Giuseppe Conte contro la commissione d’inchiesta sul Covid, l’ira dell’ex premier: “Plotone di esecuzione”

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Giuseppe Conte contro la commissione d’inchiesta sul Covid, l’ira dell’ex premier: “Plotone di esecuzione” – Molto dure le parole dell’ex Presidente del Consiglio sulla commissione d’inchiesta, definita “un insulto agli italiani e al personale sanitario”.

“Un insulto agli italiani”. Così Giuseppe Conte e Roberto Speranza hanno criticato la commissione d’inchiesta sulla gestione Covid nella giornata di giovedì g luglio in Aula alla Camera dei Deputati. Entrambi hanno difeso il lavoro svolto durante la pandemia e hanno criticato l’atteggiamento dei partiti di opposizione. Ribadita la necessità di investire di più nella sanità e la volontà di rendere conto delle proprie responsabilità.

L’intervento di Giuseppe Conte

L’intervento di Giuseppe Conte in Aula alla Camera ha scatenato una serie di polemiche riguardo all’inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid.

L’ex premier ha criticato duramente la commissione di inchiesta, definendola “una farsa” e “un insulto agli italiani e ai sanitari”. Secondo Conte, la commissione ha un perimetro di indagine troppo limitato, mentre esclude le Regioni e le filiere di comando, dimostrando così mancanza di coraggio.

Le parole dell’ex premier

“Questa commissione è un insulto agli italiani, alla sofferenza delle famiglie e a tutto il lavoro fatto dal personale sanitario e dalle forze di polizia” ha detto Conte.

“State dimostrando, respingendo tutti i nostri emendamenti che volevano allargare il campo delle indagini, di avere paura. Di cosa avete paura?” ha chiesto l’ex premier, che si è difeso affermando di aver dato il massimo impegno durante le fasi della pandemia, affrontando un nemico invisibile e cercando di capire le migliori strategie da adottare.

La critica all’opposizione

Giuseppe Conte ha anche sottolineato che le forze di maggioranza erano all’opposizione quando è scoppiata la pandemia e si sono caratterizzate per una dialettica politica insana e speculazioni continue.

Ha quindi criticato l’atteggiamento dei partiti di opposizione, accusandoli di sciacallaggio politico. Secondo Conte, il loro obiettivo è colpire i propri avversari politici anziché fare luce e chiarezza sulla gestione dell’emergenza, sostenendo che la commissione d’inchiesta è un tribunale politico indegno di un grande Paese come l’Italia.

“Un plotone di esecuzione”

“Così come l’avete confezionata” ha affermato Conte a proposito della commissione “non è un atto di coraggio politico, è un atto di vigliaccheria. Un plotone di esecuzione politica contro me e Speranza“.

Anche l’ex ministro della Salute Roberto Speranza ha preso la parola, sottolineando la gravità della sfida rappresentata dal Covid per l’intero pianeta.

Speranza ha invitato a imparare dalle esperienze vissute, ma ha criticato la commissione d’inchiesta per voler indagare sull’Ema anziché occuparsi delle questioni cruciali legate alla gestione sanitaria sul territorio nazionale.

Infine, l’ex ministro della Salute  ha chiesto spiegazioni ai deputati sulle contraddizioni nelle posizioni no-vax e ha evidenziato, come Conte, l’esclusione delle Regioni dal perimetro dell’inchiesta.

Posizioni di Conte e Speranza archiviate

Lo scorso 7 giugno, il Tribunale dei Ministri a Brescia ha archiviato le posizioni dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza nell’inchiesta sulla gestione della pandemia in Val Seriana.

Secondo i giudici, il reato di epidemia colposa in forma omissiva non è configurabile e non è emerso che Conte fosse stato informato della situazione dei comuni di Nembro e Alzano Lombardo prima del 2 marzo 2020.

Pertanto, il tribunale ha respinto l’accusa che Conte avrebbe dovuto decidere sull’istituzione della zona rossa il giorno stesso, poiché tale ipotesi è considerata irragionevole. Con questa decisione, le responsabilità dei due politici sono state archiviate nel contesto dell’inchiesta sulla gestione della prima fase della pandemia nella regione.

virgilio

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