Milano: lo Stato deve dare più soldi se è un politico a finire in carcere per errore

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Milano – Lo ha stabilito la Cassazione sul caso di un ex vicensindaco dell’Isola d’Elba, assolto da tutte le accuse.

Più soldi rispetto al semplice calcolo aritmetico basato sui giorni passati ingiustamente in carcere perché la sua carriera politica agli albori è stata compromessa e come medico ha perso parte dei suoi assistiti tenendo conto che la sua reputazione in una “realtà di piccole dimensioni” potrebbe essere stata compromessa in modo irreparabile.

Lo ha deciso la Cassazione con una sentenza del 25 agosto letta dall’AGI in relazione alla vicenda di Enrico Niccolò Graziani, l’ex vicensindaco di Campo dell’Elba, piccolo Comune dell’isola toscana, detenuto dall’ottobre 2005 al febbraio 2006 con le accuse di concussione e abuso d’ufficio dalle quali è stato poi assolto ‘perché il fatto non sussiste’.

L’assoluzione non basta a restituire la reputazione

I giudici hanno accolto il ricorso presentato dal suo legale, Filippo Castellaneta, annullando la decisione della Corte d’Appello di Firenze secondo la quale gli andava attribuita a titolo di equa riparazione ‘solo’ la somma di qusi 18mila euro sulla base del “mero calcolo aritmetico dell’ammontare giornaliero moltiplicato per i giorni di custodia cautelare”. Ma in questo caso, dicono gli ‘ermellini’,  “la lesione è più grave rispetto alle normali conseguenze derivate da una ingiusta e incolpevole detenzione” perché la carcerazione ha provocato a Graziani “un impoverimento tale da modificare uno stile complessivo di vita”.

L’assoluzione non basta, come sostenuto dai giudici d’appello, a risanare la reputazione tenendo presente “una serie di pregiudizi di rilevante natura economica, professionale e familiare (consistente perdita di numero degli assistiti, impossibilità di attendere ad obblighi assunti verso terzi) nonché la compromissione dell’avviata carriera politica”.

La parola torna alla Corte d’Appello

Ai giudici fiorentini viene rimproverato di non avere affrontato “il tema della definitività o meno  della reputazione derivante dall’applicazione di una misura custodiale in una  realtà di piccole dimensioni, come quella in cui si è verificata la vicenda che ha coinvolto tutti gli aspetti della vita personale dell’interessato”.

Il provvedimento della Corte d’Appello è stato annullato con rinvio per un nuovo giudizio che dovrà riformulare l’indennizzo per i danni subiti da Graziani.

Agi

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