Vaccini: Cts, richiamo Pfizer e Moderna raccomandabile dopo 42 giorni

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Pfizer

Vaccini – Comitato tecnico scientifico: sì alla seconda dose AstraZeneca se non ci sono stati eventi gravi con la prima

Estendere a 42 giorni l’intervallo fra la prima e la seconda dose dei vaccini anti-Covid a mRna, quelli di Pfizer/BioNTech e di Moderna. È l’indicazione del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus, contenuta nel parere allegato a una circolare del ministero della Salute in cui si dà anche il via libera al richiamo con AstraZeneca per chi ha già ricevuto la prima dose del vaccino e non ha sviluppato eventi avversi.

Platea da vaccinare

Il Cts – si legge in un estratto del verbale del Comitato stesso datato 30 aprile – parte dalla considerazione che «in relazione all’evoluzione nella conduzione della campagna vaccinale contro Sars-CoV-2» rimane «una quota significativa di soggetti non vaccinati che, in ragione di connotazioni anagrafiche o per patologie concomitanti, sono a elevato rischio di sviluppare forme di Covid-19 marcatamente gravi o addirittura fatali».

Pfizer e Moderna: richiamo dopo 42 giorni

«Sulla scorta di questa considerazione, pur a fronte di studi registrativi che indicano come l’intervallo tra la prima e la seconda dose dei vaccini a Rna (Pfizer/BioNtech e Moderna) sia di 21 e 28 giorni rispettivamente, è raccomandabile un prolungamento nella somministrazione della seconda dose nella sesta settimana dalla prima dose». Quindi dopo 42 giorni.

Più soggetti nel minor tempo possibile

Gli esperti del comitato motivano il proprio parere sull’estensione dell’intervallo tra prima e seconda dose per i vaccini Pfizer (ora 21 giorni) e Moderna (ora 28 giorni) facendo osservare che «la somministrazione della seconda dose entro i 42 giorni dalla prima non inficia l’efficacia della risposta immunitaria», mentre «la prima somministrazione di entrambi i vaccini a RNA conferisce già efficace protezione rispetto allo sviluppo di patologia COVID-19 grave in un’elevata percentuale di casi (maggiore dell’80%)». Inoltre, in uno scenario in cui vi è ancora necessità nel Paese di coprire un elevato numero di soggetti a rischio di sviluppare forme gravi o addirittura fatali di COVID-19, «si configurano condizioni in cui è opportuno dare priorità a strategie di sanità pubblica che consentano di coprire dal rischio il maggior numero possibile di soggetti nel minor tempo possibile». Il parere, si legge ancora «potrà in futuro essere supportato da ulteriore approfondimento epidemiologico.

Ilsole24ore

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