Intervista al Professore Salvatore Bucolo, docente di Filosofia e Storia negli Istituti Secondari di Secondo Grado

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Salvatore Bucolo

Professore Bucolo, cosa significa fare crescere i propri figli?
Dottoressa Passarello, diventare adulti significa nutrire i propri figli sotto tutte le otto dimensioni umane e cioè: fisica (biologica), psicologica, relazione (sociale-politica), affettiva (emotiva), morale (etica), razionale (cognitiva), noetica (spirituale) e sessuale. Questo nutrimento i genitori lo debbono dare in modo equilibrato, armonioso. Tra di loro le 8 dimensioni non devono subire squilibrio. Il genitore dev’essere un direttore d’orchestra che deve evitare che alcuni strumenti possano sopraffare, dominare, creare ombre sugli altri strumenti musicali.
Professore potrebbe essere più chiaro?
Certamente! Crescere un figlio significa farlo mangiare, nutrirlo, fornirgli ciò di cui materialmente ha di bisogno. Supportarlo a livello psicologico, capire le sue inclinazioni, aspirazioni, carismi, attitudini, incoraggiarlo, supportarlo nei momenti di fallimento. Stimolarlo ad aprirsi al mondo che lo circonda, che è composto anche da altri esseri umani ai quali deve guardare con fiducia, rispetto, amore, tolleranza e
benevolenza. Io esisto perché gli altri mi fanno notare ciò. Noi da soli non andiamo da nessuna parte. Dottoressa, pensi a Gesù Cristo, rifletta sul fatto che, per portare a compimento il Suo Progetto di Salvezza, ha dovuto chiedere “aiuto” agli apostoli. Un altro argomento di fondamentale importanza è l’educare all’affettività. Oggi i nostri giovani sono assai frustrati sotto tale dimensione. Le emozioni sono parte essenziale e
primordiale dell’essere umano e vanno correttamente utilizzate e ciò nel miglior modo possibile e in special modo in determinati momenti. I genitori devono stimolare i propri figli a capire che le emozioni sono una cosa profonda e quindi non devono essere superficiali e devono curare la loro interiorità.
Secondo lei come mai spesso i giovani lamentano di annoiarsi?
Discorso molto difficile. Molti genitori pensano di vendere felicità ai propri figli concedendo loro tutto e salvandoli dalle fatiche, dalle delusioni, dai fallimenti, dalle difficoltà. Ecc… Forse, la noia- e le conseguenze della noia che possono essere le droghe, alcol ed altre forme di dipendenza-, può scaturire da questa cattiva forma di educazione verso la propria prole. Dottoressa, da educatore-, insegnante, docente,
studioso e attento osservatore della società che ci circonda e che spesso ci domina-, mi capita di vedere genitori sempre pronti a difendere i propri figli e a criticare aspramente gli insegnanti e ciò davanti ai loro figli. Questo è un problema sempre più comune, per gli insegnanti. Il corretto approccio ad un dialogo costruttivo e collaborativo con i genitori dei propri alunni già fin dall’asilo nido e scuola dell’infanzia è fondamentale. Spesso, purtroppo, la difficoltà maggiore sta in questo, più che nella gestione dei bambini. Il ruolo degli insegnanti, ultimamente, viene spesso sminuito dai genitori, messo in discussione, guardato con critica, si assiste a scene di padri o madri che denigrano gli insegnanti o che picchiano i dirigenti scolastici.
Come si può ristabilire un sano ed equilibrato rapporto di fiducia con le mamme ed i papà degli allievi?
Tendenzialmente, soprattutto le mamme, sono, a ragione, convinte di essere quelle che più sanno cos’è bene per il proprio bambino. È piuttosto comprensibile che, quando un’insegnante critica il loro figlio o fanno presente una qualunque difficoltà o limite, se ne risentano, proiettando su se stesse la critica stessa. È sempre più difficile far capire a queste mamme che, per molte ore al giorno, i loro bimbi sono affidati ad
una figura estranea (un professionista laureato e specializzato con competenze psicopedagogiche), che si prenderà cura di loro ed alla quale dovranno fare riferimento per qualsiasi cosa. È, pertanto, di fondamentale importanza, per il bambino, sentirsi affidato ad una persona che riscuota la stima e l’approvazione dei genitori. Un clima di astio, fastidio o, peggio ancora, disapprovazione nei confronti
dell’insegnante, arreca danni principalmente al bimbo che si sentirà messo nelle mani di una persona che alla sua mamma non piace. Di conseguenza, potrebbero insorgere in lui paure, incertezze, destabilizzazioni che influiscono negativamente sulle sue giornate scolastiche e, di conseguenza, su tutta la qualità della sua vita. Leggo spesso di mamme che inveiscono contro l’insegnante davanti ai loro bambini. È una situazione, purtroppo, sempre più comune. Nel momento in cui l’insegnante fa un’osservazione, magari al momento dell’uscita o dell’entrata in scuola, la mamma reagisce in modo polemico, aggressivo o poco educato, davanti al bambino. Questo è un atteggiamento di grave impatto sul bimbo che, da quel momento, potrebbe iniziare a porsi domande sulla figura dell’insegnante ed a perderne stima e fiducia. È naturale
che, affettivamente parlando, il parere della mamma, per un bimbo, sia più importante di quello di altre persone: vedere che la sua mamma si arrabbia con la maestra, automaticamente, pone l’insegnante in un ruolo antagonistico rispetto a sua madre e, quindi, potrebbe iniziare a vederla come una figura nemica e negativa. Il danno di un atteggiamento del genere, purtroppo, lo paga proprio il bambino, che potrebbe
sentirsi a disagio nelle sue giornate scolastiche e iniziare a manifestare nei riguardi dei docenti mancanza di rispetto e di regole e stimolare anche i compagni ad emulare i suoi atteggiamenti di ostilità.
Cosa fare?
Avviare un sano dialogo con le famiglie e con il Dirigente Scolastico, che purtroppo, a differenza del vecchio Preside, è più preoccupato al numero degli utenti nella propria scuola e non alla qualità di quest’ultima e dei principi educativi. Bisogna saper dire di no! La vita boccia, la vita rimprovera, la vita piega, la vita può presentarci fallimenti, dinieghi e noi educatori (genitori, docenti, dirigenti scolastici, ecc…) non possiamo dire sempre di sì e girarci dall’altra parte e far finta di nulla. Non possiamo passare dall’eccesso del vecchio maestro che dava sberle al nuovo che non può neppure respirare perché le mamme, invece di dire: “il maestro ti ha rimproverato? Cosa hai fatto? Ti sei comportato male? Non ti vergogni? Non farlo più!”. E invece partono in quarta e aggrediscono i docenti, trasformando la loro prole in ragazzi violenti.
Professore, ritorniamo all’emotività e alla questione della noia.
Sì ha ragione. I genitori pensano di assecondare, accontentare sempre la loro prole convincendosi di dare loro felicità, ma alla fine non è così. Dottoressa, il mondo dei ragazzi ed ovviamente delle ragazze, dev’essere ricco di tutte le sfumature che si incontrano nella realtà di ogni giorno, sfumature positive ed anche negative, diversamente questi ultimi diventano fragili! Ci sono genitori preoccupati di far
sperimentare ai figli solo l’appagamento, attenti ad evitare loro anche il più piccolo istante di noia riempiendo le loro vite con mille attività. È sbagliato. Il fatto è che genitori non ci si improvvisa. Occorre formarsi, leggere, frequentare qualche percorso, ascoltare chi ne sa più di noi. Dottoressa, la società odierna è cambiata! Siamo passati dalla società del passato che si basava sul “dovere” a quella attuale che
si fonda sul “piacere”. Viviamo una sorta di delirio di onnipotenza sempre ingannevole che trova le radici più profonde e salde nell’edonismo contemporaneo! Piacere di piacere agli altri (social, tic toc, foto fighe su instagram, fb…), piacere effimero del bere, fumare, drogarsi, del sesso sfrenato e spesso di gruppo e chi più ne ha più ne metta.
Professore, cosa consiglia ai genitori?
Di non cancellare tutti gli eventi spiacevoli nella vita dei loro figli, di spiegare loro che la serenità non è vivere senza problemi. I problemi fanno parte della vita e bisogna saperli affrontare e superare. Dottoressa Passarello, non vi è un problema che non abbia una soluzione. Se non vi è soluzione è perché non esiste un problema reale! Ovviamente i problemi esistono e non possiamo cancellarli. I poeti direbbero che non
esiste una terra senza vento, ma possiamo piantare querce che il vento non può spezzare. Noi invece stiamo crescendo ragazzi che vivono il problema della dissociazione. Apparentemente sono adulti, ma vivono i problemi dell’età adulta con modalità infantili.
Poco fa ha accennato ai social e alla sessualità. Come si possono gestire le menzogne del virtuale?
Abbiamo bambini piccolissimi che hanno l’accesso ai social e che giocano continuamente con lo smart phone. I genitori devono prestare molta attenzione a questo costume dilagante di affidare la propria prole al “professore internet”. Ci stupiamo se un ragazzo si affida al web e al social per soddisfare la sua sete di conoscere il mondo della sessualità. I genitori, gli adulti in generale, non sono considerati affidabili perché i ragazzi non si sentono visti, compresi. Non va fatta quindi la guerra ai social, ma dobbiamo noi adulti comprendere che i ragazzi, prima di conoscere il come della sessualità, vanno aiutati a comprendere il perché. È la ricerca di senso che aiuta i ragazzi a crescere. A scuola nessuno parla di educazione sessuale e la colpa è del legislatore che punta molto sulle tecnologie e sull’attenzione al cyberbullismo, facendo benissimo, ma ancora non si danno indicazioni sulla promozione dell’educazione sessuale all’interno del contesto scolastico. Dottoressa, ogni giorno leggiamo di violenze sessuali, spesso attuate da minori e ancora nessuno e mi ripeto, fa nulla per svegliarsi dall’ipocrisia morale che impedisce al legislatore di introdurre la possibilità di poter discutere di orientamento sessuale, di identità di genere e di educazione sessuale in generale nelle scuole.
Professore, lei insegnare filosofia ma sappiamo bene che è anche laureato in pedagogia e specializzato in bioetica e sessuologia. Per questo le voglio chiedere maggiori spiegazioni sull’insegnamento della sessualità presso le scuole.
Sarò più chiaro e diretto! La sessualità è una dimensione che coincide solo in minima parte con la genitalità. Spesso si fa coincidere sessualità e genitalità. Dobbiamo distinguere. Educare alla genitalità è importante perché comunque ci sono informazioni che vanno conosciute. La sessualità è un concetto più ampio perché è quella dimensione che mi rivela al mondo. Già nel programma di quinta elementare si
studia l’organo riproduttivo e si inizia così a parlare di sessualità e ciò grazie alla disciplina denominata scienze. Educare alla sessualità non vuol dire reprimerla o liberarla, ma rappresenta il punto in cui mi trovo adesso. La sessualità non mi indica una direzione ma mi rivela il punto in cui sono. Oggi ci sono tanti giovani adulti che hanno scambiato la meta con la posizione in cui si trovano, ma così non si progredisce, si sta fermi. Ovviamente questi sono discorsi più ampi e profondi che si potrebbero affrontare nelle scuole medie e perpetuarle alle superiori di primo e secondo grado dove poter trattare argomenti come l’omosessualità, la bisessualità, la transessualità, l’identità di genere, ecc…
Perché un numero crescente di adolescenti manifesta problemi legati all’identità di genere?
Siamo davanti ad un problema globale che cercai di affrontare alcuni anni addietro e di preciso in un mio articolo uscito sul quotidiano “scomunicando” il 30 novembre 2017:
https://www.scomunicando.it/notizie/casi-non-solo-giudiziari-mazzara-santandrea- lomicidio-giuseppe-mandanici-quaestio-gender/#google_vignette
Ritorniamo a noi: a 19 anni iniziai a studiare teologia presso l’Università Pontificia Salesiana e lì cercavo il senso della mia spiritualità. I ragazzi inseguono la spiritualità, la dimensione noetica. E questa ricerca di senso la stanno facendo attraverso il loro corpo. Non è un caso che sia aumentata tutta la casistica dei disagi legati al corpo (bulimia, anoressia…). E non è un caso che il suicidio sia la seconda
causa di morte degli adolescenti. I ragazzi, con il corpo, ci stanno dicendo che non riescono a trovare il senso delle cose, della vita, della spiritualità! Dopo la mia laurea in teologia con specializzazione in catechetica, decisi di studiare le scienze cognitive e compresi il perché il corpo rimandi al senso del limite spaziale, temporale e relazionale. I giovani d’oggi non riescono ad accettare i limiti in una società che
continua ad illuderli di essere onnipotenti. E quindi il corpo diventa il teatro in cui si manifesta la guerra dell’identità, del “chi sono io”. Tutta la società sta cercando un corpo senza limiti, con anziani che stanno diventando quasi mostruosi nel tentativo di eliminare tutte le rughe e la pretesa di rimanere sempre e comunque in forma straordinaria. Anche il corpo dei giovani sintetizza le contraddizioni del mondo
adulto. Dottoressa, ritorniamo alle ataviche domande: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andremo? Cur Deus homo? 30 anni addietro ci occupavamo di queste domande e adesso, invece, le domande che ci poniamo sono altre e le risposte sono sempre più difficili da trovare! Dottoressa non ci dobbiamo scoraggiare e guardando in alto “Duc in altum” e con positività dobbiamo sempre sperare e credere nei giovani che non sono il nostro futuro, bensì il nostro presente! Un presente dove un signor “Nemo” = Nessuno, vince l’Eurovision song contest 2024. Lui con i suoi soli 25 anni, infrange “Il codice” (The code) e dimostrando d’essere un mostro dello spettacolo e della musica ci racconta del suo dolore nel volere proclamare al mondo che bisogna guardare alla “Persona” e non agli orientamenti sessuali di quest’ultima. In merito a
questo argomento le voglio ricordare che nella mia qualità di sindaco, nel novembre 2013, fui il primo ad istituire il registro delle unioni civili e ciò prima che il governo Renzi se ne occupasse (20 maggio 2016):
https://gazzettadelsud.it/articoli/archivio/2013/11/26/mazzarra-sant-andrea-istituisce- il-registro-delle-coppie-feeb3bb2-9916-4a2b-bf86-a17f8dd2cc05/ Ritornando a “The code”, vince la 68a Edizione dell’Eurovision Song Contest. Vince il canto della libertà, il grido di dolore di un ragazzo di 25 anni, che ha il coraggio di urlare il suo percorso che lo porta a non sentirti né uomo né donna: Una “Persona”
FUORI DAI BINARI. Nemo Mettler ha scritto “The code”, canzone biografica che ha fatto riflettere il mondo intero sulla questione dell’identità di genere e sulle discriminazioni sessuali che ancora oggi causano violenze inaudite in tutte le parti del mondo! Dottoressa, il mondo è cambiato perché siamo cambiati anche noi… In peggio? In meglio? Ai posteri l’ardua sentenza!!!

Letizia Passarello

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