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Lupi Grigi: una presenza silenziosa nelle guerre cecene

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libano

Le guerre cecene succedutesi alla dissoluzione dell’Unione Sovietica alla fine del secolo scorso, a buon diritto, possono essere annoverate tra le guerre civili o di indipendenza più tragiche dalla fine del secondo dopoguerra. Le ostilità viste da una prospettiva storico-etnica rappresentano un fenomeno multidimensionale che affonda le radici nell’invasione dell’impero russo della regione nord caucasica alla fine del XVIII secolo. Tra i fattori che contribuirono alla complessità di questi sanguinosi conflitti uno è costituito dal numero di attori che vi presero parte, alle cui spalle si scorgevano chiaramente gli interessi di Paesi e potenze internazionali. Se il teatro fu sostanzialmente uno scontro tra ribelli ceceni e forze russe, rilevanti furono gli apporti forniti da irregolari provenienti da paesi terzi e, tra questi, una presenza silente e mai completamente compresa è stata quella dei Lupi Grigi turchi.

I Lupi Grigi

I Lupi Grigi (Bozkurtlar) sono parte integrante del partito nazionalista di estrema destra MHP (Milliyetçi Hareket Partisi) fondato dal colonnello Alparslan Turkes nel 1968, che si ispirano ad un’ideologia nazionalista, anticomunista e xenofoba con il centro ideologico nell’ideologia panturca, neo-ottomana e islamista. Giova evidenziare che l’Islam è strumentale a definire il tratto caratterizzante il popolo turco piuttosto che il reale attaccamento alla fides islamica.

La relazione iniziale con i servizi segreti atlantici e israeliani, i rapporti con le comunità e le minoranze turche esistenti fuori dai confini della Repubblica, dall’Asia all’Europa, ed i contatti con gruppi criminali dediti ai contrabbandi internazionali, fanno dei Lupi Grigi una realtà particolarmente inafferrabile e minacciosa, esattamente come il predatore più temuto delle foreste.

Le violenze perpetrate dai Lupi contro comunisti, minoranze religiose, sindacalisti, giornalisti compiuti in nome della difesa della nazione turca dai nemici esterni provocano in Turchia negli anni ’70 oltre 5000 morti. Gli scandali Susurluk ed Ergenekon evidenziano che le creature del colonnello Alparslan Turkes siano inizialmente organiche alla Gladio turca e, come tali, impegnate in azioni segrete contro i nemici dell’Alleanza Atlantica e della Repubblica Turca.

I Lupi Grigi, tuttavia, sono nei fatti qualcosa di diverso dalla romanzata creatura fidelizzata dalla NATO e, infatti, nel tempo disvelano lentamente la loro vera natura. Altro carattere che emerge nel tempo è la postura criminale, che costituisce il tratto più oscuro dei Lupi Grigi, che mostra una realtà all’occorrenza anche mercenaria utilizzata da differenti committenti.

Lo vediamo con l’attentato a papa Giovanni Paolo II compiuto da Ali Agca, Lupo Grigio, commissionato secondo le risultanze processuali dai servizi della DDR e della Bulgaria, che avrebbero utilizzato il gruppo eversivo di destra turco per nascondere il reale committente dell’attacco. Ma l’obiettivo principale resta l’affermazione dell’ideale panturco, con l’uso di qualunque mezzo. Da qui discende un forte attivismo internazionale, come ad esempio l’ampio supporto nel conflitto bosniaco prodromico ad una presenza attiva prima nel conflitto ceceno e poi in quello azero. Da una costola del movimento è sorto un ulteriore gruppo dal carattere ultra-nazionalista: Nizami Alem (l’ordine dell’universo), attivo nel fornire supporti di vario tipo agli indipendentisti ceceni ma con link significativi con alcune organizzazioni fondamentaliste libanesi.

Nel 2000 si è stimato che nel corso dei due conflitti ceceni la presenza di turchi, perlopiù riconducibili ai Lupi Grigi, fosse compresa tra le 3000 e 5000 unità.

La Jihad in Cecenia

Nel conflitto ceceno l’elemento nazionalista risulta perfettamente amalgamato con l’elemento religioso, binomio inscindibile dell’identità cecena. Fin dalle fasi iniziali della rivolta anti zarista capeggiate dallo sceicco Mansur la religione ha funto da collante identitario tra i clan ceceni. La Cecenia storicamente non aveva mai avuto collegamenti diretti con il fondamentalismo islamico in quanto la sua popolazione è soprattutto sufista, visione eterodossa dell’Islam sunnita. Il fondamentalismo islamico giunge tramite il salafismo e al wahhabismo di matrice saudita durante il disgregamento dell’URSS.

L’arrivo di elementi esterni durante il primo conflitto del ‘94, in particolare come l’emiro saudita Ibn al-Khattab, diedero una spinta decisiva al propagarsi del fenomeno terroristico. Al-Khattab dopo aver combattuto in numerosi conflitti perseguendo la causa islamista, giunse in Cecenia nel 1995 dove rapidamente acquisì grande notorietà come combattente in nome di Allah. I mujahedin di cui era a capo appartenevano a numerose etnie non cecene costituenti un’unità islamica straniera, tra questi una cospicua parte erano turchi inquadrati nel plotone ottomano.

Insieme a Šamil Basaev fondò la Brigata Islamica Internazionale, tra le fazioni combattenti più attive e mortifere, che adottò strategie innovative, basate su sequestri di persona su larga scala ed azioni suicide di ampio respiro. All’interno di questa formazione combattente la presenza turca è accertata, ad esempio in un’intervista fatta dall’agenzia stampa Kavkaz Center ad Amir Muhtar, capo della Jamaat turca Osmanly (ottomano),6 l’intervistato riconosce l’esistenza di un plotone ottomano che combatte all’interno della Brigata Islamica Internazionale.

La presenza turca nei conflitti ceceni

I servizi di sicurezza russi, relativamente alla presenza di combattenti turchi, hanno rilasciato alcune dichiarazioni ufficiali ove sostengono il ritrovamento di passaporti turchi su miliziani uccisi in combattimento in Cecenia. La documentazione russa sui combattenti turchi coinvolti è molto dettagliata, in particolare sono state rilasciate informazioni su 24 combattenti turchi uccisi tra il 1999 ed il 2004. A supporto di queste prove vi è stata anche la cattura del turco Ali Yaman nel villaggio ceceno di Gekhi-Chu. L’attendibilità delle fonti russe viene anche rimarcata dalla non confutazione da parte turca o cecena, anzi sul sito web jihadista kavkaz.org riconducibile ad ambienti prossimi a Basayev viene confermata la presenza di combattenti turchi nell’area.

Inoltre sono numerosi i necrologi attinenti ai combattenti turchi pubblicati da siti web jihadisti come, ad esempio, i necrologi di due ragazzi di nome Shaheed Bilal Al-Qaiseri (Uthman Karkush) e Shamil (Afooq Qainar). Il primo, con precedenti esperienze di guerra in Bosnia e Kosovo, fu ucciso nel febbraio del 2000 nella ritirata di Grozny, il secondo, anche lui ucciso a Grozny, aveva preso parte attivamente alla jihad in Daghestan nella regione di Novalak.

Il tentativo di allargamento del conflitto in Daghestan è un momento chiave per comprendere l’azione turca in Cecenia. Secondo l’ufficio dell’FSK (Servizio Controspionaggio Federale) del Daghestan, la sezione azera dei Lupi Grigi ha inviato circa 80 combattenti in Cecenia. Esiste un canale diretto che, partendo dalle comunità cecene in Turchia, attraversa l’Azerbaijan, il Daghestan e arriva in Cecenia.

Secondo il documento dell’FSK fatto filtrare tramite testate giornalistiche, i volontari che intendono combattere dalla parte degli indipendentisti ceceni attraversano i confini sotto mentite spoglie di turisti tramite le agenzie di viaggio a Nalchik (Repubblica di Cabardino-Balcaria) e Machačkala in Daghestan. Si che stima che fino a 500 turchi nel 1995 siano transitati lungo la rotta Baku-Makhachkala-Cecenia.

È utile rimarcare che le scarse informazioni circostanziate sulla presenza turca nei conflitti ceceni siano di matrice russa, ma giova altresì evidenziare che le autorità turche non abbiano mai sconfessato le dichiarazioni russe.

Conclusione

La presenza turca nelle guerre cecene presenta dei tratti caratteristi differenti rispetto alla presenza di altre entità straniere. In primis, si osserva che la presenza turca rifletteva soprattutto un’esigenza strategica della Turchia in termini di estensione dell’influenza nei territori ex ottomani.

Il tratto differenziale più significativo tra il conflitto ceceno e quello balcanico o azero è però rappresentato dal fatto che nella guerra cecena non vi è alcun legame con il panturchismo.

La presenza turca in Cecenia è una manifestazione dello spericolato progetto di nuovo impero ottomano, che costituisce in ultima analisi il fil rouge dell’attuale politica estera della Turchia del presidente Erdogan ora alleato del MHP.

Di Michele Scarpa

 

Bibliografia

Benedetti C. Il rischio Cecenia. Un incerto futuro tra guerre, genocidi, kamikaze e la nuova Russia. Roma: EdUP, (2007)

Bensi G. La Cecenia e la polveriera del Caucaso. Rovereto: Nicoldi Editore, (2005)

Cera S. Le sfide della diplomazia internazionale. Il conflitto nel Darfur. L’escalation della questione cecena: i sequestri di ostaggi del Teatro Dubrovka e della scuola di Beslan. Milano: LED Edizioni Universitarie di lettere economia diritto, (2006)

Lee M. Les liaisons dangereuses de la police turque. In “le Monde diplomatique”, 03/1997.

Pachkov V. Cecenia: l’Islam conservatore come alternativa all’Islam radicale? In “La Civiltà cattolica”. N.4094, 16 gen/ 6 feb 2021

Sitografia

http://www.asrie.org/wp-content/uploads/2018/05/Geopolitical-Report-Volume-3_2018_Geopolitics-of-Eurasia.pdf

http://www.kavkazcenter.com/eng/article.php?id=906.

https://jamestown.org/program/turkish-volunteers-in- chechnya-2/

https://www.kommersant.ru/doc/99614

Michele Scarpa è Security Delivery Analyst. Laureato in Scienze politiche prima e Relazioni Internazionali poi, ha conseguito un Master in Gestione delle Risorse Energetiche. Attraverso la diversità culturale, Michele ama trovare modi comuni di pensare e di essere.

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