidente di Geocrazia il quale ha parlato della necessità di riformare le Nazioni Unite tenendo conto dell’impossibilità di interferire su stravolgimenti all’interno del diritto di veto.
Nel secondo panel moderato da Francesco Curridori del Giornale si è parlato dei possibili effetti geopolitici del voto statunitense. Ad aprire i lavori è stato George Lombardi consulente di vecchia data dell’ex Presidente Donald Trump ribadendo la centralità del Presidente Trump a cercare una via per far teminare i conflitti attraverso un dialogo costruttivo ed un ruolo centrale degli Stati Uniti. Successivamente è intervenuto Antonio Albanese, Direttore di AGC News che ha parlato della bipolarita strategica e geopolitica tra Cina ed USA focalizzandosi sulla situazione delle isole pacifiche che potrebbero diventare un’aree molto sensibile nel caso si verificasse una rielezione del Taycoon statunitese. Successivamente ha preso la parola Alessandro Bertoldi Direttore esecutivo dell’Istituto Milton Friedman il quale ha parlato dell’importanza del ruolo degli Stati Uniti a guida Trump all’interno dei processi di pace internazionali. Lo stesso Beroldi ha poi prefigurato uno scenario all’interno del quale gli USA cambieranno il proprio approccio nelle guerre attualmente in corso verso risoluzioni efficaci per la stabilità geopolitica. Successivamente è intervenuta l’On. Souad Sbai la quale si è concentrata sulla delicata questione mediorientale, sottolineando l’importanza delle elezioni statunitense, ed in particolare della vittoria di Trump come elemento essenziale per evitare l’allargamento di ulteriori crisi internazionali in altri stati Arabi.
A concludere i lavori del secondo panel è stato Francesco Giubilei, Presidente di Nazione Futura il quale nel suo intervento ha trattato i possibili effetti di una vittoria di Trump nelle future relazioni con il governo del Presidente Meloni. Nella parte finale del suo intervento Giubilei ha riflettuto anche sugli scenari comunitari che il voto statunitense potrà comportare, confermando tutto il suo disappunto verso quelle politiche europee distanti dalle esigenze degli stati nazionali e sempre più attente a propagandare una difesa europea senza però avere realmente una politica estera comune comunitaria.