L’Italia prende il comando delle forze Nato in Iraq

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L’Italia prende il comando delle forze Nato in Iraq – Il generale Giovanni Iannucci sostituisce il danese Michael Lollesgaard. Per l’Italia un riconscimento dell’impegno costante a supporto delle forze di Baghdad.

Cambio della guardia per il comando Nato in Iraq. Il generale di divisione Giovanni Iannucci prende il posto del tenente generale danese, Michael Lollesgaard, che guidava la missione dal 6 maggio 2021. La cerimonia del passaggio di consegne è avvenuta nella capitale dell’Iraq, Baghdad, nella base Union III, con la partecipazione dell’ambasciatore Maurizio Greganti e del comandante del Comando operativo di vertice interforze (Covi), generale Francesco Paolo Figliuolo. Ad aprirla, le parole del vicecomandante supremo della Nato per l’Europa, generale Tim Radford.

Parole di stima sono arrivate direttamente dal segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg. “Accolgo con favore l’arrivo del generale di divisione Iannucci a capo della nostra missione. Non vedo l’ora di lavorare a stretto contatto con lui alla guida delle nostre attività di sviluppo delle capacità a sostegno delle istituzioni di sicurezza e delle forze armate irachene, come richiesto dal governo iracheno“, ha dichiarato Stoltenberg dopo aver ringraziato il predecessore danese. Un messaggio che conferma gli obiettivi della missione, nata nel 2018 per sostenere l’addestramento delle forze irachene e si coordina non solo con i comandi di Baghdad e la Difesa dell’Iraq, ma anche con i vertici della coalizione anti-Daesh e dell’Unione europea.

Per l’Italia si tratta di una nomina che conferma l’interesse sia di Roma per l’Iraq che da parte della Nato nell’avere le forze italiane in territorio iracheno. La missione Nato, attiva dal 2018 su richiesta del governo iracheno, passa infatti per la prima volta sotto il comando italiano ed è un’immagine molto netta dell’importanza dello scenario iracheno per Roma. Come riporta Agenzia Nova, lo stesso generale Iannucci ha “sottolineato la grande responsabilità e l’onore che il comando di Nmi comporta per l’Italia, che assume per la prima volta tale impegno in un quadrante da sempre fondamentale per la politica estera e di difesa del nostro Paese”. E questo crescente ruolo dell’Italia nel Paese mediorientale lo si nota da dvierso tempo, non solo con una presenza costante del personale delle forze armate nel Paese, ma anche con un continuo impegno diplomatico fatto di una fitta rete di incontri istituzionali e di rapporti strategici in campo economico.

Il comando italiano giunge infatti dopo un lungo periodo di preparazione del terreno che ha permesso, negli anni, di rafforzare la sinergia tra Baghdad e Roma anche sotto l’ombrello atlantico e di Washington. Gli Stati Uniti, che hanno avviato un graduale disimpegno dal Paese per il loro ripensamento strategico sul Medio Oriente e l’Asia centrale, hanno da tempo avviato una profonda rivalutazione dell’impegno dei Paesi alleati negli scenari bellici dove era invece molto più forte e incisiva la presenza militare Usa. E l’Italia è sempre stato uno degli alleati più attenzionati da parte statunitense per il ruolo in alcuni conflitti dove ha sempre dimostrato non solo impegno, ma anche capacità di sacrificio. Purtroppo, anche fino alle estreme conseguenze.

IlGiornale

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