Khartoum: ponti chiusi e servizi Internet interrotti

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A Khartoum anche per oggi sono previste nuove manifestazioni e le autorità sudanesi hanno chiuso all’alba i ponti sul Nilo che collegano al traffico le città della capitale ad eccezione dei ponti Halfaya e Soba, inoltre secondo un corrispondente di un giornale arabo, le autorità sudanesi avrebbero interrotto anche i servizi Internet dei cellulari in tutto il paese.

Diversi comitati di resistenza intendono organizzare, nella giornata di oggi, nuove manifestazioni davanti il palazzo repubblicano nel centro di Khartoum, per respingere le azioni del comandante dell’esercito Abdel Fattah Al-Burhan dello scorso ottobre e il successivo accordo politico tra lui e il primo ministro Abdullah Hamdok.

La manifestazione di oggi, a Khartoum, arriva dopo le violente proteste nel Paese giovedì scorso (30 dicembre 2021), che hanno portato all’uccisione di 5 persone, secondo quanto annunciato a suo tempo dal Sudan Doctors Committee.

Le Nazioni Unite hanno condannato l’uso della violenza contro i manifestanti, sottolineando il proprio impegno a sostenere il popolo sudanese nella realizzazione delle proprie aspirazioni a un Paese democratico e stabile. Il Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite in Sudan, Volker Peretz, ha dichiarato, ieri,  in occasione del 66° anniversario dell’indipendenza del Paese: “L’uso della violenza contro manifestanti pacifici, gli attacchi ai giornalisti, le violazioni della il diritto alla libertà di stampa, oltre ad altre violazioni dei diritti umani fondamentali, non contribuiscono a creare un ambiente favorevole al ripristino del pacifico cammino democratico”.

Ha anche aggiunto nella dichiarazione pubblicata dalla Missione integrata delle Nazioni Unite a sostegno della fase di transizione in Sudan (UNITAMS), “queste violazioni devono essere fermate e deve iniziare un’indagine completa e credibile e gli autori devono essere assicurati alla giustizia”.

“Rispettare il diritto di espressione”

Inoltre, Peretz ha esortato le autorità “a rispettare il diritto alla riunione pacifica e a consentire ai manifestanti impegnati a non usare la violenza di esprimersi liberamente”.

Tuttavia, ha elogiato le misure adottate finora al fine di trovare una soluzione per ripristinare il percorso di transizione democratica, rilevando che le Nazioni Unite stanno seguendo da vicino la situazione nel Paese e continuano a cooperare per stabilire una “società giusta e pacifica che il Il popolo sudanese merita”.

A sua volta, il Consiglio per la sovranità di transizione sudanese ha denunciato gli eventi che hanno accompagnato le manifestazioni del 30 dicembre, ordinando alle autorità competenti di “prendere tutte le misure legali e militari per evitare il ripetersi di tali incidenti e l’impunità per qualsiasi aggressore”.

Ha anche sottolineato che la manifestazione pacifica è un “diritto intrinseco” sancito dalla rivoluzione di dicembre.

In Sudan da quando l’esercito ha imposto, il 25 ottobre 2021, misure eccezionali e sciolto il governo guidato da Abdallah Hamdok, nel Paese continuano le manifestazioni e le proteste di alcune forze politiche affiliate alle Forze per la libertà e il cambiamento e altre che avevano il ruolo più importante nell’isolare l’ex regime guidato da Omar al-Bashir.

Nonostante le forze armate abbiano firmato il 21 novembre un accordo con Hamdok che ha sancito la partnership tra le componenti civile e militare del Paese e ripristinato le disposizioni del documento costituzionale sospeso dopo l’imposizione dello stato di emergenza, il 25 ottobre, i manifestanti hanno continuato a chiedere lo scioglimento di quella partnership e la consegna della regola transitoria esclusivamente ai civili, respingendo l’accordo firmato tra Hamdok e il comandante dell’esercito Abdel Fattah Al-Burhan.

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