Come ci racconterà l’ANSA la prossima Coppa del mondo? Qatar 2022 è il Mondiale di calcio più sporco della storia prima ancora di essere disputato, per le modalità della votazione del 2010 (riguardanti anche Russia 2018) e soprattutto per le migliaia di morti silenziose di lavoratori-schiavi di vari paesi asiatici e africani: quasi tutti giovani uomini, non certo anziani cagionevoli di salute e poco adatti alla vita nel deserto. Nessun tatuato NBA e nessun garantista italiano, così sensibile invece alla sorte di spacciatori e delinquenti vari, si inginocchierà per loro. Sì, ma cosa c’entra l’ANSA?
C’entra, perché nei giorni scorsi la (un tempo) gloriosa agenzia di stampa italiana, nella media la principale fonte di informazione dei giornalisti che spesso sono orgogliosi di leggere notizie non loro (basti pensare alla postazione con il computer in varie trasmissioni, con qualche scosciata che legge appunto le ultime ANSA), ha stretto un accordo con l’ambasciata del Qatar in Italia per, citiamo testualmente (dal sito… dell’ANSA!) raccontare business, turismo, cultura, società, Mondiali di calcio del 2022.
In italiano ‘accordo’ significa che il Qatar ha dato soldi all’ANSA e questa nel mondo pieno di ‘media partner’, di ‘radio ufficiali’ e di cose del genere, non è purtroppo una novità. Però troviamo giusto riportare, così per farsi un’idea, le parole dell’ambasciatore del Qatar, Abdulaziz bin Ahmed Al Malki Al Jehani; “L’accordo con la principale agenzia stampa italiana, l’ANSA, è per me ragione di grande soddisfazione, rappresentando l’intensa collaborazione che lo Stato del Qatar ha avviato con la più importante istituzione mediatica italiana. Siamo certi che ciò porterà tutti gli italiani ad avere più informazioni sul Qatar e quindi una conoscenza maggiore del mio Paese e delle grandi cose che sta facendo anche in vista dei Mondiali di Calcio del 2022. Sono lieto di aver firmato questo accordo che di fatto avvicina ancora di più l’Italia e il Qatar“.
Che bello, l’Italia che si avvicina al Qatar. Poi tutti i discorsi su soft power, islamizzazione, eccetera hanno purtroppo fondamento, ma comunque inferiore alla semplice logica: perché qualcuno compri ci deve essere qualcun altro disponibile ad essere comprato. Basti pensare ai tanti articoli e servizi filo-cinesi, che elogiano l’efficienza del governo di Xi Jinping (ci mancherebbe che una dittatura non fosse nemmeno efficiente) contrapposta alle contraddizioni e alle lentezze delle democrazie occidentali.