Tempo di cometa – La stella cometa che ha guidato i Re Magi alla stalla di Betlemme dove nacque Gesù è in arrivo.
Poco importa se si tratti di una mera allegoria o se non era proprio una cometa, ma un diverso corpo celeste o una congiunzione planetaria, nel Vangelo, peraltro, si parla semplicemente di una stella, quel che conta è il suo significato simbolico dell’arrivo del Messia, guida e salvezza per l’umanità.
Come sempre, quindi, arriveranno nei presepi Melchiorre, Baldassarre e Gasparre ed i bambini troveranno le calze piene di dolci, ma noi grandi quest’anno abbiamo avuto l’interessante sorpresa di un ‘altra cometa in un nuovo film che va letto in profondità cercando di comprenderne i messaggi, quanto mai attuali.
“Don’t look up” del regista Adam McKay, con un cast stellare che va da Leonardo DiCaprio a Meryl Streep, è un film che mette a nudo le criticità dei nostri tempi legate alla comunicazione ed ai social, ad una politica succube della finanza, alla gestione dei nostri dati in mano a pochi eletti, con caricature tanto sarcastiche da essere addirittura realistiche, dove il richiamo al dramma Covid 19, nonché al tema della difesa del pianeta, è quanto mai evidente.
La trama è del Disaster Movie, una dottoranda ed un astronomo scoprono una cometa che, nella sua corsa, andrà a colpire la terra, con conseguente estinzione del genere umano, danno l’allarme, ma non sono creduti ed, anzi, vengono derisi; una grottesca presidente degli Stati Uniti, ben più preoccupata delle Midterm Elections che del minaccioso corpo celeste, strumentalizza la cosa per fini elettorali, finchè, resasi conto del pericolo ma, soprattutto, della necessità di indirizzare su tale pericolo l’opinione pubblica, per
distoglierla da altre questioni imbarazzanti che la riguardano, organizza una missione per distruggere la minaccia.
Detta missione viene, però, abortita su ordine di chi comanda davvero, ed è il personaggio più inquietante di tutto il film, un gelido finanziere delle nuove tecnologie, magnate dei Big Data, che tiene in pugno la politica, e vuole sfruttare i preziosi minerali contenuti nella cometa.
Come ho detto il parallelismo con la pandemia è evidente, il tema della moderna comunicazione e dei social è messo in primo piano. Vi sono i negazionisti che ritengono che la cometa non esista proprio, la politica ed i media, finché il pericolo non è talmente evidente da non poterlo più nascondere o minimizzare, lo ignorano, lo deridono oppure lo utilizzano per fini elettorali, anzi tale ultima utilizzazione continua anche dopo l’evidenza innegabile.
Interessantissima è la sottolineatura dell’importanza delle modalità della moderna comunicazione ai tempi dei social.
L’astronomo e la dottoranda vengono invitati nel più seguito programma televisivo ed il loro annuncio della prossima fine del mondo, pur fatto, non viene recepito dall’opinione pubblica.
Il primo ha un approccio troppo scientifico e complicato, che in una società superficiale ed abituata alle nozioni in pillole non viene
compreso, la seconda si lascia andare ad uno sfogo urlato del tipo “moriremo tutti”, che viene deriso dai più e nei social la sua figura è oggetto di meme ridicolizzanti.
Ciò ci fa comprendere come sia fondamentale che notizie anche importanti per essere efficaci siano comunicate con precise modalità, peraltro oggetto di approfondito studio da parte degli esperti.
Conseguenza di notizie random, date con forme variegate ed approssimate è, oltre la scarsa efficacia, una generale confusione ed il consolidarsi di diverse fazioni che difficilmente comunicano tra loro con confronti sereni, vedi il caso dei no vax e dei pro vax. Ciò comporta un irrigidirsi delle pozioni ed una tendenza di ognuno a prendere in considerazione solo le informazioni coerenti con la propria convinzione, rendendo sempre più abissale la divisione tra i novelli guelfi e ghibellini, il che non è certo un bene per nessuno.
Particolarmente rilevante, anzi direi centrale, è la figura del grande imprenditore così privo di scrupoli da far rischiare la fine del mondo per il profitto, padrone dei Big Data, che va ben al di là dal rappresentare l’odierna supremazia della finanza sulla politica, del denaro sul popolo.
Il richiamo più che evidente è al “capitalismo della sorveglianza”, il nuovo potere del XXI secolo messo bene in luce solo nel 2019 dalla sociologa Shoshana Zuboff col suo lavoro “The Age of Surveillance Capitalism”, nel quale, senza mezzi termini, afferma che “L’esperienza umana è ormai materia prima gratuita che viene trasformata in dati comportamentali… e poi venduta come ‘prodotti di previsione’ in un nuovo mercato quello dei ‘mercati comportamentali a termine’ …..dove operano imprese desiderose solo di conoscere il nostro comportamento futuro”.
Il finanziere senza scrupoli del film dimostra di avere a disposizione tanti e tali dati dei comportamenti umani di ogni singola persona, da poterne prevedere anche il futuro e, tra l’altro, di poter addirittura prevedere come morirà, la sua potenza è tale da dettare le regole per l’intera umanità e decidere lui su come affrontare e sfruttare la cometa. Si tratta ovviamente di iperboli, ma il loro fondo di verità è quanto mai inquietante.
Le multinazionali informatiche sono in possesso di sempre maggiori nostri dati, dati che, peraltro, noi stessi forniamo utilizzando internet, i suoi motori di ricerca, i social, i cellulari, la geolocalizzazione e quant’altro.
Proprio quei dati sono le nuove ricchezze, anche se i più non le percepiscano tali, ricchezze che, peraltro, vengono acquisite gratuitamente ed utilizzate, per lo più, per migliorare beni e servizi, il che sarebbe anche socialmente utile, o per scopi pubblicitari, il che è comprensibile e lecito, ma possono anche essere finalizzate alla realizzazione di quei “prodotti di previsione” commerciati nei “nuovi mercati comportamentali a termine”.
Il che significa che le esperienze umane potrebbero essere sfruttate, incanalate ed elaborate, non solo per prevedere determinati comportamenti, ma anche per indurli, influenzandoli in determinate direzioni facendo così, nel tempo, venir a poco a poco meno la libertà individuale, il libero arbitrio caratteristica tanto insita nella natura umana che anche il cristianesimo ne ha fatto una delle sue colonne.
Ciò evidentemente darebbe ai possessori dei dati una ricchezza ed un potere enorme consistente sostanzialmente di automatizzare il comportamento umano, il che, indipendentemente dalle finalità, è di certo inaccettabile.
Questo è un tema che la politica non può ignorare e deve affrontare da subito, per evitare che ci si possa trovare, da un giorno all’altro, di fronte ad un’emergenza di cui ci si poteva e doveva accorgere per tempo, visto il grido d’allarme di Shoshana Zuboff, che, dopo l’uscita di “Don’t look up”, è stato veramente messo sotto gli occhi di tutti. Il sistema democratico ha il dovere di correre ai ripari per la tutela dell’autodeterminazione di ogni essere umano, è una questione di etica, forse la più importante dopo quella della tutela della vita.