MI CONSENTA, PRESIDENTE, E CONCLUDO…

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rivendicazione - tattiche - generazione - reintegrazione - gioventù
Prof. Adriano Segatori

MI CONSENTA, PRESIDENTE, E CONCLUDO…

Così, l’ultimo politico italiano con la statura da statista – Bettino Craxi – si accingeva a rispondere alla domanda cruciale del Pubblico Ministero Di Pietro sulla questione dei finanziamenti illeciti dei partiti e sulla corruzione istituzionale: <<non vedeva solo chi non voleva vedere, e non era consapevole solo chi girava la testa dall’altra parte>>.
Questo atteggiamento negazionista della realtà, ben incorniciato in interessi personali e collusioni internazionali, resta valido anche per lo scandalo farmaceutico-finanziario dell’euforia pandemica, e con l’apoteosi nel cosiddetto Qatargate.
Si potrebbe pure sorvolare, o almeno minimizzare, la vergogna dei disonesti arraffamenti e degli ignobili commerci, da relegare nell’ambito delle ruberie e delle truffe che caratterizzano molti personaggi pubblici e rappresentanti partitici di questa agonica democrazia, ma la faccenda relativa al Qatar assume un aspetto molto più grave, che interessa la stessa sicurezza nazionale.
Sono ormai molti anni che vengono denunciate le ingerenze dell’islamismo radicale in Italia e in Europa, con una passiva accondiscendenza di molti politici, fino ad una vera e propria complicità ideologica condita con dabbenaggine masochista.
Del resto, se è vero che business is business, come concordano i faccendieri senza frontiere indigeni ed esteri, è altrettanto vero che il Paese del Golfo è esplicito partner degli affaristi italioti, tanto che è fuori discussione la prodigalità verso la nostra imprenditoria.
Il problema è che i rappresentanti di uno Stato sovrano dovrebbero avere il compito di difendere non solo i confini geografici – quelli, con la sovranità e la nazionalità, sono validi solo ultimamente per l’Ucraina –, ma la stessa esistenza culturale e ideale del Paese di appartenenza.
E invece, no. Loro accettano soldi sporchi dal Qatar non rendendosi conto – o fregandosene, ancora peggio – dell’operazione di infiltrazione condotta dal Paese del Golfo, per la conquista delle anime e delle coscienze, proprio con il rigonfiamento dei portafogli delle quinte colonne dell’invasione jihadista.
Non vede solo chi non vuole vedere, e non è consapevole solo chi gira la testa dall’altra parte – per ritornare alle parole dell’ultimo statista difensore della sovranità nazionale a Sigonella – della strategia posta in essere dal Quatar, visto che di questo Stato si parla. Perché è tutto ampiamento documentato.
Nel saggio “Qatar papers” di Christian Chesnot e Georges Malbrunot, rispettivamente reporter di France Inter e Le Figaro, c’è un intero capitolo intitolato “La promessa di Roma”, che non lascia adito a dubbi: <<La conquista di Roma, dell’Italia e dell’Europa è l’occasione per far tornare l’Islam nel continente>>.
Le guerre sono modalità sorpassate, dispendiose di vite e di cattivo gusto. Basta introdursi sul territorio, fare figli ai quali offrire la cittadinanza, e finanziare. Finanziare lecitamente attraverso l’organizzazione Qatar Charity centri sediziosi di propaganda e di indottrinamento come alcuni centri islamici, o illecitamente quinte colonne di sovversivi istituzionali.
Quindi, <<Mi consenta Presidente e concludo>>, questi lestofanti da Banda Bassotti condannateli pure per borseggi plebei, ma il giudizio deciso è sull’alto tradimento verso il popolo italiano e le istituzioni che indegnamente rappresentano e dalle quali sono altrettanto immeritatamente stipendiati. E dei cani da riporto dell’informazione e dei maggiordomi delle segreterie di partito che ne facciamo? È da sempre che azzannano, che infamano, che diagnosticano come folli complottisti tutti – i pochi – intellettuali che denunciano l’astuta trappola islamista. Li facciamo tacere? Li dimissioniamo? Se si vuole giustizia, nessuno deve restare impunito.

Di Adriano Segatori 

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