Quando il linguaggio è ferocemente buono

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fondamentalismo

Il Convegno tenutosi a Monfalcone il 20 giugno dal tema “Donne coraggiose” ha presentato molteplici aspetti interessanti, alcuni positivi e altri meno proficui, per usare un eufemismo. Dopo la lettura della lettera che Souad Sbai ha inviato al Sindaco Annamaria Cisint, con grande apprezzamento da parte della Giunta, siamo partiti con gli interventi.

Per quanto concesso dalla limitazione secondo le regole del distanziamento, il pieno si è ottenuto con un pubblico attento e partecipante. Da segnalare due commenti: uno molto equilibrato di una tanto bella quanto brava allieva educatrice, e l’altro, molto deciso ed emotivamente espresso da una educatrice bangladese. Eccellente come sempre, per professionalità e concretezza, l’avvocato Elisabetta Aldrovandi, “garante regionale per la tutela delle vittime” in Lombardia. Deludente, invece, per faziosità e retorica, il contributo di Carmelo Abbate, che ha manifestato tutte le contraddizioni dei giornalisti radical-buonisti accreditati dal mainstream corrente.

La mia maestra Fernandez della Scuola Elementare avrebbe segnato il suo compito con la matitona rossa e la scritta “fuori tema”. Partito da un attacco ai no-vax (?) ha proseguito, lancia in resta, affermando di essere contrario all’ergastolo, al lavoro coatto dei detenuti, alla quantificazione standard delle pene, in nome di una bontà e di una intrinseca capacità riabilitativa dell’uomo.

Notoriamente conosciuto per la mia moderazione e il mio spirito diplomatico, ho subito chiarito che per i vari assassini di Samal, di Desireé, di Pamela e di altra fauna criminale come pedofili e stupratori, io sono favorevole alla pena di morte per motivi di igiene sociale. Tanto così, per non essere frainteso. Poi ho proseguito, con non meno chiarezza ma con più approfondimento, sui problemi psicopatologici, specificando come ci sono disturbi della personalità altamente pericolosi ed irrecuperabili che non rientrano in malattie mentali, quelli che un collega serio e preparato come Massimo Picozzi definisce intrattabili prima ancora che incurabili.

Quando Abbate ha ripreso la parola si è rifatto al suo libro “Gli uomini sono bastardi”, affermando l’inferiorità maschile e l’odio dell’uomo nei confronti della donna propria per questa consapevolezza, ho dovuto sottolineare la sua istigazione all’odio come tutti i paladini antiodiatori. Pericolosi come quella vergogna mediatica di Angela Finocchiaro, la quale in un incontro con delle bambine in onda su Rai3, in prima serata per “La TV delle ragazze, avverte in tono adescante che “gli uomini sono pezzi di merda”, e ad una bambina che chiede del suo papà, la suddetta ammaliatrice dice sorridendo “soprattutto il suo papà”.

Ho denunciato la gravità di certe impostazioni ideologiche, che invece di ragionare in termini psicologici e simbolici, puntano sulla conflittualità di genere con tutte le ricadute patologiche per giovani e adulti.

A cena, invece, una felice sorpresa. Parlando con una ragazza rumena che dirige una squadra di quarantacinque uomini in una industria locale, e riferendosi al mio interesse per le donne arabe, ha detto una cosa che dovrebbe essere tenute sempre presente dalle vetero Erinni del cascame femminista: le donne arabe combattono per il diritto ad una vita dignitosa, quelle occidentali per la soddisfazione delle voglie egoistiche.

Alla fine, ho concordato che le donne sono più intelligenti e più avvedute degli uomini, intendo quelli rappresentati da Carmelo Abbate.

Di Adriano Segatori

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