Il chiaro flop delle annunciate manifestazioni dei “no vax” in tutte le principali stazioni ferroviarie di mercoledì 1 settembre ha fatto tirare un respiro di sollievo non solo al governo, ed in particolare al Ministro Lamorgese oggetto di feroci critiche sia dell’opposizione di Fratelli d’Italia che della stessa Lega dall’interno della compagine governativa, ma anche a chi crede nel vaccino ed è favorevole al green pass. Fare di tutt’erba un fascio, però, è sempre miope ed accomunare una minoranza di facinorosi con chi espone legittimi dubbi, qualificare come “no vax” chi non condivide lo strumento del green pass, insomma semplificare fenomeni articolati e complessi porta a valutazioni errate.
Vaccinarsi, sia pur con tutte le perplessità generate da una sperimentazione troppo breve e da un’informazione in alcuni casi veramente schizofrenica, resta un importante strumento per battere questa maledetta pandemia, per cui, anche a fronte dei rischi che ciò potrebbe comportare da quelli di reazioni modeste ai casi più gravi, fortunatamente molto contenuti nei numeri, mi sembra, in tutta onestà, poco sostenibile la posizione “no vax”. Ma lo Stato avrebbe il dovere di assumersi le proprie responsabilità e prevedere il giusto indennizzo per chi avesse conseguenze negative a seguito della somministrazione. Il che, vista l’esiguità dei casi gravi, almeno fino ad oggi verificatisi, non sembra nemmeno possa comportare un impegno economico gravoso e sarebbe un importante segnale di serietà e convinzione dell’efficacia del programma vaccinale.
D’altra parte se il Presidente Draghi ha, nella propria ultima conferenza stampa, lanciato il c.d. bazooka della possibile obbligatorietà, sulla quale non poche perplessità ho, la previsione dell’indennizzo ai danneggiati dal vaccino diventa imprescindibile per rispettare la Costituzione, o comunque almeno per far finta di rispettarla (visto che dovrebbero sussistere anche altri due presupposti, ma su questi è più facile adottare un’ interpretazione “di favore”).
Deludente, comunque, mi è apparsa detta conferenza stampa, in stile quasi contiano, con annunci e poca sostanza sui temi cruciali soprattutto del trasporto pubblico locale e della scuola. Non ingiustificata, quindi, è arrivata la forte critica dell’opposizione, che, con la voce di Giorgia Meloni, ha tuonato:” Il governo non ha fatto nulla sulla scuola per distanziare i ragazzi in classe o sui mezzi pubblici, o per mettere l’aerazione meccanica controllata, che è un’arma molto efficace contro il Covid negli ambienti chiusi. Il governo punta
tutto sul vaccino e basta”.
Altra cosa rispetto al vaccino è il green pass, la cui efficacia in relazione alla trasmissione del virus è, quanto meno, opinabile ed è chiaramente limitata, visto che è ormai certo che i vaccinati, tutti, ovviamente, muniti di green pass, possono contagiare, ma è di sicuro devastante per molte attività economiche come la ristorazione. Peraltro la sua applicazione è fortemente contraddittoria, visto che, ad esempio, al ristorante al chiuso il cliente ha l’obbligo della certificazione, mentre il cameriere no, così come il personale nei treni e così via. Pensiamo, poi, agli effetti sul turismo da Paesi dove sono somministrati vaccini non rientranti nella previsione della certificazione, ma gli esempi possono essere tanti. E’ evidente che la progressiva estensione del green pass non è altro che un espediente per rendere la vaccinazione obbligatoria senza assumere, però, la responsabilità da parte dello Stato di indennizzare chi ne
ha subito un danno.
In effetti l’unico strumento per essere certi di non contagiare è il tampone ed un suo utilizzo esteso e gratuito, soprattutto per le categorie e le attività più a rischio, appare la soluzione migliore. La ragionevolezza, una corretta valutazione di costi e benefici di ogni provvedimento, nonché la coerenza dei mezzi con i fini, dovrebbero essere linee guida per un Governo efficiente e lineare, ma la eterogeneità della composizione dell’attuale e le tensioni interne rendono tutto più difficile ed anche una persona capace e navigata come Mario Draghi stiamo vedendo che fatica a tenere la barra dritta.
Flop dei “no vax”, ma non facciamo di tutt’erba un fascio
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