Cannes – Apre la portiera della volante e affonda la lama: fermato dalla pistola di un altro agente. Si indaga per terrorismo. Salvini e FdI: “Chiediamo chiarezza a Lamorgese”.
Avrebbe un permesso di soggiorno italiano l’uomo che questa mattina ha accoltellato un poliziotto a Cannes, in Francia. Secondo i media francesi si tratta di un algerino di 37 anni, Lakhdar B, domiciliato in città. “Sarebbe arrivato legalmente in Francia nel gennaio 2016 – scrive Le Figaro – e successivamente sarebbe andato a vivere in Italia, dove ha ottenuto diversi permessi di soggiorno di seguito”. Avventandosi contro l’agente avrebbe affermato di agire “in nome del Profeta”. Si indaga per terrorismo.
I fatti sono avvenuti questa mattina intorno alle 6.30. L’uomo ha aperto la portiera della volante fingendo di chiedere informazioni e ha aggredito con un coltello il poliziotto seduto al posto di guida, colpendolo al torace tre volte: l’agente si è salvato grazie al giubbotto antiproiettile.
L’aggressore, sconosciuto alle forze dell’ordine, ha poi tentato di attaccare anche il collega seduto a fianco ma a quel punto l’agente ferito ha aperto il fuoco raggiungendolo con due proiettili alla schiena. Ha lesioni gravi.
La notizia che arriva da Oltralpe si presta alla polemica politica. “Chiediamo chiarezza immediata da parte del Viminale – incalza il leader della Lega Matteo Salvini – soprattutto perché è ancora vivo il ricordo dell’attentatore di Nizza di un anno fa e che era sbarcato poche settimane prima a Lampedusa”. Gli fanno eco da Fratelli d’Italia, con la deputata Ylenja Lucaselli: “È doveroso che il nostro governo, nello specifico il ministro Lamorgese, chiarisca tutti gli elementi del caso, coinvolgendo le forze politiche”.
I precedenti
In passato è già accaduto che i terroristi che hanno colpito in Francia o in altri Paesi europei avessero legami con l’Italia. E’ accaduto, in particolare, con l’attentato al mercatino di Natale a Berlino, nel dicembre 2016, e con l’attacco nella cattedrale di Nizza nell’ottobre 2020. Nel primo caso si trattava del tunisino Anis Amri, che aveva trascorso diversi anni nel Belpaese, anche come detenuto in carcere; nel secondo caso l’autore era Brahim Aoussaoui, sempre tunisino, arrivato con i barchini a Lampedusa.