Sospesi tra due mondi

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grillo

I figli degli immigrati, si trovano in una condizione di pendolarismo perenne, di costante adattamento, sospesi tra “due mondi” spesso troppo diversi. Vivono situazioni conflittuali, sia con i genitori legati ai propri valori culturali, sia con la società d’accoglienza, dove sono visti come stranieri anche quando sono nati in Italia. Dunque il processo di integrazione delle nuove generazioni non è affatto facile.

Si è passati dalla prospettiva dell’assimilazione “lineare” degli inizi del 900 riferita alle migrazioni europee negli USA, secondo la quale gli immigrati dovevano abbandonare la proprio cultura d’origine per inserirsi nel nuovo contesto acquisendone anche i tratti culturali, a teorie più avanzate che vanno al di là del determinismo o del linearismo, a una prospettiva “transnazionale” e del “cosmopolitismo; in cui i migranti diventano “trans migranti”, ovvero persone che mantengono relazioni sociali e affettive che travalicano i confini nazionali, in una dimensione che tende a tenere insieme il tempo (passato), e il luogo (paese di origine), con elementi appartenenti a un altro tempo (il presente), e un altro luogo (il paese attuale).

In questa prospettiva i giovani figli dei migranti, assumono forme di identificazione indipendenti sia dalla propria origine etnica che da quella del contesto di accoglienza. Un importante contributo ci è stato dato anche da A. Portes che ha elaborato il concetto di “assimilazione segmentata” e di “acculturazione” selettiva, sottolineando che l’integrazione è strettamente correlata alle caratteristiche individuali e alle proprie competenze. Infatti secondo la teoria dell’ “assimilazione segmentata”, le persone dotate di scarse capacità individuali (linguistiche, professionali e relazionali), hanno maggiori difficoltà di inserimento. La prospettiva dell’“acculturazione selettiva”, prevede invece che l’apprendimento delle abilità necessarie per inseriti nel nuovo contesto, non entra in contrasto con il mantenimento della propria cultura. Genitori e figli, dunque, si muovono consapevolmente su due binari diversi riducendo il rischio di conflitti, salvaguardando l’autorità genitoriale e promuovendo un efficace bilinguismo nelle nuove generazioni. Tutto ciò partendo dal presupposto che tale costruzione non è mai definitiva, ma sempre in divenire, continuamente negoziata in relazione a specifici contesti d’azione, nella piena consapevolezza che stiamo costruendo oggi gli scenari futuri di una
società che si sta inevitabilmente dirigendo verso la pluralità, la multiculturalità.

Di Adriana Aiello

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