“Ho imparato a volermi bene” di Serge Marquis

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Maryse, illustre neuropediatra, è una donna bella e intelligente, ma terribilmente narcisista e ossessionata dal bisogno di essere sempre la più brava, la più ammirata – la numero uno. È anche madre di Charlot, un bambino singolare, che sa meravigliarla ed esasperarla al tempo stesso. Come una sorta di Piccolo Principe, fin dalla più tenera età Charlot la disarma con domande sulle verità più essenziali e meno afferrabili: la felicità, il senso della vita e dell’amore. Grazie a Charlot e ai suoi quesiti filosofici che la mettono in difficoltà, Maryse inizia pian piano a spogliarsi delle sue certezze inossidabili. Grazie a Charlot e alle sue lacrime, Maryse capisce che certe ferite inflitte dalla vita non hanno un motivo né una spiegazione, e riscopre il valore dell’umanità nel ruolo di medico. Con il suo candore acuto e il suo coraggio ostinato anche di fronte alle prove più dure, un ragazzino come Charlot sarà in grado di dimostrare agli adulti che l’essenziale nella vita sta nell’assaporare ogni istante del presente, nel riscoprire quella tenerezza che ci permette di entrare in connessione con gli altri, nello spogliarsi del proprio ego e di tutte le maschere che ci impone. Solo così è possibile imparare a volersi bene e lasciarsi andare alla vera gioia, quella che si raggiunge solo con l’intelligenza del cuore. Perché «diventare intelligenti è aver trovato il significato reale della parola amare».

Dalla seconda/terza di copertina

Serge Marquis, nato in Québec nel 1953, è uno psichiatra di fama internazionale, specializzato nel trattamento dei disturbi da stress, burnout e logorio psicologico nei luoghi di lavoro. Nel 1995 ha fondato l’associazione T.O.R.T.U.E. (Organisation pour Réduire les Tensions et l’Usure dans les Entreprises). È autore di vari libri, tra cui il bestseller mondiale Ferma il criceto che hai in testa!

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