Birmania: a causa dei militari non c’è pace per Aung San Suu Kyi. La nota oppositrice, premio Nobel per la Pace (controverso) nel 2012, è stata condannata ad altri quattro anni di carcere e ne rischia oltre 100. Ora ne ha 76.
Dopo il golpe avvenuto il 1° febbraio scorso, è stata posta agli arresti domiciliari e ritenuta colpevole detenzione illegale di walkie – talkie importati dall’estero. La giunta l’ha già condannata a quattro anni (poi ridotti a due) con l’accusa di violazione delle norme anti-Covid (in base ad una norma locale sulla gestione dei disastri naturali) durante la sua campagna elettorale con la Lega Nazionale per la Democrazia.
I fan di Aung San Suu Kyi e gli esperti indipendenti di ciò che sta succedendo in Birmania, sostengono che quello di cui è accusata “la Signora”, è frutto di una macchinazione per favorire l’esercito ed impedire a lei di riprendere l’attività politica.
Aveva vinto le elezioni nel 2020 (ricorda Tgcom24) ed era stato rieletto presidente Win Myint. Tuttavia i militari hanno contestato la legittimità del risultato ed effettuato il colpo di Stato.
La Birmania è stata così teatro di numerose proteste popolari, che però sono state soffocate nel sangue. L’organizzazione no profit birmana per l’assistenza ai prigionieri politici, Assistance Association for Political Prisoners, ha rilevato un ingente numero di vittime e di persone arrestate: rispettivamente 1.178 e 7.355.
A dicembre è stato condannato a tre anni di carcere un famoso modello, attore cantante di nome Paing Takhon, 25 anni. E’ finito in carcere nell’aprile scorso e si trova ai lavori forzati. Sono stati rimossi i suoi account social, dov’era seguito da più di un milione di persone.