E tutto diventa nitido, quasi naturale. “Bello, allora ilfattoquotidiano.it tiferà Marocco”. Il vicedirettore apprezza, un veloce passaggio dal direttore e il giochino è fatto. “Ok, ma come lo spieghiamo ai lettori?”. C’è un lungo elenco di motivi. Quelli personali: l’attaccante della squadra del cuore, il portiere dello stabile, il barbiere di fiducia, il compagno di scuola del figlio. La suggestione di un film di successo. E poi c’è la ragione principale: il Mondiale in Qatar ci fa schifo. E in questo caso la mancata qualificazione dell’Italia non c’entra. Lo sfruttamento e la morte dei lavoratori, gli occhi chiusi sui diritti, l’inquinamento provocato da una folle competizione invernale: tutti temi di cui abbiamo scritto e continueremo a scrivere con ancora più forza durante la competizione.

Oltre la polemica e la politica, tifare Marocco diventa il nostro gesto di pura ribellione calcistica. Chissene se a vincere questa triste Coppa del Mondo sarà l’Argentina, il Brasile o la Francia. A noi piace il pallone, e non c’è nulla di più bello nel pallone di tifare per una squadra sfavorita. Sperare che un gol beffardo possa tradire il canovaccio prestabilito. C’è anche una questione più intimamente giornalistica: questo Mondiale senza l’Italia può diventare l’occasione per svolgere un servizio rivolto alla comunità marocchina, che è presente in Italia dalla fine degli anni ‘80, che è diventata parte del nostro tessuto sociale. È la comunità più numerosa ad avere la propria nazionale in Qatar. In squadra ha uno dei due calciatori italiani presenti nella competizione: si chiama Walid Cheddira, segna a valanga con la maglia del Bari, è nato a Loreto. Basta e avanza. Forza Marocco, lo seguiremo come fossero gli azzurri.