Banche americane fallite, non è finita: dopo Silicon Valley Bank salta anche Signature Bank

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Banche americane fallite, non è finita: dopo Silicon Valley Bank salta anche Signature Bank

Banche americane fallite, dopo Silicon Valley Bank anche Signature Bank è stata rilevata dalle authority statunitensi. Le authority hanno promesso che i clienti degli istituti non subiranno alcuna perdita: ma crescono i timori di contagio nel sistema finanziario americano.
Il timore di contagio nel sistema finanziario americano si aggrava. Aumentano infatti le banche americane fallite: dopo Silicon Valley Bank, è il turno della newyorchese Signature Bank, specializzata in servizi al settore legale e immobiliare, appesantita in modo fatale da scommesse sulle criptovalute. Ieri sera Signature è stata rilevata dalle authority statunitensi, Tesoro, Federal Reserve, Fdic. Che stanno adottando una strategia particolarmente aggressiva, che tesa a tranquillizzare i correntisti potrebbe però peggiorare i timori di contagio, evidenziando una forte preoccupazione della stessa amministrazione Biden.

Le authority hanno promesso che i clienti degli istituti non subiranno alcuna perdita: eppure formalmente l’assicurazione federale sui depositi arriva solo fino a 250mila dollari. In tutto Silicon Valley Bank e Signature hanno quasi 300 miliardi di dollari in depositi. Come riportato dal Sole 24 Ore, la Fdic per recuperare eventuali perdite imporrà una speciale imposta su tutte le banche, utilizzando un potere che ha lo scopo di scongiurare terremoti sistemici. Questo eviterebbe un impopolare salvataggio pagato dalle casse pubbliche e in ultima analisi dai contribuenti, mettendo però ulteriormente sotto pressione il sistema bancario.

Banche americane fallite, la Fed pesca da un fondo del Tesoro per fare prestiti agli istituti

Non è finita qui: per evitare il contagio la Fed aprirà la Bank Term Funding Program (Btfp), una nuova linea di credito a disposizione delle banche in difficoltà, offrendo prestiti della durata di un anno. Per far questo ricorrerà a un fondo del Tesoro da 25 miliardi di dollari, già utilizzato per stabilizzare i mercati valutari. A garanzia dei prestiti concessi la Fed accetterà poi dalle banche titoli del Tesoro e di altri enti pubblici al loro originale valore, non a quello svalutato di oggi a causa dei forti rialzi dei tassi di interesse decisi dalla stessa Fed e che hanno reso più precarie le risorse e condizioni di una serie di istituti. In questo modo le banche avranno diritto a prestiti più elevati.

 

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