Emirati: nuove nomine per un nuovo equilibrio di potere

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Emirati: nuove nomine per un nuovo equilibrio di potere – Con le recenti nomine in posizioni chiave del sistema di potere degli Emirati Arabi Uniti, il presidente, Mohammed bin Zayed Al Nahyan, ha aumentato il proprio peso politico, quello della sua famiglia e quello di Abu Dhabi negli equilibri della federazione.
Con le recenti nomine in posizioni chiave del sistema di potere degli Emirati Arabi Uniti, il presidente, Mohammed bin Zayed Al Nahyan, ha aumentato il proprio peso politico, quello della sua famiglia e quello di Abu Dhabi negli equilibri della federazione, favorendo al contempo l’instaurazione di più solidi equilibri tra le famiglie regnanti, in particolare con Dubai, l’altro polo rilevante nella compagine federale. Una manovra, peraltro, benedetta per il solo fatto di essere stata disposta durante il mese di Ramadan, sacro per i musulmani. Ma soprattutto una mossa che si può considerare a metà tra l’acume politico e la sapienza tribale, una sorta di armonizzazione tra le strutture dello Stato moderno (e post-moderno) e le dinamiche tipiche delle società in cui sono i legami fra tribù a determinare il senso di appartenenza e di identità.

Secondo Giuseppe Dentice, analista del Centro di studi internazionali (Cesi) e dottore di ricerca in Istituzioni e politiche presso l’Università cattolica del Sacro Cuore, “la nomina di due fratelli di Mohammed bin Zayed (Tahnoun e Hazza) a vice governatori di Abu Dhabi e quella del fratello Mansour, proprietario del Manchester City, a vice presidente della federazione degli Emirati, significa un rafforzamento della famiglia Al Nahyan all’interno del sistema federale emiratino”, in quanto attribuisce “un ruolo decisamente dominante ad Abu Dhabi, l’emirato più ricco di risorse ed economicamente più sviluppato”. Anzi, come sostiene Cinzia Biancoanalista dell’European council on foreign relations (Ecfr), “la ragione dell’accentramento su Abu Dhabi è frutto delle ambizioni” di Mohammed bin Zayed, dal momento che “lui e la sua famiglia sono i sovrani di Abu Dhabi. Quindi, se Abu Dhabi rafforza il controllo su tutti gli Emirati Arabi Uniti, lui è la sua famiglia rafforzano il controllo su tutta la federazione”.

Del resto, come ha spiegato Bianco, Mohammed bin Zayed ha sempre pensato che la natura federale degli Emirati fosse in qualche modo “un freno” alle potenzialità del Paese, a livello regionale e globale, riconoscendone comunque la convenienza”. Quest’ultima risiede, appunto, nella “molteplicità di centri decisionali”, che, ad esempio, “ha consentito agli Emirati di aggirare le sanzioni occidentali contro Iran e Russia (ad esempio tramite gli emirati di Fujarah o Ras al Khaimah), con il governo centrale che in caso di rimostranze si è giustificato con l’impossibilità di controllare questioni interne ai singoli centri di potere. Allo stesso tempo Mohammed bin Zayed sa anche che avere molteplici famiglie reali con capacità decisionali può rallentare i processi”. Dunque, le recenti nomine decretate dal presidente emiratino, che Bianco ha definito nel loro complesso “un passaggio generazionale di potere”, contribuirebbero a preservare questo equilibrio tra accentramento e multipolarità che contraddistingue gli Emirati, soprattutto da quando Mohammed bin Zayed ne ha preso la guida. L’unica eccezione potrebbe essere la più naturale designazione del figlio Khaled bin Mohammed, già capo dell’intelligence emiratina dal 2016, come principe ereditario, che si limita a formalizzare la successione al trono.Tra le nomine decretate da Mohammed bin Zayed, dunque, c’è quella del fratello Mansour come vice presidente della federazione degli Emirati, una carica finora riservata alla famiglia regnante di Dubai, gli Al Maktoum, che, nondimeno, la mantengono. In tal modo, il presidente emiratino, scindendo in due la vice presidenza della federazione, ha instaurato di fatto una sorta di diarchia, che formalizza l’equilibrio tra le due famiglie più potenti degli Emirati, gli Al Nahyan e gli Al Maktoum, che regnano rispettivamente sui due maggiori centri di potere del sistema federale: Abu Dhabi, come polo economico più ricco di risorse, ma anche come polo militare, vista la formazione di Mohammed bin Zayed; in secondo luogo, Dubai, polo economico finanziario emergente. Nondimeno, non si tratta di una semplice diarchia, giacché Mansour bin Zayed è sposato dal 2005 con Manal bint Mohammed Al Maktoum, figlia dell’emiro di Dubai e attuale primo ministro degli Emirati, Mohammed bin Rashid Al Maktoum. Di conseguenza, la vicepresidenza della federazione si può considerare a tutti gli effetti una carica condivisa. Può risultare interessante, da questo punto di vista, la nomina di altri due fratelli di Mohammed bin Zayed, Hazza e Tahnoun come vice governatori (quindi vice sovrani) dell’emirato di Abu Dhabi. Due personalità che hanno ricoperto cariche politiche di spicco, ma che sono anche alla testa delle maggiori istituzioni economico-finanziarie di Abu Dhabi. Hazza, consigliere per la sicurezza nazionale dal 2006 al 2016 e successivamente vice presidente del Consiglio esecutivo di Abu Dhabi e presidente del Consiglio di amministrazione dell’Autorità di identità degli Emirati, è stato direttore prima della First Gulf Bank (dal 2006 al 2016), poi della First Abu Dhabi Bank. Tahnoun, invece, che da consigliere per la sicurezza nazionale ha seguito questioni cruciali tanto per gli Emirati, quanto per la regione, tra cui tra cui la disputa con il Qatar, il processo di normalizzazione delle relazioni con Israele, le tensioni con l’Iran e la guerra in Yemen, è a capo del Fondo sovrano di Abu Dhabi (la Abu Dhabi Investment Authority, Adia) che controlla i settori cruciali dell’economia emiratina, tra cui la Abu Dhabi Development Holding Company (Adq) e la First Abu Dhabi Bank.
agenzianova

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