Dal “ci capiamo” a “è un falso”: le giravolte di Di Maio su Salvini

3 mins read
Matteo Salvini dl fisco

Nella sua autobiografia, il ministro degli Esteri attacca il segretario della Lega. Scordandosi di quando lo lodava e diceva: “Possiamo fare un buon lavoro assieme”.

Io credo fortemente nel fatto che con la Lega di Matteo Salvini si possa fare un buon lavoro per questo Paese“. “Non ho nessuna intenzione di far parte di un movimento che si allea con la Lega“. “Io e Salvini quando ci sentiamo ci capiamo“. “Salvini è una delle persone più false che abbia mai conosciuto“. È difficile crederlo, ma queste frasi sono state pronunciate dalla stessa persona. L’ultima è una citazione tratta da un libro in uscita: “Un amore chiamato politica”, autore Luigi Di Maio.

Già, perché alla veneranda età di 35 anni, il ministro degli Esteri ha deciso che l’Italia non potesse fare a meno della sua autobiografia. Scorrendo le 185 pagine del volumetto, il lettore ripercorre l’epopea di Di Maio, dai primi meet-up grillini fino alla Farnesina, passando per Montecitorio, il primo governo Conte – quando, dall’alto del suo diploma classico, venne nominato ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro – e i due anni e mezzo come capo politico del Movimento 5 Stelle. Il tratto comune salta all’occhio presto: la giravolta, cardine attorno a cui ruota sin dall’inizio l’avventura grillina. Perché il Di Maio che attacca Matteo Salvini è lo stesso che sorrideva insieme a lui mentre veniva annunciata l’approvazione di Quota 100 e del reddito di cittadinanza.

È lo stesso che trattò i nomi per il Conte I insieme al leader del Carroccio, e che fece muro sui decreti sicurezza quando ancora 5Stelle e Lega andavano a braccetto, per poi definirli “deludenti“. Poi arrivò l’estate del 2019, l’estate della rottura. Di Maio e Salvini si sentirono per l’ultima volta nei giorni roventi della crisi di governo, si legge nel libro. Seduti uno vicino all’altro, divisi solo dal dimissionario Giuseppe Conte. Salvini scuro in volto. Di Maio, invece, gongolava mentre il “suo” presidente del Consiglio diceva quello che forse avrebbe voluto dire lui. Resta da capire come sia possibile passare da un estremo all’altro, dalle lodi a Salvini per il pragmatismo e la capacità di lavorare “sui fatti” alle parole di disprezzo. Forse Di Maio lo spiegherà nella sua prossima fatica letteraria.

IlGiornale

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Latest from Blog