Elezioni Europee fatte, ora Roma Capitale – Un vento di destra ha soffiato sull’Europa tutta, ha travolto Macron, in Francia, e De Croo in Belgio, ma anche Scholz in Germania non sorride, avendo ottenuto il suo partito socialista SPD meno voti del partito nazionalista AFD.
Ma, parafrasando la celebre frase del Gattopardo, sembrerebbe che, pur essendo tutto cambiato, nulla cambi.
L’alleanza dei Popolari con i Socialisti ed i Liberali appare lo scenario più probabile, insieme i tre gruppi avrebbero oltre 400 deputati, quindi una sicura maggioranza dei 720 membri del Parlamento
Europeo. I verdi potrebbero sostenere dall'esterno.
Questa composizione voterebbe il nuovo Presidente della Commissione, a quanto pare la stessa von der Leyen, che da subito sta operandosi in tal senso. Ricordo, però, che, ai sensi dell’articolo 17, paragrafo 7, del trattato sull’Unione europea, è il Consiglio Europeo (capi di Stato o di governo), certamente tenendo conto dei risultati delle elezioni del Parlamento europeo e deliberando a maggioranza qualificata, a proporre il candidato alla presidenza della Commissione, candidato che, poi, deve essere eletto a maggioranza dal Parlamento, per cui un certo equilibrio va trovato anche in sede governativa.
Ma si sa, nel tempo e secondo i temi da trattare e votare, le maggioranze potrebbero essere variabili ed i Governi dei singoli Stati contano moltissimo nelle scelte, secondo quella che è l’odierna architettura istituzionale della UE., tra detto Consiglio Europeo, Commissione, i cui membri sono nominati dai Governi, e Consiglio dell'Unione Europea, che rappresenta i Governi degli Stati membri ed è composto
da un ministro competente per Stato membro, a seconda della materia oggetto di discussione.
Chiunque sarà il nuovo Presidente della Commissione, anche se eletto da una coalizione con i socialisti, non potrà, però, ignorare la svolta che i cittadini europei hanno dato alla storia, il palazzo non potrà arroccarsi su se stesso, ed un cambiamento vero di approccio delle politiche europee sarà inevitabile, dovendo le Istituzioni di Bruxelles capire che senza di ciò non solo la loro credibilità ma lo stesso futuro
dell’Unione sarebbero messi a forte rischio.
Quel che conforta è che il nostro Presidente del Consiglio è uscito quanto mai forte dalla tornata elettorale, con un risultato di innegabile fiducia da parte degli italiani, contrariamente a quanto avvenuto in
Francia, Germania e Belgio, per cui l’asse franco tedesco, che da sempre ha dettato la linea, appare fortemente indebolito ed il ruolo del nostro Paese è destinato ad essere ancor più determinante.
La compagine di centro destra, quindi, ha conseguito un ulteriore successo e conferma, con la guida di Fratelli d’Italia che è ormai consolidata ed indiscussa. Indubbiamente è un bene per il Paese avere un Governo forte e stabile, così come è un bene che si stiano chiarendo i rapporti di forza nelle opposizioni con un PD che ha ripreso il ruolo di centralità in quell’area, avendo ottenuto anch’esso un buon risultato
elettorale, con la sostanziale conferma dei voti ottenuti nelle politiche, nonostante la bassa affluenza, contribuendo a rendere più chiara e netta l’offerta politica che dai due differenti fronti viene proposta ai
cittadini a cui ultimi spetta di decidere, contribuendo ad un bipolarismo che sta divenendo sempre più marcato.
Ormai la più importante sfida rimasta è quella per Roma, che avrà luogo nel non lontano 2026, dopo l’ubriacatura giubilare che certamente porterà molta visibilità al Sindaco Gualtieri, il quale ha già
annunciato la propria ricandidatura. L’attuale Governo della Capitale ha lasciato poco spazio al civismo ed al pluralismo sempre più presente in città, il PD, pur avendo ottenuto un non straordinario 16,4%, ha fortemente occupato i posti di potere, basti pensare che su 12 assessori 7 appartengono alla struttura del partito, per non parlare dei Municipi dove 14 su 15 sono guidati da Presidenti del partito della Schlein.
Difficile entrare in competizione con tale struttura, ma non impossibile. Per gestire efficacemente la città sarà certamente necessaria una seria riforma istituzionale che conferisca idonei poteri all’Amministrazione, che non può operare utilizzando la stessa normativa di un comune di poche migliaia di abitanti, ma soprattutto la politica dovrà essere capace di entrare in diretto dialogo con le categorie, con i comitati cittadini, con il mondo associativo, con le gerarchie ecclesiastiche e delle altre religioni, utilizzando un paradigma nuovo non di semplice campagna elettorale, di pochi mesi prima delle urne, decisamente
poco credibile, ma costruendo percorsi fin da ora ed offrendo rappresentatività per dare efficaci soluzioni ai problemi, mettendo in atto quel sano principio di sussidiarietà tanto caro alla cultura cattolica, che è lo
strumento migliore per essere efficaci, in quanto nessuno sa meglio risolvere una situazione di chi la vive da vicino.
Solo con un capillare e certosino lavoro in tal senso si potrà rendere un servizio ed offrire un’alternativa politica alla Capitale per farla uscire da un letargo durato troppo tempo.