Washington: “non riconosceremo i talebani se saliranno al potere con la forza”

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Washington – L’inviato di pace degli Stati Uniti è tornato in Medio Oriente per avvertire i talebani di non cercare una vittoria militare sul campo e per trasmettere un messaggio forte che sottolinea il non riconoscimento del governo talebano che arriva al potere con la forza in Afghanistan.

Inoltre, il Dipartimento di Stato americano ha affermato che l’inviato Zalmay Khalilzad è arrivato nella capitale del Qatar, Doha, dove i talebani stanno aprendo un ufficio politico, “per aiutare a formulare una risposta internazionale congiunta al deterioramento della situazione in Afghanistan”.

Questo sviluppo arriva nel mezzo di un frenetico attacco dei talebani che è durato per settimane, mentre le forze statunitensi e della NATO completano il loro ritiro dall’Afghanistan.

I ribelli hanno preso 6 delle 34 capitali regionali del Paese in meno di una settimana. Il movimento è impegnato in scontri con il governo appoggiato dall’Occidente per controllarne altri tre, tra cui la città di Lashkargah, capitale della provincia di Helmand nel sud del Paese, e la città di Kandahar, capitale della vicina provincia di Kandahar.

Il progresso dei talebani arriva nonostante le condanne della comunità internazionale e il rifiuto dei talebani di tornare al tavolo dei negoziati.

Washington ha detto che il suo inviato farà pressione sui talebani per fermare la loro offensiva militare e negoziare un accordo politico, che è l’unico modo per la stabilità e lo sviluppo in Afghanistan.

L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha deciso di ritirare le forze statunitensi dall’Afghanistan. Il suo successore, Joe Biden, ha ritardato di qualche mese la scadenza del ritiro, ma le forze statunitensi e straniere partiranno entro la fine di agosto.

Nelle ultime settimane l’amministrazione Biden ha chiarito che Washington manterrà il suo “sostegno” al governo di Kabul, soprattutto per quanto riguarda l’addestramento militare, ma che per il resto gli afgani dovranno decidere il proprio destino. “Questo è il loro paese che devono difendere. Questa è la loro battaglia”, ha detto il portavoce del Pentagono John Kirby.

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