Libia: governo di Bashagha presta giuramento nel bel mezzo di tensioni

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Libia – Il governo di Fathi Bashagha ha prestato giuramento a Tobruk, il 3 marzo, nel bel mezzo di tensioni per via del rapimento di due ministri, delle dimissioni di un membro del gabinettio e delle accuse rivolte al Governo di Unita Nazionale (GNU) di Abdelhamid Dbeiba, in relazione alla chiusura dello spazio aereo libico.

La mattina presto del 3 marzo, il ministro degli Esteri libici, Hafez Gaddour – ex ambasciatore libico in Italia dal 2006 al 2012 – e il ministro della Cultura, Salha Al-Zarrouk, insieme ad altre personalità, sono stati rapiti mentre si stavano dirigendo a Tobruk, da Misurata, per prendere parte alla cerimonia per il giuramento dell’esecutivo di Bashaga. Secondo fonti libiche, il convoglio di auto che li stava portando a Tobruk è stato coinvolto in una sparatoria intorno alle 7 del mattino. Secondo il sito libico Abaadnews, dietro il denunciato rapimento del ministro degli Esteri designato vi sarebbe un gruppo armato affiliato a Dbeibah.

Lo stesso giorno, Bashagha ha accusato il premier del Governo di Unità Nazionale (GNU), Abdelhamid Dbeibah di aver ordinato la chiusura dello spazio aereo libico, a partire dalla sera del 2 marzo, per impedire ad alcuni ministro e deputati della Camera dei Rappresentanti di raggiungere Tobruk in tempo per presenziare al giuramento del nuovo esecutivo. Bashaga si è rivolto al procuratore generale, Al Siddiq Al Sour, affermando che il GNU, il cui mandato è scaduto, ha effettuato una chiara violazione del diritto di circolazione costituzionalmente garantito. Secondo Bashagha, inoltre, il GNU si celerebbe dietro all’attacco contro i ministri degli Esteri e della Cultura di questa mattina. Come precisa

Bashaga ha sottolineato che il comportamento del governo uscente è “punibile ai sensi dell’articolo 204 del codice penale libico, che prevede la pena di morte contro chiunque commetta un atto che impedisca, in tutto o in parte, al capo dello Stato, all’autorità legislativa o al governo di esercitare le proprie attività, o per esercitare poteri che gli sono stati legalmente attribuiti, anche se si tratta di un’interdizione temporanea”.

Sempre il 3 marzo, il ministro dell’Economia e del Commercio del nuovo governo, Jamal Salem Shaaban, ha rifiutato la carica, dichiarando di non essere onorato di “far parte di un governo che porta guerra e distruzione”, con “la capitale sta entrando in un tunnel oscuro, le cui conseguenze potrebbero essere terribili”. Shaaban ha aggiunto che la formazione del nuovo esecutivo “non è stata caratterizzata da trasparenza e integrità” e non ha rispettato le regole procedurali. “Abbiamo visto anche le dichiarazioni del presidente dell’Alto Consiglio di Stato, Khaled Al-Mashri, il quale ha respinto le procedure della Camera dei Rappresentanti, in quanto non c’è stata alcuna consultazione con l’Alto Consiglio di Stato, che è un partner essenziale secondo l’accordo politico”, ha continuato Shaaban.

Nella serata del 2 marzo, in un discorso pubblico, Dbeibah ha ribadito di non voler lasciare il potere, se non a un governo eletto attraverso votazioni nazionali, affermando che il governo Bashagha “non avrà un posto e non lavorerà nella realtà”. Occorre attendere per capire come si evolverà la situazione, dal momento che Bashagha insiste affinché si verifichi una transizione dei poteri pacifica, invitando il Gnu a rispettare la democrazia.

Nel frattempo, in relazione alle conseguenze del conflitto in Ucraina, secondo una fonte militare della regione orientale, i combattenti della compagnia russa Wagner Group hanno lasciato la Libia per tornare in Russia. Ad avviso della fonte, Mosca vorrebbe sfruttare le loro esperienze di combattimento e operatività nell’ambito dell’invasione dell’Ucraina.

Questa mattina, inoltre, il Ministero del Petrolio e del Gas ha descritto la decisione della National Oil Corporation (NOC) di fermare l’esportazione di petrolio da 6 porti, a causa del maltempo “un pregiudizio alla sicurezza nazionale e una manomissione delle capacità del popolo libico”, osservando che la decisione “è stata presa senza coordinarsi con il Ministero”.

Si è trattata dell’ultima di una serie di tensioni ai vertici della gerarchia amministratica del settore petrolifero, inziate lo scorso agosto. Il 19 febbraio, Aoun ha chiesto a Dbeibah di intraprendere un’azione legale contro il presidente della National Oil Corporation (NOC), Mustafa Sanallah, che il ministro accusa di spionaggio. In una lettera, Aoun ha spiegato a Dbeibah che il suo Ministero sta affrontando ostacoli, come la mancanza di telecomunicazioni e di rete negli uffici, soprattutto in quello del ministro, causati da disturbi radiofonici provenienti da un vecchio ufficio della NOC, secondo un’indagine svolta dalla Al-Madar Telecom Company. Alla luce di ciò, il Ministero ha invitato la compagnia nazionale libica a consegnare le chiavi dell’ufficio, ma quest’ultima si è rifiutata. Dunque, Aoun vuole che Sanallah sia ritenuto il responsabile di quanto sta accadendo, così che il GNU deva perseguire i suoi atti immorali e illegali.

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