Artemisia Gentileschi, perché ricordarla il 25 novembre?

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Si è tenuto ieri l’ incontro culturale presso il Centro Alti Studi Averroè sulla figura della pittrice Artemisia Lomi Gentileschi “l’unica donna in Italia che abbia mai saputo cosa sia pittura, colore e impasto”.

Ad organizzare questo evento (a prenotazione obbligatoria, posti in via di esaurimento), su idea del Presidente del Centro Dott.ssa Souad Sbai con l’intervento del Prof. Adriano Segatori, in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne che viene ricordato, ogni anno, il 25 novembre.

Artemisia Gentileschi fu eccellente pittrice, forse una delle più note fra le artiste italiane. Era nata l’8 luglio del 1593 a Roma e si avvicinò fin da piccolissima alla pittura, in particolare dopo la morte della madre nel 1605. Assorbì ben presto la lezione del realismo caravaggesco a cui secondo alcuni affiancò la conoscenza del linguaggio della scuola bolognese. «Susanna e i vecchioni» è una delle sue tele più celebri.

Chi fosse ce lo raccontano pochi libri di storia dell’arte ma i risvolti profondi e inediti li abbiamo voluti risvelare in questo incontro “ Una storia esemplare e straordinaria quella di Artemisia Gentileschi, che dimostrò di saper conquistare i suoi diritti dopo uno stupro“.

Nel Seicento, in un mondo dell’arte quasi interamente dominato da uomini, Artemisia Gentileschi si propone quale artista di stampo caravaggesco dal carattere moderno, coraggioso e determinato. Una donna nell’arte, una figura forte che si fa strada tra pregiudizi, violenze e soprusi.

Artemisia, talentuosa figlia del pittore Orazio Gentileschi, viene violentata nella sua stessa casa da un amico del padre, Agostino Tassi.

Sotto giuramento Artemisia sostiene con forza di aver subito la violenza ma la difesa insinua una promiscuità della pittrice con il Tassi. Lei ribatte con disprezzo alle accuse e nel processo grida la sua verità sotto la terribile tortura della Sibille.

La sua arte lungo i secoli griderà ancora per lei e il suo sconvolgente quadro Giuditta che decapita Oloferne è ancora oggi il manifesto della sua forza di donna e di artista.

Uno spettacolo intimo ed intenso, che dà forma ai ricordi del momento più drammatico nella vita di questa straordinaria artista e al suo riscatto, lei prima donna ammessa nel 1616 alla prestigiosa Accademia del Disegno di Firenze.

 

Centro Alti Studi Averroè

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