La storia degli Anni di piombo (e oltre) il libro ”Il terrorista e il professore”

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La storia degli Anni di piombo (e oltre) il libro ”Il terrorista e il professore” – Un volume delle Edizioni Ares raccoglie il lungo e tormentato epistolario tra Arrigo Cavallina, fondatore dei Proletari armati comunisti, e Cesare Cavalleri, che fu già suo insegnante.

Era il 16 aprile 1984 quando Cesare Cavalleri – ancora oggi da oltre 50 anni direttore di “Studi Cattolici”, e delle Edizioni Ares – indirizzava presso il carcere di Rebibbia la sua prima lettera ad Arrigo Cavallina, che era stato suo allievo all’Istituto tecnico commerciale Lorgna-Pindemonte di Verona. Cavalleri aveva letto sui giornali che tra gli imputati nel Processo 7 Aprile c’era quell’ex-allievo che aveva perso di vista da vent’anni. Il succo della lettera sta in tre parole: “Non sei solo”.

Quel carteggio cominciato allora è oggi materia del libro Il terrorista e il professore – Lettere dagli Anni di piombo & oltre (Edizioni Ares, 338 pp., 16 euro). “Questo libro non è un libro sugli Anni di piombo, è un libro sull’amicizia, sulla sua forza invincibile”. Scrive così, il giornalista Michele Brambilla, nella prefazione al carteggio tra Arrigo Cavallina e Cesare Cavalleri a giorni in libreria.

Cavallina, fondatore dei PAC, Proletari armati comunisti era noto alle cronache per la partecipazione, negli anni ’70, a gruppi e azioni violente della cosiddetta autonomia. Tra le altre cose: arruolatore nella lotta armata di Cesare Battisti. La cui ulteriore vicenda, nel corso degli anni, gli ha portato in dote un’attenzione mediatica sgradita e su cui ha pure saputo riflettere con lucidità estrema.

Nel 2009 scriveva a Cavalleri: “Carissimo Cesare, periodicamente mi ritrovo esposto sulla pubblica piazza a rimorchio delle vicende del Battisti, che costituiscono la mia pena accessoria. Al di là dell’antipatia personale che il nostro suscita, fa pensare il fatto di un’alternativa secca tra ergastolo e menzogna, senza che sia dato un terzo. C’è qualcosa di profondamente, eticamente guasto in un ordinamento che neanche cerca di tenere insieme verità, responsabilità, pena e riparazione…”.

Le lettere sono forse il modo migliore per conoscere i dettagli del lunghissimo viaggio intrapreso da Cavallina. Caratterizzato anche dalla conversione alla fede cattolica. Nel 2017 egli scrive ancora a Cavalleri: “Allora quasi ti chiedo scusa se ho questo desiderio di confermarti come la tua vicinanza sia stata decisiva nella piega della mia vita, è una considerazione che ho sempre presente. E ho occasione di ricordarlo ogni sera, quando da più di trent’anni ripeto mentalmente la preghiera che mi avevi suggerito.”

Il filo d’Arianna del libro è proprio il racconto di una ferita profonda – scaturita dalla partecipazione alla lotta armata -, di una vicenda – per molti versi simbolica – della storia civile e anche culturale del nostro Paese. Com’è potuto accadere che Cavallina si sia spostato progressivamente su posizioni di sinistra estrema fino alla partecipazione ad atti di terrorismo? Come è potuto succedere che la temperie culturale del nostro Paese si sia arroventata a tal punto da non prevedere posizioni di reale riflessione, di approfondimento storico, finalmente capaci di cogliere i dettagli e le sfumature, con il rispetto che meritano parabole, intenzioni, militanze, retrospettive che hanno segnato – e profondamente – il secondo dopoguerra?

Un carteggio su una conversione ma anche una riflessione sugli anni di piombo fino al 1984 grazie alla cronologia ragionata a firma di Cavallina.

Questo è un libro che prova a rispondere e, attraverso un percorso di amicizia, a interpretare anche storicamente i macigni che pesano sulla coscienza civile del nostro Paese, su una memoria che, sfortunatamente, continua a restare non condivisa.

Arrigo Cavallina (Verona, 1945) da un iniziale impegno in ambito cattolico si è spostato progressivamente su posizioni della sinistra estrema, fino alla partecipazione, negli anni ’70, a gruppi e azioni violente della cosiddetta «autonomia». Ha trascorso circa di 12 anni in carcere, dove è stato tra i promotori del movimento della dissociazione. Interrogandosi sulla rottura e continuità col passato, sul senso della pena, sulla possibilità di essere ancora riconosciuto nell’identità nuova e progettuale, ha trovato risposte decisive nelle Scritture. Nel 2005 ha pubblicato con Ares il memoir “La piccola tenda d’azzurro che i prigionieri chiamano cielo”.

Cesare Cavalleri (Treviglio, 1936) da più di mezzo secolo dirige le Edizioni Ares e Studi cattolici. Collabora con Avvenire fin dal primo numero (4 dicembre 1968). Il suo itinerario, non solo professionale, è raccontato nella lunga intervista raccolta da Jacopo Guerriero col titolo “Per vivere meglio. Cattolicesimo, cultura, editoria” (Brescia, 2018). Una silloge di sue antiche poesie è stata recuperata da Mimesis nel 2019 col titolo “Sintomi di un contesto”.

Agi

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