Bullismo e Cyberbullismo. Educare e difendere i minori dalle insidie della rete

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Bullismo e Cyberbullismo – Nell’ultimo decennio, troppo spesso, la cronaca riporta notizie di episodi d’intolleranza tra giovanissimi e che, non di rado, sconfinano in una vera e propria violenza, con atti deleteri e, qualche volta mortali. Quando non si arriva alla soppressione fisica, si assiste ad un processo di demolizione dell’Io della persona “presa di mira” che, pian piano, arriverà a demolire la propria autostima, entrando in un circolo vizioso che lo allontanerà dal mondo in cui vive. A volte si assistono a fenomeni di suicidio perché la vittima, stanca delle continue vessazioni e incapace di chiedere aiuto, preferisce porre fine alla propria vita, come unica via d’uscita.

D’altro canto è un dovere della società domandarsi il perché di tale fenomeno, analizzarne gli aspetti e studiare i componenti del “branco” uno ad uno.

Gli studi ci riportano i disagi in cui versano i giovanissimi e si può racchiudere in una sola parola: solitudine.

Solitudine affettiva, mista a mancanza di modelli da seguire, mancanza di valori. In senso generale, è venuta a mancare la famiglia nel tradizionale significato: luogo di calore e amore. Ragazzi allo sbando, incollati sui social che danno una visione distorta della realtà.

Madri e padri che hanno perso la loro figura genitoriale, calandosi in una sorta di ruolo che li vede “amici” dei propri figli, creando scompenso e confusione.

Bullo: teppista, bravaccio.

Il bullo attivo, colui che agisce, è aggressivo nei confronti dei compagni, a volte anche nei confronti di insegnanti e figure adulte, manifesta comportamenti di prevaricazione e violenza in generale. Da un punto di vista psicologico presenta scarsa empatia, una distorta immagine di sé e nutre il desiderio di dominare. Il bullo percepisce e vede le conseguenze del suo comportamento, ha dunque una consapevolezza cognitiva ma non emotiva e tende alla deresponsabilizzazione e minimizzazione delle sue azioni. Il bullo passivo invece attua le prepotenze, ma non prende mai iniziativa per primo, preferisce incitare i bulli attivi insieme al gruppo dei pari, diventando dunque spettatore. La vittima passiva subisce le prepotenze senza poter reagire e senza farsi rispettare, si sente sola e abbandonata, non ha molti amici e solitamente è fisicamente debole. Manifesta uno stato di profonda insicurezza, con scarsi livelli di autostima. La vittima collusiva invece accetta di ricoprire quel ruolo per acquisire popolarità e poter essere accettata dal gruppo. A volte tende a mascherare le sue vere competenze scolastiche ed intellettive per evitare di essere esclusa.  

Cyberbullismo: atto aggressivo, molesto, compiuto tramite strumenti telematici (sms, e-mail, siti web, chat, ecc.)

Esso si configura come un tipo di attacco continuo, ripetuto, offensivo e sistematico attuato mediante la rete. Le ricerche indicano che oltre il 90% degli adolescenti in Italia sono utenti di internet e il 98% di questi dichiara di avere un profilo su uno dei social network più conosciuti e usati (Facebook, Instagram); il 52% dei giovani utenti di internet si connette almeno una volta al giorno, inoltre, l’utilizzo dei nuovi cellulari o smartphone consente una connettività praticamente illimitata.

Oggi più che mai, abbiamo sperimentato la nostra fragilità e a volte la nostra impreparazione rispetto alle sfide digitali che ci propone la scuola e il mondo del lavoro. I cosiddetti nativi digitali, anche se sembrano essere la generazione più preparata sul piano delle tecnologie , in realtà è quella più  fragile ed esposta alle insidie  della rete , perchè spesso il loro accesso non è tutelato della privacy o perchè ignorano totalmente le conseguenze delle loro azioni in rete.

Dal 29 maggio 2017 è entrata in vigore la prima legge numero 71 sul cyberbullismo in Italia che definisce il cyberbullismo “ogni forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto di identità, alterazione, manipolazione, acquisizione illecita, trattamento illecito dei dati personali in danno di minorenni nonché la diffusione di contenuti online il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro essa in ridicolo”.

Arginare il fenomeno del bullismo così come quello del cyberbullismo non è affatto semplice, ma è particolarmente importante che i ragazzi riescano a superare il senso di vergogna chiedendo aiuto ad una figura di riferimento adulta, aprendosi al dialogo ed al confronto. Il ruolo della famiglia e della scuola infatti risultano determinanti. Per farlo, oltre ad un adeguato supporto psicologico e pedagogico bisogna partite come sempre dall’educazione digitale, arricchendone di volta in volta i contenuti e soprattutto “ formando” chi deve “formare”.

Di Luigia Aristodemo e Maria Mollo

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