Debora Caprioglio: “Vi racconto l’amore tossico di Mènage” – Il nuovo film del regista Angelo Maresca è tratto dall’omonima opera teatrale di Giuseppe Manfridi. La storia di una coppia, marito e moglie, una vita insieme, un amore intenso ma fragile e dissacrante, una dipendenza. Una vittima che si trasforma in carnefice verso una giovane preda
La storia di una coppia, marito e moglie, una vita insieme, un amore intenso ma fragile e dissacrante, una dipendenza. Una vittima che si trasforma in carnefice verso una giovane preda. Su tutto il fascino ammaliante dello scrittore morto suicida, la bellezza di una donna rimasta vedova che attira l’attenzione di un giovane studioso e poi il mistero.
Questo in estrema sintesi è “Mènage”, il nuovo film interpretato da Debora Caprioglio con Matteo Ranaldi, per la regia di Angelo Maresca. La pellicola è tratta dall’omonima opera teatrale di Giuseppe Manfridi, “un autore – spiega all’AGI Debora Caprioglio – con cui ho collaborato già molte altre volte come nella pie’ce ‘Ti amo Maria’. Mi sono subito lasciata catturare da questo testo che ha un fascino particolare. È la storia di un rapporto molto stretto e intenso fra marito e moglie dove c’è una donna sposata a uno scrittore famoso e importante, che decide di ritirarsi dal mondo coinvolgendo ovviamente anche lei. La coppia si chiude in una bellissima villa rompendo i contatti e i rapporti con tutti. E inizia la decadenza di quest’uomo e di questa donna che si estraniano in una dimensione di follia: piano piano si priveranno della luce, del gas, del cibo. Si lasceranno andare come due barboni. E decideranno di suicidarsi giocando a dadi la partita che deciderà chi dei due dovrà morire per primo”.
E poi? “Lui si uccide ma lei non ci riesce – prosegue Caprioglio – sopravviverà e incontrerà un giovane studioso delle opere di suo marito che finirà con il restare stregato dal suo fascino di donna sola e bella. E i due inizieranno una storia d’amore”. Ed è qui che la donna, da vittima diventa carnefice.
“Sì, ma non aggiungiamo altro – afferma l’attrice – il film è una sorta di thriller, quindi non diciamo di più. La definizione di vittima che si trasforma in carnefice è giusta però”. Una trama dove sembra ci siano molti tratti della società contemporanea: “Esattamente – aggiunge l’attrice – ed è per questo che il testo mi è piaciuto. C’è la dipendenza psicologica, l’amore tossico. Il marito riesce a trascinare la moglie nel suo abisso, condannandola alle sue fragilità, sfruttando le stesse debolezze di lei, totalmente dipendente da lui. Ma alla fine scatta una molla, un qualcosa che la distoglie dal proposito finale. La donna torna alla vita ma è prigioniera di quella follia e ripercorrerà la stessa strada del marito. C’è il plagio maschile verso il soggetto femminile e viceversa. Quando la moglie, rimasta vedova, conoscerà il giovane universitario che vuole fare ricerche sul marito scrittore, lo concupisce. Gli incontri che hanno in realtà celano un piano ben preciso, ovvero rivivere quello che era successo con il marito e arrivare alla conclusione finale. E il ragazzo studia la personalità del defunto, capisce che era uno squilibrato, scopre la verità scomoda. Ma subisce il plagio della vedova. Un amore davvero tossico. Un elemento che ho vissuto anche recitando in ‘Ti amo Maria’. Anche in quel caso si parlava di un amore malato, di stalking. Era un testo scritto anni fa da Manfridi che anticipava le tematiche di oggi come lo stalking appunto. Storie di uomini forti e deboli allo stesso tempo, che riducono allo stremo donne costrette a subire, vittime della loro aggressività e del lento plagio. Amori tossici, ribadisco”.
E le cronache sono purtroppo piene di casi di stalking, femminicidi “Sì, e’ tremendo – commenta Debora Caprioglio – contro il femminicidio qualcosa si sta facendo ma è poco. Ancora troppo poco”.
“Nell’aria, soprattutto in questo ultimo periodo, si percepisce aggressività, indolenza – continua Debora Caprioglio – Basta vedere quanti assembramenti ci sono in giro, persone che in spregio alle regole bevono in gruppi, per strada senza rispettare le distanze e si arrabbiano pure se le riprendi. Ma verso le donne c’è tanta, tantissima aggressività. Non solo fisica ma anche psicologica. Si è fatto tanto ma non basta. Serve una rivoluzione educativa dal basso, deve avvenire in famiglia, nella scuola. Manca il rispetto verso la donna, è evidente, altrimenti non saremmo tempestati ogni giorno da femminicidi e maltrattamenti”.