L’appello: «Il centro di Roma è invaso da tavolini, erbacce, rifiuti. L’Unesco richiami il Comune contro il degrado»

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L’appello: «Il centro di Roma è invaso da tavolini, erbacce, rifiuti. L’Unesco richiami il Comune contro il degrado» – A sottoscrivere la lettera i residenti (nomi noti, cittadini comuni e associazioni), da Vittorio Emiliani a Rita Paris, da Paolo Berdini a Manuela Kustermann: «Amministrazione inerte, Parigi la incalzi»

I sottoscrittori sono nomi che nella loro passione intellettuale hanno sempre profuso un profondo amore per Roma, da Vittorio Emiliani a Rita Paris, da Paolo Berdini a Manuela Kustermann, Luca Verdone, Paolo Crepet, Valerio Magrelli, Marcelle Padovani. E ancora, fra gli altri, Francesca Barzini, Mariella Venditti, Rossella Rea, Gianfranco Amendola, Oreste Rutigliano, Marco Solari, Franco Lo Presti, Enrico Calamai, Paolo Brogi… Il loro impegno civile ha assunto ora la declinazione di una coraggiosa lettera all’Unesco, in cui denunciano il degrado del centro storico della Capitale – riconosciuto patrimonio dell’umanità — chiedendo un intervento perché l’amministrazione si scuota e dia prova di saper mantenere fede agli impegni di tutela. Uno dei principi d’ammissione alla rosa degli eletti.

«Come cittadini di Roma, storici e cultori dell’arte, operatori dei beni culturali e difensori dei beni comuni — è il testo — ci rivolgiamo al direttore del World Heritage Unesco, Lazare Eloundou Assomo, per segnalare lo stato di degrado in cui versa uno dei più importanti siti italiani riconosciuti dal World Heritage, il centro storico di Roma. Il luogo è stato scelto dall’Unesco in quanto “ininterrotta sequenza di tre millenni di storia” con la garanzia della tutela da parte di Roma Capitale quale ente capace di “aver sviluppato un piano strategico diretto a proteggere e a promuovere il valore dei beni”».

«Purtroppo però — prosegue l’appello — l’immagine offerta oggi dal centro storico di Roma, soprattutto nei suoi punti nevralgici, è un’ invasione di tavolini e di arredi tra i più difformi e invasivi frutto di un’occupazione estesa di suolo pubblico da parte degli esercenti commerciali della ristorazione: un’espansione innescata da misure amministrative per l’emergenza Covid, andata ben oltre e al momento incontrollata, che trasforma in un suk le piazze e le vie più belle. Lo scenario generale è mortificante, tra erbacce che non vengono tagliate, spazzatura e rifiuti per le strade, rumore e degrado. Il nostro appello al Comune, l’ultimo in dicembre, per il rispetto delle regole, non ha ricevuto risposta e questo scempio minaccia di diventare permanente. Chiediamo dunque al World Heritage di richiamare l’amministrazione della città di Roma ai suoi doveri di controllo, insomma a un’inversione di rotta. Il nostro auspicio è che venga ripristinato lo stato di decoro adeguato ai valori riconosciuti».

I messaggi degli aderenti al manifesto per un rinascimento cittadino raccontano uno sconforto sincero, non lenito dalle promesse di cambiamento. Privilegiati in teoria, i residenti del centro storico denunciano soprusi, sporcizia, visuali storiche oscurate e silenzi dell’arte interrotti dal frastuono di avventori di locali chiassosi e maleducati. Non a caso è stato coniato quel termine dal prefisso che sa di mondi criminali, malamovida. «Aderisco all’appello per la tutela del centro storico di Roma, specie per quanto riguarda l’eccessivo spazio concesso alla ristorazione e la rumorosità anche nelle ore notturne che ne deriva, togliendo la possibilità di dormire ai residenti» protesta Enrico Calamai. «La situazione della grande “muraglia cinese” di via Giulia mi sembra gridare ancora più vendetta dei “tavolini selvaggi”!» rilancia Vico Vicenzi.

Il Comitato Roma 150 parla di «ripristinare la civiltà», mentre Maria Gazzetti sottolinea come «sbarrano le strade coi tavolini pure vicino al bar del Fico» (qui, considerato il dedalo di vicoli, davvero issare arredi sui sanpietrini significa limitare il passaggio dei pedoni). Da Monti si leva la voce dell’autrice e pittrice Chiara Rapaccini, vedova del regista Mario Monicelli: «Con Mario abbiamo abitato a Monti dal 1988. Abbiamo girato un documentario sulla bellezza del rione (“Vicino al Colosseo c’è Monti”) poco prima che morisse. Il Comune ha affisso una targa sulla casa studio del regista in via dei Serpenti. Il degrado di Monti ferisce me, la sua compagna di sempre, e avrebbe ferito lui, “cittadino onorario” del rione, amato da tutti a Roma e nel mondo. Sono con voi».

«Ricordo che il catasto urbano ha aumentato le tariffe (il valore catastale due volte dal 2007) delle nostre case, proprio perché il quartiere ha valenza turistica e tanti ristoranti. Se questo vuol dire vivere meglio, e valorizzare le abitazioni, ci vivessero loro!» ironizza Sauro Pica. E Myriam D’Andrea punta il dito contro i «monopattini che hanno invaso in modo del tutto selvaggio la città». A professionisti, docenti universitari, artisti, attori, dai nomi più e meno noti , si sono unite le associazioni, i comitati di quartiere, gruppi spontanei di cittadini. E la parola passa ora non più in Campidoglio, ma a Parigi.

romacorriere

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