Il rublo torna al suo valore pre-bellico, smacco per l’Occidente

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Il rublo torna al suo valore pre-bellico, che smacco per l’Occidente

Nonostante le sanzioni occidentali sulle esportazioni e sui sistemi finanziari del paese oggi la valuta russa ha toccato quota 75,5 per un dollaro Usa, rispetto a quasi 140 di inizio marzo. Più di un motivo alla base del recupero: dal pagamento delle materie prime in rubli all’acquisto di oro. Ma quest’anno la guerra in Ucraina costerà alla Russia una recessione economica del 10%, secondo Bers. Il rublo russo è tornato al suo valore pre-bellico nonostante le sanzioni occidentali sulle esportazioni e sui sistemi finanziari del paese. Questa mattina la valuta ha toccato quota 75,5 per un dollaro Usa, rispetto a quasi 140 per dollaro all’inizio di marzo quando è crollata con l’ultima delle sanzioni imposte. Ora scambia intorno a 83, quindi per l’acquisto di un dollaro servono adesso 83 rubli contro gli 84,95 del 24 febbraio, giorno dell’invasione russa in Ucraina, e i 139,7 registrati il 7 marzo nel momento di massima debolezza.

La Banca centrale russa ha rafforzato la valuta alzando i tassi di interesse al 20%, incoraggiando, quindi, gli investimenti nel rublo, e imponendo controlli sui capitali. Ma il trend rialzista è dettato anche dall’ipotesi, non esclusa dalla Cina, di usare rubli o yuan nel commercio di fonti energetiche. Infatti, secondo il ministero degli Esteri di Pechino, “gli operatori del mercato sono liberi di scegliere la valuta negli accordi bilaterali”.

In realtà, la moneta russa aveva vissuto già una prima rimonta in area 100 dopo la minaccia del Cremlino di costringere gli importatori di gas europei, come la Germania e l’Italia, a pagare le loro forniture dal 1° aprile il gas russo unicamente in valuta locale e non più in dollari ed euro. A quanto pare la Russia ha previsto di mantenere invariati i prezzi dei contratti per le esportazioni di gas ai paesi “ostili”, ma il pagamento dovrebbe essere effettuato in un equivalente in rubli in un giorno di regolamento pre-concordato. Quale non è chiaro.

Un ultimatum che portato la Germania, che dipende fortemente dalle importazioni di energia dalla Russia, ad attivare una fase di allerta preventiva nel quadro di un piano di emergenza che mira a proteggere il Paese da qualsiasi possibile riduzione delle forniture di gas russe. Ma ci può essere un altro motivo dietro il balzo della divisa russa. Infatti, il trend del cross rublo/dollaro si è avvicinato parecchio al cambio obiettivo fissato dalla Banca centrale russa per i suoi acquisti di oro fisico sul mercato, cominciati il 28 marzo e destinati a proseguire fino al 30 giugno. Ovvero, 5.000 rubli per grammo. Quindi a muovere la valuta russa potrebbe anche essere stato il via libera all’acquisto del metallo giallo.

Che smacco per l’Occidente, considerando che il sistema bancario russo è in parte escluso da Swift e che le riserve della Banca centrale sono state congelate. Ma nel lungo termine la guerra in Ucraina e le sanzioni varate dagli Stati Uniti e dai paesi europei peseranno come un macigno sull’economia russa. La Banca europea di ricostruzione e dello sviluppo (Bers) ha, infatti, previsto una recessione economica del 10% quest’anno in Russia e nel 2023 la ripresa sarà molto ridotta, mentre le controparti internazionali di Mosca ridurranno gli acquisti di gas naturale e petrolio russi.

Nel caso, invece, dell’Ucraina precedentemente la Bers aveva previsto una caduta del pil 2022 del 20% che, tuttavia, potrebbe essere una stima ottimistica. Secondo la capo economista della Bers, Beata Javorcik, citata dal Financial Times, sebbene l’economia russa abbia accusato il colpo delle sanzioni “saranno in grado di gestire questo shock in termini di stabilità macroeconomica. Quello che davvero avrà un impatto sulla Russia è più la crescita: zero il prossimo anno e molto bassa sul lungo termine”.

Milanofinanza

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