Somalia: terzo attentato terroristico in dieci giorni, circa 15 morti

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Circa 15 individui hanno perso la vita, oggi, sabato 19 febbraio, a seguito di un attentato suicida rivendicato dal gruppo terroristico al-Shabaab. L’attacco è stato perpetrato a Beledweyne, città situata nel centro della Somalia, a circa 340 chilometri a Nord della capitale, Mogadiscio, mentre nel Paese è in corso un processo elettorale precedentemente rinviato.

Secondo quanto affermato dal portavoce delle forze di polizia, Dini Roble Ahmed, il bilancio delle vittime, fino ad ora, comprende almeno 15 morti e circa 20 feriti, perlopiù civili. Stando a quanto raccontato, l’attentatore, che indossava un giubbotto esplosivo, si è fatto saltare in aria in un ristorante affollato, Hassan Dhiif, durante l’ora di pranzo, mentre al suo interno vi erano anche funzionari e politici locali. Oltre alle vittime, l’esplosione ha provocato “ingenti danni”, ha specificato il portavoce. L’episodio ha avuto luogo a Beledweyne, la capitale della regione somala di Hiran, alla vigilia del primo turno delle elezioni parlamentari per tale collegio elettorale, che dovrebbero tenersi domani, domenica 19 febbraio, e che hanno portato diversi delegati a recarsi nella città, accanto a un maggiore rafforzamento delle misure di sicurezza. A tal proposito, un ufficiale di polizia locale, Mohamud Hassan, ha affermato che l’attentato di oggi, definito il più letale per Beledweyne, ha causato la morte anche di due vice commissari distrettuali.

L’ultimo attentato rivendicato da al-Shabaab ha avuto luogo a Mogadiscio, il 16 febbraio, e ha causato almeno 6 morti. Prima ancora, il 10 febbraio, l’organizzazione terroristica somala ha preso di mira un minibus, nella capitale, su cui viaggiavano alcuni delegati coinvolti nelle elezioni parlamentari. In tale occasione, il gruppo ha affermato di aver ucciso sei delegati e cinque agenti di polizia. “Un attentatore suicida dei Mujaheddin ha condotto un’operazione contro un convoglio del governo apostata. L’obiettivo erano i delegati che selezionavano i legislatori”, ha annunciato Abdiasis Abu Musab, portavoce delle operazioni militari di al-Shabaab.

Nel frattempo, la Somalia è impegnata nelle elezioni nazionali, volte a nominare i membri della Camera bassa del Parlamento, le cui votazioni, in ritardo di oltre un anno, dovrebbero concludersi il 25 febbraio. Il processo di voto somalo si basa su modello indiretto definito complesso, in base al quale sono le assemblee statali locali e i delegati dei clan a scegliere i membri del Parlamento nazionale, i quali, a loro volta, saranno chiamati a eleggere il presidente. Finora, sono stati eletti 159 dei 275 parlamentari che siedono nella Camera bassa. Tra coloro che si candidano per un seggio a Beledweyne vi è Farhad Yasin, l’ex capo dei servizi di intelligence della Somalia, che al momento riveste la carica di consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Mohamed Abdullahi Mohamed, meglio conosciuto con il soprannome di Farmajo.

Tuttavia, è proprio un tale clima di fermento elettorale che fa prevedere un intensificarsi delle operazioni di al-Shabaab, organizzazione terroristica affiliata ad al-Qaeda, la quale è solita prendere di mira obiettivi legati al governo. Lo scopo del gruppo, secondo le Nazioni Unite e analisti internazionali, sarebbe rovesciare il governo centrale e imporre la propria interpretazione, definita “rigida”, della Legge islamica. Al-Shabaab era riuscita a prendere il controllo di vaste zone della Somalia fino al 2011, ma in tale anno una serie di efficaci offensive lanciate dall’esercito somalo, in coordinamento con l’Unione Africana, hanno provocato un indebolimento dell’organizzazione, costretta a ritirarsi dai principali centri abitati, tra cui Mogadiscio.

Tuttavia, come riporta anche il Country Report on Terrorism 2020, elaborato dal Dipartimento di Stato degli USA, il gruppo terroristico, negli ultimi anni, ha continuato a reclutare seguaci, raccogliere e gestire risorse sostanziali e a controllare de facto vaste regioni somale, che gli hanno consentito di condurre operazioni oltreconfine. Si stima che l’organizzazione sia composta da circa 7.000 – 9.000 uomini e che abbia sfruttato la propria influenza nella Somalia meridionale e centrale per estorcere milioni di dollari a residenti e imprese locali. Il gruppo ha speso gran parte del suo denaro in diverse operazioni, tra cui attacchi contro strutture governative e civili, omicidi mirati e imboscate lungo le rotte di rifornimento. Sebbene sia radicata in Somalia, al-Shabaab conduce attacchi anche nei Paesi vicini, in particolare in Kenya. Non da ultimo, l’organizzazione ha colpito anche gli interessi degli Stati Uniti nella regione, come mostrato dall’attacco del 5 gennaio 2020 contro una base militare delle forze di difesa del Kenya, supportata dagli Stati Uniti, che ha provocato la morte di 3 cittadini statunitensi.

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