Ostia: 14 anni rifiuta il matrimonio combinato, massacrata dal fratello

3 mins read
fatima - marocchino - maltrattamenti - monza - donna - violenza

Ostia – Sottoposta tutti i giorni a pressioni psicologiche, vessazioni, divieti. E alla fine picchiata brutalmente dal fratello che l’ha mandata in ospedale per trauma cranico e lesioni da graffi. Tutto questo perché, a 14 anni, si rifiuta di accettare un matrimonio combinato, di abbandonare gli studi e di indossare il burqa.

La lite esplosa in una famiglia del Bangladesh porta alla luce una storia di mesi di violenze nei confronti di una ragazza di 14 anni

E’ la storia di Sona, nome di fantasia di una ragazza di 14 anni originaria del Bangladesh che vive a Ostia insieme con la sua famiglia. Ieri pomeriggio Sona è stata sottratta dai carabinieri dalle botte che le stava infliggendo il fratello maggiore, davanti ai genitori, anche loro infuriati. La colpa di Sona era di aver rifiutato di indossare il burqa per uscire con le amiche. Forse solo un pretesto per usarle l’ennesima violenza perchè per Sana quella era una lite esplosa al culmine di un lungo periodo di pressioni psicologiche, di rifiuti e di percosse perpetrate da tutta la famiglia contro la 14enne che si rifiuta di soggiacere ad un matrimonio combinato e, quindi, di lasciare gli studi.

Sona è una ragazza timida, riservata, ben integrata nella scuola che frequenta a Ostia.Quella sua riservatezza e lo sguardo basso nascondono un tormento che mai ha confidato alle amiche e che solo ieri i carabinieri hanno potuto scoprire. E’ vittima delle regole tribali della società d’origine che impongono che una donna sia solo un oggetto, che non abbia diritto di scegliere la sua vita, i suoi amori, i suoi progetti.

Pur di rivendicare il diritto a un futuro indipendente, autonomo, di crescita personale e civile, Sona ha affrontato per mesi le angherie esplose ieri nell’aggressione violenta da parte del fratello davanti al padre. Di fronte all’ennesimo rifiuto, quello di indossare il burqa, il giovane l’ha strattonata, l’ha picchiata, l’ha graffiata in faccia, le ha fatto sbattere la testa. E i carabinieri, intervenuti per la lite, venuti a conoscenza del dramma, hanno deciso di portare prima Sona al pronto soccorso del Grassi, dove le sono stati prescritti 15 giorni di riposo, e poi collocarla in una casa famiglia. Per metterla al riparo da una storia che in altre circostanze, come nel caso di Saman e di tante altre ragazze correligiose e connazionali, ha avuto un epilogo drammatico.

Canaledieci

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Latest from Blog