Freddie Mercury: 30 anni fa moriva il leggendario leader dei Queen

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Freddie Mercury
(Fonte: "UrbanPost")

Freddie Mercury: 24 novembre 1991 – 24 novembre 2021. Sono già passati 30 anni dalla morte dell’indimenticabile frontman dei Queen. Sono stati rilanciati con lui (semmai fosse stato necessario) nel 2018 dal film “Bohemian Rhapsody”. Quest’ultimo ha consacrato l’attore americano di origine egiziana Rami Malek, vincitore per aver interpretato la star, di un Oscar e di altri prestigiosi premi come Miglior Attore Protagonista.

“Bohemian Rhapsody” racconta i primi quindici anni dei Queen; la nascita di uno dei loro più grandi successi, e termina con il celeberrimo concerto benefico per aiutare la popolazione dell’Etiopia alle prese con una tremenda carestia: il “Live Aid”. Si tenne il 13 luglio del 1985 contemporaneamente al Wembley Stadium di Londra e al John Fitzgerald Kennedy Stadium di Filadelfia. Fu trasmesso in diretta in mondo visione.

Oltre ad essere uno straordinario cantante e musicista, Freddie Mercury aveva anche un’interessante storia personale. Nacque il 5 settembre 1946 a Zanzibar, che allora era protettorato britannico.

All’anagrafe il futuro leader dei Queen si chiamava Farrokh Bulsara. Proveniva da una famiglia di etnia parsi (originari quindi della Persia) emigrati dal Gujarat, regione dell’India occidentale. Erano di fede zoroastriana.

Si trasferirono a Zanzibar per via del lavoro del padre, Jer (scomparso nel 2016), che era cassiere della Segreteria di Stato delle Colonie. Ci furono polemiche mediatiche perché Freddie Mercury venne accusato di nascondere le proprie origini (e nel film si sottolinea quanto il padre tenesse a ricordargliele). Roger Taylor, batterista dei Queen, disse che l’amico l’aveva fatto ritenendole incompatibili con il rock e con la propria immagine pubblica.

Studiò in un collegio britannico situato in una città a sud di Bombay e lì cominciò ad essere chiamato “Freddie”. Oltre che predisposizione per lo sport, iniziò a dimostrare talento musicale. Ciò spinse addirittura il preside a scrivere ai suoi genitori, perché il ragazzino potesse prendere lezioni extra. Imparò a suonare il pianoforte, entrò nel coro del collegio e formò il suo primo gruppo musicale, che si esibiva in feste ed eventi dell’istituto.

Tuttavia non avendo superato un esame di ammissione, cambiò scuola ed andò a Bombay. Dopo il periodo in India, tornò a Zanzibar; ma nel 1964, a causa della rivoluzione, si trasferì con la famiglia in Gran Bretagna, vicino all’aeroporto di Heathrow, a sud-ovest di Londra. Freddie riprese gli studi, continuò a coltivare la sua passione per la musica e intanto capitava che lavorasse all’aeroporto come magazziniere ed addetto ai bagagli.

Al corso di studi “Art and Graphic Design” del college che aveva iniziato a frequentare, conobbe Tim Staffel, cantante a bassista della band “Smile”, di cui facevano parte, oltre a Roger Taylor, il futuro chitarrista de Queen Brian May. Freddie non riuscì ad entrare nel gruppo, ma potè assistere alle prove.

Dopo aver fatto parte di due band, propose a Taylor e a May di fondarne una loro con il nome che si sarebbe rivelato vincente: “Queen”, a cui si sarebbe aggiunto il bassista John Deacon. Era il 1970 e nell’aprile di quell’anno Farrokh Bulsara cominciò ad utilizzare il nome d’arte di “Freddie Mercury”.

Era nato lo showman e lo straordinario talento che conosciamo. Erano gli anni della già menzonata “Bohemian Rhapsody” (1975), “Love of My Live” (dedicato alla sua storica fidanzata e poi amica Mary Austin, con la quale cominciò a rendersi conto della propria bisessualità), “Somebody to Love” (1976), “We are the Champions” (1977), “Don’t Stop Me Now” (1978) e “Crazy Little Thing Thing Called Love” (1980). Nel 1983 si esibirono più volte nella città sudafricana Sun City e furono accusati a livello internazionale di sostenere l’apartheid. Loro replicarono di non essere politicizzati e che ai loro concerti assistevano persone di tutte le etnie. Tuttavia in seguito organizzarono una serie di eventi benefici anche per riabilitare la loro immagine.

Dopo il “Live Aid” (ed altre esibizioni internazionali anche al Festival di Sanremo nel 1984), Mercury cominciò a lavorare anche da solista, lanciando successi come “Made in Heaven” and “Living on My Own”. Nell’estate del 1986 si esibì nel “Magic Tour” per promuovere il dodicesimo album dei Queen “A Kind of Magic”. Indossò l’iconica giacca gialla e terminò ogni concerto con l’inno inglese “God Save the Queen” con il mantello rosso con l’orlo di pelliccia e la corona: era il re!

Nello stesso anno e in quello successivo, soffrendo di gravi problemi di salute, nella più assoluta riservatezza si sottopose agli esami del caso. La diagnosi fu impietosa: AIDS, di cui allora poco si sapeva e senz’altro si moriva.

Freddie Mercury continuò comunque a cantare. Per esempio è del 1986 la cover di “The Great Pretender” dei Platters; del 1988 “Barcelona” con Monserrat Caballè (che era proprio della città catalana). Si esibirono anche davanti a Juan Carlos e Sofia di Spagna. Fu l’ultima esibizione dal vivo per Freddie Mercury.

“Barcelona” avrebbe dovuto essere cantata da lui e dal soprano all’apertura della XXIV edizione dei Giochi Olimpici disputati proprio lì, ma nel frattempo il cantante era morto. La Caballè si esibì da sola con il collega che cantava da un maxischermo.

La sua ultima volta in diretta fu il 18 febbraio 1990, quando i Queen vennero premiati con il Brit Award; l’ultima apparizione pubblica in assoluto di Freddie Mercury, invece, fu nel video del brano “These Are the Days of Your Lives” (pubblicato il giorno del compleanno dell’artista, il 5 settembre, e traccia dell’album “Innuendo”), dove le sue condizioni apparvero preoccupanti, per quanto lui avesse cercato di farle mascherare col trucco. Il video venne diffuso soltanto dopo la morte dell’artista.

A nulla servì la smentita ufficiali sulle reali condizioni del cantante, tanto che, per sfuggire al gossip, decise si trasferirsi a Montreaux, in Svizzera, dove c’erano gli studi di registrazione dei Queen. Continuò a lavorare (anche da seduto) fino a quando le sue condizioni glielo consentirono.

Tornò a Londra per essere vicino alla sua famiglia ed il 22 novembre del 1991 convocò a casa sua il manager della band per scrivere il comunicato ufficiale in cui annunciava pubblicamente la sua malattia. Avrebbe dovuto essere diramato il giorno successivo. “Ho ritenuto opportuno tenere privata questa informazione fino a oggi per proteggere la privacy di quanti mi circondano – spiegava Freddie – Comunque è giunto il momento di far conoscere la verità ai miei amici e ai miei fan e spero che si uniranno a me, ai miei dottori e a quelli di tutto il mondo nella lotta contro questa terribile malattia.” Mercury si sarebbe spento alle 18: 48 del 24 novembre a casa sua a causa di una broncopolmonite.

I funerali furono celebrati da due sacerdoti zoroastriani ed in forma strettamente privata. C’erano solo 35 persone e come unici vip cgli altri “Queen”, Elton John e David Bowie. Freddie Mercury fu cremato e le sue ceneri, dopo essere state conservate per due anni nella camera da letto di Mary Austin, si trovano in un luogo segreto, indicato dal cantante.

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