Colombia: indagini della polizia per uso eccessivo della forza sui manifestanti

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Colombia: indagini della polizia per uso eccessivo della forza sui manifestanti – Gli scontri tra polizia e manifestanti avvenuti nella maggior parte delle città della Colombia, durante
le manifestazioni di protesta nell’ambito dello sciopero generale nazionale indetto per protestare
contro le nuove riforme fiscali e tributarie volute dal governo nazionale, riforme che il governo
stesso ha deciso di ritirare, si lasciano dietro di se una lista ufficiale di 24 morti dei quali almeno 11
che sarebbero dovuti all’uso eccessivo della violenza da parte delle forze dell’ordine.
L’associazione “Defender la libertad” che riunisce varie organizzazioni che si occupano di diritti civili
in Colombia, dichiara di aver ricevuto 569 denunce per casi di abuso di autorità e violenza eccessiva
da parte della polizia che hanno portato a 426 feriti e 165 dispersi.
Di fronte a queste denunce l’Ispettorato Generale di Polizia ha aperto un dossier di indagini
riguardanti 47 casi di presunte violazioni da parte delle forze dell’ordine.
La giustizia penale militare (JPM) ha confermato l’arresto del comandante della polizia di Madrid,
Cundinamarca, Carlos Javier Arenas Niño per la morte del giovane Brayan Fernando Niño Araque
colpito al petto ed alla testa da proiettili lacrimogeni.
La comunità internazionale sta cominciando a prendere posizione, il primo ad intervenire è stato
l’ufficio dell’ONU dei diritti umani (OHCHR) attraverso la portavoce Marta Hurtado ha chiesto al
governo colombiano di vigilare sul comportamento delle forze dell’ordine e di agire secondo i
trattati internazionali.
Anche i vescovi colombiani hanno diffuso un comunicato nel quale si legge “Respingiamo
risolutamente, qualunque sia la loro origine, le violazioni dei diritti umani, gli atti di vandalismo, i
blocchi alla mobilità e all’approvvigionamento alimentare, la scomparsa di persone, gli attacchi
contro l’integrità fisica di qualsiasi individuo, la distruzione causata alla proprietà pubblica e privata”.

Michelangelo Pedicini

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