In questi ultimi giorni si è parlato molto della riforma della giustizia e del referendum promosso da Lega e radicali, che riporta tra i punti più qualificanti e condivisibili la separazione delle carriere e la responsabilità diretta dei magistrati.
È indubitabile che una giustizia efficiente e veloce sia condizione necessaria per lo sviluppo economico del Paese. Se sono un investitore e per recuperare un credito in Italia devo attendere dieci anni, ovviamente indirizzerò le mie iniziative economiche altrove. Lo stesso mercato immobiliare e quello delle locazioni, sia abitative che commerciali, non gira se non vi è certezza, dato l’infinito tempo delle esecuzioni di rilascio, su quando si potrà rientrare nell’effettivo possesso della proprietà una volta terminato il contratto, o per scadenza naturale o in seguito a risoluzione.
Certo i temi, non tutti, del referendum sono condivisibili, il percorso riformatore del Governo e del Ministro Cartabia è ambizioso, si parla dei massimi sistemi e di modifiche sostanziali, ma si guarda troppo alla luna senza prima risolvere problemi molto più terreni e sui quali gli operatori della giustizia, soprattutto gli avvocati, si trovano a confrontarsi quotidianamente.
Il processo telematico nel XXI secolo è una cosa straordinaria ma deve essere semplice e, soprattutto, deve funzionare.
È assolutamente inaccettabile che sussistano diversi sistemi, uno per i Tribunali e le Corti d’Appello Civili, uno per la giustizia amministrativa, uno per le Commissioni Tributarie, uno per il penale, uno per la Cassazione. Insomma un guazzabuglio nel quale gli avvocati e gli altri operatori della giustizia hanno non poche difficoltà a districarsi, tanto più se non sono proprio giovanissimi.
Da un giorno all’altro lo scorso aprile è stata aperta la possibilità del processo telematico in Cassazione, senza che ci sia stato il tempo di formare gli operatori, senza che gran parte delle software house abbia potuto fare gli aggiornamenti dei programmi abitualmente utilizzati dagli avvocati, il che ha creato non poche difficoltà e disguidi con evidenti ricadute negative sulla tutela dei diritti dei cittadini, soprattutto nella delicata fase di legittimità.
È stato detto che era una facoltà, non un obbligo, ma, data l’impossibilità di autenticare le copie cartacee delle pec di notifica delle sentenze di appello (mi si perdonerà l’estremo tecnicismo), la gran parte dei ricorsi (se non proprio tutti) si doveva comunque presentare telematicamente e l’ansia, soprattutto le prime settimane, è stata molta.
Altra questione che dovrà essere risolta è la dimensione dei file, oggi non è possibile superare i 30 mega, per cui ulteriori complicazioni quando, praticamente quasi sempre in Appello o Cassazione, il fascicolo telematico è più pesante, dovendo fare più invii o utilizzare buste complementari (un rompicapo).
Non si contano i week end in cui i sistemi informatici sono in manutenzione e la scorsa settimana per molti giorni il PST (Portale dei servizi telematici del settore civile del Ministero della Giustizia) non ha funzionato quasi per niente. Su questo ultimo grave disservizio, sulle cui responsabilità non è stata fatta chiarezza, tutte le rappresentanze forensi hanno duramente attaccato.
L’Organismo Congressuale Forense, per citarne una, con i suoi vertici ha tuonato: ”Da giorni il Pst funziona a singhiozzo, paralizzando il servizio e creando gravissimi disagi agli operatori del diritto. A fronte di una così palese inadeguatezza del sistema rispetto alle attuali necessità dell’attività giurisdizionale si richiede, oltre ad un immediato intervento che risolva la situazione contingente, la predisposizione di un piano di adeguamento del sistema informatico ministeriale che non può prescindere dal coinvolgimento degli avvocati. Sono temi solo apparentemente tecnici perché incidono sull’efficienza di un servizio essenziale come la Giustizia, con riflessi pesantissimi sui diritti dei cittadini che gli avvocati tutelano.”
Prima di parlare dei massimi sistemi la politica pensi a far funzionare quello che c’è e già sarebbe un grandissimo passo in avanti verso il futuro.
Di Antonfrancesco Venturini