Ministero del “merito” ed insegnamento sturziano

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Ministero del “merito” ed insegnamento sturziano –  Forse l’era di un totale appiattimento delle persone, di un’uguaglianza posticcia e dell’uno vale uno, sta finalmente finendo con una svolta epocale data dal Governo di centro destra.
Particolarmente rilevante come primo segnale del nuovo percorso è il nome che si è voluto dare al Ministero dell’Istruzione nella cui dicitura è stato aggiunto “e del Merito”.
Riguardo a ciò un interessante parallelismo può farsi con gli insegnamenti sturziani, di recente ricordati da Mons. Galantino, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, nella lectio
magistralis che ha tenuto il 15 novembre scorso a Palazzo Giustiniani per celebrare i 70 anni dalla nomina a senatore a vita del grande sacerdote di Caltagirone.
“Per definire l’azione e le scelte di don Sturzo nel suo tempo, prendo a prestito le parole con le quali Papa Francesco definisce l’uomo politico nella Enciclica Fratelli tutti (nn. 149-150). Per il Papa l’uomo politico è un «realizzatore» e un «costruttore di grandi obiettivi»; una «persona dotata di uno sguardo ampio, realistico e pragmatico, anche al di là del proprio Paese»” ha affermato il Vescovo, il quale ha anche ricordato come fosse lontana “dal pensiero e dall’azione di don Sturzo l’adozione di politiche assistenzialistiche”.
Quindi cosa significa essere costruttori di grandi obiettivi ed essere contrari all’assistenzialismo se non vedere nel “merito” uno strumento importantissimo per il bene comune e per lo sviluppo della società?
L’effettiva uguaglianza si raggiunge proprio non rendendo tutti uguali, non lo siamo tutti uguali, ma dando a tutti le medesime opportunità e dando i giusti riconoscimenti, e le conseguenti responsabilità, a chi è più dotato e che più si è impegnato in ogni campo, senza, ovviamente, lasciare indietro i più deboli nei loro diritti fondamentali.
A chi si è scandalizzato nel vedere l’aggiunta del “merito” nella denominazione ministeriale consiglierei di rileggere la nostra Costituzione ed in particolare l’art.34 “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore,
impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.
Guarda caso anche i nostri Padri Costituenti, che tutti concordemente riteniamo abbiano redatto la Costituzione più bella del mondo, hanno parlato di “capaci e meritevoli”.
Il “merito”, poi, è anche un grandissimo strumento di coesione sociale, proprio perché realizza la giustizia sostanziale e combatte favoritismi e rendite di posizione, che, oltre ad essere iniqui, creano tensioni fra le
persone.
Interessante e condivisibile è la posizione assunta dal presidente dell’Associazione Nazionale Docenti, Francesco Greco, il quale, apprezzando la nuova denominazione del Ministero, ha senza mezzi termini
affermato: “A chi oggi strilla di un ritorno alla scuola classista, di cui sarebbe predittiva l’aggiunta terminologica “del merito”, è opportuno far osservare che, al contrario, è proprio l’abbandono del merito e
le promozioni generalizzate che hanno riportato, di fatto, una scuola classista. Una scuola in cui la differenza non è più affidata all’impegno e alle capacità personali dello studente, ma alle condizioni sociali
ed economiche delle famiglie e al loro impegno nel sostenere il futuro inserimento sociale dei propri figli. Ma una scuola che perpetua le diseguaglianze di partenza e che non svolge più quella funzione di “ascensore
sociale” che ha ispirato l’art. 34 della Costituzione è una scuola che ha abdicato alla sua funzione e, dunque, una scuola da cambiare”.
Sproniamo, quindi, i nostri ragazzi, ma non solo loro, direi tutti i cittadini, a fare sempre meglio ognuno nei propri ambiti, mettendo in atto tutte quelle politiche atte a valorizzare i meritevoli, affinché il “merito” non sia un mero slogan ma un elemento etico ed effettivamente presente nella nostra società perché solo così si avrà un progresso reale.

Di Antonfrancesco Venturini

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