Due storie di vergogna e ipocrisia

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Dalal Nabih e Patrick Zaki, due storie a confronto

Lei, Dalal Nabih, marocchina di 36 anni di cui 31 vissuti in Italia, a 14 anni rimane orfana di madre, assassinata dal marito con premeditazione; portata dal padre in Marocco viene venduta come sposa-bambina. Il suo ex marito ha rapito il loro figlio e letteralmente fatto sparire.

Lui, Patrick Zaki, egiziano di 27 anni, già ricercatore presso la ONG egiziana Egyptian Initiative for Personal Rights (EIPR), arriva a Bologna per un master in Gender e Women Studies dell’Erasmus Mundus (Gemma). Attivo nella critica al governo, viene arrestato per attività sovversiva.

Per la prima, la cittadinanza italiana è resa impossibile da una burocrazia contorta e asfissiante. Per il secondo, al quale il Comune di Bologna ha già dato la cittadinanza, il Senato si è espresso favorevolmente a questo riconoscimento.

Nel caso di Nabih, la vergogna è che il nostro governo non abbia mai proceduto a richiedere l’estradizione per un omicida, il quale per altro non ha mai scontato un giorno di carcere, né ha esercitato pressioni internazionali per la tutela di un minore e il ricongiungimento materno. L’altra vergogna riguarda quei movimenti femministi pronti a inginocchiarsi e a frignare per le più squallide voglie libertarie, e che sono sempre stati assenti – e quindi complici – di fronte a procedure giuridiche e a pratiche sedicenti religiose di chiara sopraffazione delle bambine e delle donne.

Lei ha studiato, vive e lavora in Italia con un permesso di soggiorno illimitato. Lui fa base nel nostro Paese per attaccare il legittimo governo egiziano con questioni ideologiche e politiche.

Aldilà delle pressioni politiche e del diritto internazionale, dei problemi del singolo, delle scelte personali e di tutte le variabili psico-sociologiche che distinguono i due casi, di certo è il comportamento infido, ipocrita, farisaico e gesuitico – tanto per stare in tema religioso a tutti noto – del governo italiano, con l’applicazione costante e metodica della doppia morale.

Un tempo, quando facevamo parte di un impero sul quale volavano le aquile di Roma, veniva applicata una norma indiscutibile di pietas: “Parcere subiectis et debellare superbos”. Ora siamo in piena perversione: ci si inchina ai prepotenti e si infierisce sui più deboli.

È così che va il vostro mondo!

Di Adriano Segatori

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