Un clic sbagliato e si trova “arruolato” nell’Isis

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Un clic sbagliato e si trova “arruolato” nell’Isis: “Così ho perso i profili Facebook e Instagram, state attenti”

Gli è bastato cliccare sull’inserzione sbagliata su Facebook per trasformare il suo profilo personale in quello di un (finto) terrorista islamico, ritrovandosi nel giro di poche con ogni suo profilo social, pure quello di Instagram, disabilitato. È la sfortunata vicenda capitata a un giovane avvocato palermitano che da una decina di giorni combatte tra mail, segnalazioni, telefonate, Pec e denunce alla polizia postale nel tentativo di recuperare “sé stesso”.

“Uso spesso per lavoro i social – racconta Federico Nuzzo – e pochi giorni fa mi è comparsa nella news feed di Facebook una pubblicità per ottenere un coupon per inserzioni a fronte di un sondaggio di mercato. Clicco, mi porta prima in una pagina web molto simile per grafica al design di Google e poi sul Play store di Android per scaricare un’app verificata che si chiama Google coupon. Una volta aperta, faccio l’errore più grande: eseguire l’accesso a due fattori e da lì un hacker ha iniziato la devastazione dei miei profili”.

A quel punto, ricostruisce il giovane avvocato, il malintenzionato ha avuto la strada spianata per sottrargli l’identità e rendere inservibili i suoi profili. “Non solo ha toccato il mio profilo personale – racconta ancora Nuzzo – ma anche quello business, con tutte le carte di credito associate, e il mio profilo Instagram. In poche ore l’hacker ha accettato la richiesta di amicizia di un complice, la ha nominato mio business manager e ha cambiato sia la mia foto profilo sia quella di copertina con un’immagine dell’Isis”.

Da quel momento è stato il tracollo. “Questo stratagemma dell’hacker – aggiunge Nuzzo – ha fatto sì che la segnalazione del mio profilo venisse vagliata immediatamente. Sono rimasto ignaro di ciò che stava accadendo uno a quando mi ha scritto un amico chiedendomi perché avessi pubblicato quelle immagini sul mio account che ora risulta definitivamente compromesso. Ho presentato una denuncia alla polizia postale e ho scritto a Facebook, ho provato a comunicare con il responsabile della privacy del colosso americano per concludere ho scritto una Pec a Facebook Italia”.

Il giovane avvocato ha voluto raccontare la sua esperienza per mettere in allerta gli altri utenti ed evitare che possano cadere nello stesso tranello. “Per quanto abbia sbagliato – conclude Nuzzo – mi ritengo una persona con delle buone competenze informatiche, di certo non un ingenuo. Eppure è successo perché gli hacker cercano di sfruttare la nostra routine su internet e social per ingannarci. Nel frattempo – ci scherza su – mi godo la mia condizione riservata a personaggi illustri come terroristi ed ex presidenti americani”.

PalermoToday

 

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