Shock India: si oppone a matrimonio combinato e crea movimento

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India

Ultimamente in Italia si è tornati a discutere di matrimoni combinati e forzati e di “spose bambine” per via della scomparsa di Saman Abbas. Ricordiamo però che questa pratica non avviene solo nelle comunità islamiche.

Saman era originaria del Pakistan, che fino al 1947 faceva parte dell’India. Anche qui continuano ad avvenire matrimoni di questo tipo, nonostante una legge del 2006 li vieti. Poche giovanissime trovano il coraggio di opporsi e magari hanno la fortuna di vedere la famiglia tornare sui propri passi. È il caso di Priyanka Bairwa, 18enne di Sapotra, villaggio del Rajasthan, nel nord-ovest dell’India.

La famiglia di Priyanka appartiene ai dalit, i tristemente famosi “fuori casta”, “paria” o “intoccabili”: i più poveri di tutti, che anche per questo decidono di dare le figlie in spose per avere meno bocche da sfamare.

Quando Priyanka aveva 15 anni (ed era già fortunata, perché ci sono vere e proprie “spose bambine”) mamma e papà avevano deciso di farle sposare un uomo di un villaggio vicino che neanche conosceva. Ma lei ha detto di no e, dopo aver minacciato di fuggire, è riuscita a spuntarla: sua madre ha convinto gli altri ad annullare le nozze.

Dopo questa esperienza, nell’ottobre dello scorso anno, in piena emergenza Coronavirus (e i media ci hanno informati di quanto abbia interessato anche l’India), Priyanka, insieme a dieci amiche, ha fondato un movimento che si chiama “Rajasthan Rising” (traducibile come “Alba del Rajasthan”), per aiutare altre a sfuggire ai matrimoni forzati e continuare gli studi gratuitamente.

La 18enne ha spiegato che l’iniziativa è nata dalla presa di coscienza che quasi tutte le coetanee del luogo dove vive, si trovano ad affrontare lo stesso problema: genitori che non vogliono farle andare avanti a studiare, perché intendono farle sposare.

La situazione, già molto drammatica, è peggiorata con la pandemia (come per esempio sono peggiorate nel mondo le violenze domestiche), perché le scuole rimangono chiuse, non c’è possibilità di “Dad” o di “smart working” e poi per ragione economiche, anche perché i matrimoni sarebbero costati meno, perché ci sarebbero stati meno invitati!

Come una nuova Malala Yousafzai, Priyanka sottolinea il ruolo fondamentale dello studio per bambine e ragazze e vorrebbe che fosse gratuito per tutte fino alla maggior età “indipendentemente dalla classe o dallo stato sociale”. Lo si legge sul sito del movimento, che ha già salvato 1500 giovani. Una era stata promessa in sposa quando aveva addirittura due mesi!

Sostenute da altri attivisti, Priyanka e le amiche sono andate di villaggio in villaggio. Hanno parlato con le ragazze per chiarire i loro diritti garantiti anche dalla Costituzione indiana e vinto piano piano le resistenze dei capi villaggio. Da 10 partecipanti, in breve tempo sono diventate 100 e poi 1.200. Nel marzo scorso “Rajasthan Rising” è diventata un’associazione.

Di Alessandra Boga

 

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