“Continua incessante la persecuzione dei cristiani in Pakistan”

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Continua incessante la persecuzione dei cristiani in Pakistan” – Ieri, mercoledì 16 agosto, è stata una giornata davvero terribile. Non erano ancora le 7, quando centinaia di integralisti islamici tra cui persino dei ragazzini, prendendo a pretesto un presunto episodio di profanazione (pagine strappate e scritte “blasfeme”) di una copia del Corano da parte di due uomini, cosa peraltro negata dalla comunità cristiana, hanno iniziato ad assaltare numerose chiese: almeno 21 certe, ben più di quelle che dicono i media pakistani.

Nella città di Jaranwala, situata nel distretto di Faisalabad, nella famosa regione orientale del Punjab, gente armata di spranghe, bastoni e pietre (alcuni presenti riprendevano la scena con il cellulare e numerosi sono i video che circolano online) ha fatto irruzione dapprima in una chiesa cattolica e picchiato un catechista. Invece il parroco, Padre Khalid Mukhtar, è fortunatamente riuscito a fuggire.

Poi è stata la volta di altre tre chiese: quella dell’Esercito della Salvezza, che è una delle più antiche dell’area, una chiesa presbiteriana e un’altra ancora a Faisalabad. Non solo: tombe di cristiani sono state bruciate e oggi, giovedì 17, sono state date alle fiamme altre due chiese nella città di Taxila, una delle 50 più grandi del Pakistan. E’ stato riferito che la folla sarebbe stata istigata dagli altoparlanti di alcune moschee integraliste, dopo che le presunte pagine strappate del libro sacro dell’Islam sarebbero state portate ad un leader religioso.

Il vescovo protestante Azad Marshall ha chiamato le autorità per risolvere la situazione e scritto un accorato messaggio su Twitter, precisando che intanto l’edificio di una chiesa veniva bruciato. L’alto prelato ha denunciato la profanazione di copie della Bibbia, molestie e torture subite da cittadini di religione cristiana e ribadito l’infondatezza dell’accusa di “blasfemia” nei confronti del Corano. La polizia ha però promesso di arrestare i due accusati, che sono riusciti a fuggire, dopo che le loro case sono state derubate e distrutte come molte altre, dove vivevano i cristiani. Ci sono le testimonianze di alcuni sopravvissuti.

“Chiediamo giustizia e azione da parte delle forze dell’ordine e di coloro che devono garantire giustizia e sicurezza a tutti i cittadini – ha scritto Marshall – affinché intervengano immediatamente e ci assicurino che le nostre vite hanno un valore nella nostra stessa patria che ha appena festeggiato l’indipendenza e la libertà” (il 14 agosto).

Centinaia di cristiani pakistani, uomini e donne, giovani e meno giovani, sono scesi per strada ieri a protestare a Karachi, con cartelli e slogan per condannare il rogo di chiese e bibbie e per chiedere di fermare la violenza contro la loro comunità, che però appunto sta continuando anche oggi. La polizia è in massima allerta a Lahore e le zone cristiane sono piene di poliziotti.

 

Alessandra Boga

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