Election day, un segnale chiaro dagli italiani

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Antonfrancesco Venturini

Election day, un segnale chiaro dagli italiani –  La recente tornata elettorale ha dato un segnale chiaro al mondo politico, che va letto nel suo significato più profondo.

Il referendum è stato un flop fin troppo prevedibile, che nulla ha a che fare con il sole e con il mare.
E’ molto triste per la democrazia che la gente non vada a votare, ma, come ho sempre sostenuto, i cittadini vanno chiamati ad esprimere la propria volontà diretta su grandi temi di semplice comprensione e non su quesiti complicatissimi ed argomenti estremamente tecnici, i cui risvolti effettivi difficilmente possono essere compresi dall’uomo della strada, sia pur informato.

Che, poi, ci sia stata scarsa informazione da parte dei media è altra questione, ma non credo che ciò abbia avuto un ruolo determinante.
Il messaggio, comunque, che si può leggere da detta bassissima affluenza, è un invito alla classe politica a fare il proprio lavoro in Parlamento, perché quello è il luogo per le riforme vere e complete, quasi un preavviso di sfratto per l’attuale compagine di maggioranza, che evidentemente è tutt’altro che compatta, mostrando tutti i suoi limiti sui temi importanti, ed, ormai, non rappresenta più i rapporti di forza presenti nel Paese, come hanno certificato i risultati delle amministrative dai quali appare evidente la decadenza del M5S che non raggiunge neppure le due cifre e crolla nella stessa Sicilia dove fino a poco tempo fà raccoglieva maggioranze bulgare.

Gli elettori hanno, quindi, fortemente penalizzato i grillini, che probabilmente alle prossime politiche se non spariranno poco ci mancherà, riportando il bipolarismo nel nostro Paese.
Il PD ha mantenuto le posizioni, d’altra parte è un partito di potere con una struttura radicata che fa sentire il proprio peso, ma qualche difficoltà c’è nel trovare quella base di valori che identificavano le componenti storiche che esso hanno formato, la sinistra vera e propria non è praticamente pervenuta, i centristi vicini al PD, come Calenda e Renzi, hanno ottenuto buoni risultati, ma in realtà territoriali troppo limitate per dare ad essi una valenza nazionale, il vero vincitore è stato il centro destra unito a trazione Fratelli d’Italia, che conferma la propria costante crescita, con una Lega che arretra anche al Nord, una Forza Italia che, comunque, ancora regge delle posizioni, non dei tempi d’oro ma dignitose, ed i centristi di questa metà campo il cui contributo, se pur modesto, c’è stato.

Interessante è stato l’accento posto da Giorgia Meloni, nel commentare il successo elettorale, sulla classe dirigente del partito, avendo compreso che i cittadini ormai sono stufi del leader solitario capopopolo, che, come abbiamo visto nella storia recentissima, passa da percentuali stratosferiche anche del 40% a ridimensionamenti decisi o addirittura a risultati ad una cifra, e sentono il chiaro bisogno di forze politiche strutturate sui territori, con dirigenti onesti e capaci vicini alla gente che attuino un gioco di squadra, unico antidoto all’antipolitica ed al distacco degli elettori dalle urne.
E’ sotto gli occhi di tutti, poi, che ognuna delle due metà campo ha i propri problemi, Letta si trova nella necessità di scegliere tra i grillini ed i centristi, se fossi in lui non avrei alcun dubbio di accordarmi con questi ultimi, ma probabilmente andrà nell’altra direzione, il centro destra deve ritrovare la propria armonia ed accettare la regola aurea di coalizione che chi prende un voto in più esprime il Presidente del Consiglio.

Mi azzardo a prevedere che le prossime elezioni politiche saranno vinte dal centro destra unito a trazione meloniana, essendo il Paese pronto ad una svolta conservatrice e di chiara alternanza alla sinistra, questo appare il segnale pervenuto dal voto amministrativo, ma mi azzardo anche a rappresentare la necessità che, per un Governo solido e duraturo, da collante all’interno del centro destra vi sia, in ogni partito o, quanto meno, nel partito che sarà maggiormente rappresentativo, una decisa presenza di politici dichiaratamente cattolici, che, pur nella incontestabile laicità delle Istituzioni, da sempre hanno dato al nostro Paese ed agli elettori quella affidabilità, che infonde ai cittadini tranquillità e fiducia, basata su principi millenari profondamente umani e di cui oggi si sente l’assoluto bisogno. I partiti che meglio interpreteranno questa esigenza e che maggior spazio daranno a figure di questo tipo, faranno un grande servizio
alla comunità nazionale.

Antonfrancesco Venturini

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