I pubblici ministeri svizzeri hanno dichiarato mercoledì di aver incriminato una donna per tentato omicidio per conto del gruppo Daesh per un brutale attacco con coltello nel novembre 2020.
La donna, di cui non è stato reso noto il nome, 29 anni, ne avrebbe aggredite altre due in un grande magazzino nella città meridionale di Lugano.
E’ stata accusata anche di violazione delle leggi contro l’associazione con Al-Qaeda, Daesh e gruppi correlati e di prostituzione illegale.
L’ufficio del procuratore generale ha affermato che l’accusa relativa a un “attacco estremista con un coltello” e che la presunta persona che l’ha compiuta, una cittadina svizzera,”intendeva uccidere le sue vittime e commettere un atto terroristico per conto di Daesh”.
“La sospettata ha agito volontariamente e con particolare spietatezza. Ha brutalmente attaccato con un coltello le sue vittime selezionate a caso, con l’obiettivo di ucciderle e quindi diffondere il terrore in tutta la popolazione a nome di “Daesh””, si legge.
Una delle due vittime ha riportato gravi ferite al collo mentre la seconda, con l’aiuto di altri presenti sulla scena, è riuscita a sopraffare la terrorista e a trattenerla fino all’arrivo della polizia, che l’ha arrestata.
Gli agenti hanno subito scoperto che era stata collegata a un’indagine sul jihadismo del 2017.
La donna aveva stretto una relazione sui social media con un combattente estremista in Siria e aveva tentato di recarsi nel paese dilaniato dalla guerra per incontrarlo, secondo quanto riferito dalla polizia in quel momento.
È stata fermata dalle autorità turche al confine siriano e rimandata in Svizzera, hanno detto, aggiungendo che la donna soffriva di problemi di salute mentale ed era stata ricoverata in una clinica psichiatrica.