Algeria, il nuovo regime targato Fratelli Musulmani

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In Algeria, la nomina del nuovo presidente dell’Assemblea nazionale, nonché membro dei Fratelli Musulmani, non ha di certo stupito. Di che non chi, sin dall’inizio della crisi, aveva messo in guardia dalla possibile saldatura dei poteri forti algerini contro la protesta democratica: i militari, i civili di matrice bouteflikiana e gli islamisti.

Di fronte alle proteste continue dei manifestanti nel rivendicare l’uscita di scena di tutti gli esponenti del vecchio regime di Bouteflika, quest’ultimo si è rivolto ai Fratelli Musulmani per sbloccare la situazione e procedere all’elezione del suo successore alla presidenza della Repubblica.

Con i suoi 47 anni, Chenine è il presidente più giovane che la camera bassa del Parlamento algerino abbia mai avuto, nonché il primo a non provenire dal Fln, il Fronte di Liberazione Nazionale.

La nomina di Chenine è stata contestata dai partiti democratici e riformisti, esclusi dalla votazione perché ritiratisi precedentemente dall’Assemblea in segno di solidarietà con la protesta. Chenine è il leader di una coalizione di tre partiti fondamentalisti che si richiamano all’ideologia dei Fratelli musulmani, i più feroci protagonisti della guerra civile algerina.

L’appoggio formale che avevano dato a coloro che manifestavano contro Bouteflika aveva il preciso obiettivo di sfruttare eventuali successive opportunità di ascesa politica che la piazza avrebbe potuto fornire, alla stregua della cosiddetta Primavera Araba.

Il processo è stato ben dal capo di stato maggiore dell’Esercito, Ahmed Gaid Salah. Non potendo più continuare a sostenere Bouteflika, ha deciso per sue le dimissioni, assecondando momentaneamente le richieste degli algerini.

Per poi procedere con l’investitura di Bensalah, l’ex presidente del Senato, a presidente della Repubblica ad interim e l’indizione di nuove elezioni, nonché il via libera all’accordo con i Fratelli Musulmani e quindi alla nomina di Chenine.

Di Laila Maher

 

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