La Tunisia affonda mentre il suo campione vola sulle onde della piscina del Tokyo Acquatics Centre. Una medaglia d’oro storica oscurata dalla crisi politica e sociale.
“Il vessillo nazionale sventolerà sempre così in alto grazie alla determinazione della gioventù tunisina”: queste le parole alate con cui il presidente della Repubblica Tunisina, Kaïs Saïed, il 25 luglio scorso, si era congratulato per telefono con Ahmed Ayoub Hafnaoui, fresco vincitore dei 400 metri stile libero alle Olimpiadi di Tokio. Era anche il giorno delle celebrazioni del 64° anniversario della proclamazione della Repubblica. Ebbene poche ore dopo, il Capo dello Stato non ha esitato a sospendere il Parlamento per un mese, licenziare il premier e a prendere in mano il potere dell’esecutivo.
“Un colpo di Stato” è stata l’immediata accusa da parte del governo rimosso e dei tantissimi giovani scesi in piazza in diverse parti del Paese, per protestare e denunciare la grave situazione economica e sanitaria. Proprio quei giovani la cui determinazione Saied ha esaltato nella figura di Ahmed Ayoub Hafnaoui, un carneade diciottenne che ha stupito il mondo intero.
Ahmed Ayoub Hafnaoui, chi era costui? Se lo sono chiesto spettatori (pochi dal vivo), appassionati di nuoto (tanti nel mondo e davanti alla tv) e gli altri 7 finalisti. Compreso il secondo classificato l’australiano Jack McLoughlin (“Non mi aspettavo di essere battuto da uno sconosciuto”) e dal nostro Gabriele Dotti, giunto appena sesto (“E’ un ragazzo del 2002 che non avevo mai visto né sentito. Comunque, ha vinto e quindi complimenti”).
In effetti il primo a sorprendersi è stato proprio lui, Ahmed Ayoub Hafnaoui, nato il 4 dicembre 2002 a Metlaoui (cittadina di circa 40 mila abitanti nel centro della Tunisia), giovanottone di 190 cm per 84 chili. “Non mi aspettavo certo di vincere. Quando ho toccato la piastra e sono uscito dall’acqua non ci credevo neppure io”, ha commentato fuori di sé dalla gioia. E lo era a tal punto che sul podio si è presentato in maglietta e pantaloncini e non con la tuta ufficiale.
Aveva ragione a non credere a un simile exploit, a uno dei più inattesi colpi di scena dei 32esimi Giochi Olimpici. Si era qualificato per la finale prendendo l’ultimo posto disponibile, ha segnato un tempo molto alto (3’43’26, che non è nemmeno il record nazionale tunisino), in passato di lui si registra solo un ottavo posto ai Giochi giovanili 2018 a Buenos Aires e un 10° ai Mondiali Juniores 2019. Eppure ha ottenuto la quinta medaglia d’oro nella storia della squadra dalla mezzaluna e stella rosse e la seconda in piscina dopo il “mitico” Oussama Mellouli, oggi 37 anni.
Mellouli è il primo grande nuotatore della Tunisia, una nazione dove fra gli 11 milioni e 600 mila abitanti i nuotatori non sono certo un grande numero.
Conquistò il primo oro olimpico del Paese nello sport: i 1500 stile libero maschile nel 2008. Mellouli sarebbe dovuto scendere in acque libere a Tokio per la 10km, ma all’ultimo momento ha rinunciato in polemica con la Federazione del suo Paese.
Dopo l’imprevedibile successo, è scattata la caccia alla ricostruzione biografica di Ayoub. E si è scoperto che ha iniziato a nuotare a 6 anni, è entrato in nazionale a 12, grazie agli stimoli di suo padre, ex giocatore della nazionale tunisina di basket e al suo allenatore (altro illustre sconosciuto) che gli ha insegnato a prepararsi duramente. Il giovanotto ora andrà negli Usa per la preparazione collegiale anche se non sa ancora che carriera scolastica intraprenderà.
Su Instagram appare solo una sua foto: seduto sul blocchetto di partenza, costume nero, occhialino sulla fronte e lo sguardo di profilo. E una scritta: «Casa è dove c’è la piscina”. Ha quasi 70 mila followers. Ha dedicato la vittoria ai genitori, all’allenatore e al suo Paese. “Avevo le lacrime agli occhi quando ho visto la bandiera tunisina e ho ascoltato l’inno, ne sono orgoglioso, dedico questo successo al mio Paese e alla mia gente”.
Tutto bello e commovente, anche se un po’ scontato. Peccato però che al suo Paese natio, Metlaoui, ci abbiano pensato i suoi concittadini a rovinare la festa. La popolazione è scesa in piazza per andare incontro al presidente della Repubblica Kaïs Saïed al grido: Vattene, fuori di qua, non ti vogliamo!