Colombia: scontri e spari sui manifestanti

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Colombia – Giornate di tensione in Colombia dove da giorni la popolazione manifesta contro la riforma
tributaria e fiscale voluta dal governo nazionale presieduto da Iván Duque Márquez.
A partire dal primo maggio nella capitale Bogotà e nelle principali città del paese sono stati
organizzati cortei pacifici per manifestare contro la decisione del governo di diminuire il salario
minimo e contemporaneamente aumentare le imposte sui beni di prima necessità, per fronteggiare
la caduta del PIL in seguito alle restrizioni dell’ultimo anno dovute al SARS-CoV2.
In seguito alla enorme partecipazione di massa, diffusa in tutta la nazione il presidente Márquez ha
deciso di chiedere al Congresso di non votare tale riforma ed il Ministro dell’Economia Alberto
Carrasquilla ha presentato le sue dimissioni.
Nelle giornate del 4 e del 5 maggio però le manifestazioni sono proseguite e si è arrivati ad una
situazione di vera e propria guerriglia urbana, che hanno portato ad oggi, secondo fonti della polizia
colombiana ad una quarantina di morti e diverse centinaia di feriti, in larghissima parte tra i
manifestanti.
Lo stesso alto commissario ONU per i diritti umani Michelle Bachelet ieri è intervenuto con una
dichiarazione ed un appello al governo ed alle forze di polizia colombiane “Ricordiamo alle autorità
dello Stato la loro responsabilità di proteggere i diritti umani, incluso il diritto alla vita, e la sicurezza
personale, oltre che di facilitare l’esercizio del diritto alla libertà di riunione pacifica”.
Sui social network, con gli hashtag #SOSColombia #SOSColombiaDDHH e
#SOSColombiaNosEstanMatando , sono comparsi decine di video nei quali si vedono vere e proprie
situazioni di guerra, soprattutto nelle città di Bogotà, Cali, Pereira e Buga, con spari sulla folla da
parte della polizia non solo di fumogeni ma anche di proiettili ed addirittura l’uso di elicotteri contro
i manifestanti e la popolazione inerme attraverso l’utilizzo di mitragliatrici e razzi.
L’Arcivesovo di Cali mons. c Darío Monsalve ha denunciato l’aggressione della polizia con spari su
una delegazione che lui aveva inviato per monitorare la situazione della quale faceva parte anche
personale ONU.
Il Rettore del Collegio dei Clarettiani ha denunciato, ieri in una nota, l’occupazione da parte
dell’Esercito, avvenuta l’altra notte, delle proprie strutture educative di Bosa, nella periferia di
Bogotá. La nota segnala che alcuni elicotteri dell’Esercito sono atterrati abusivamente nel terreno
della scuola clarettiana di Bosa e successivamente hanno fatto irruzione nella stessa area anche dei
reparti di Polizia.
Il governo, da parte sua, replica che le violenze sono causate dall’infiltrazione, nei manifestanti, di
oppositori appartenenti ai guerriglieri marxisti delle disciolte FARC (Fuerzas Armadas
Revolucionarias de Colombia) ed ai grandi cartelli del narcotraffico oltre che a numerosi vandali e
sbandati che approfitterebbero per saccheggiare negozi, supermercati e bancomat.
Se la situazione dovesse proseguire il governo sta pensando di introdurre, come prevede la
costituzione colombiana, lo Stato di “conmoción interior” per 90 giorni, una sorta di legge marziale
che darebbe pieni poteri al presidente esautorando il parlamento nazionale, i governatori ed i
parlamenti dei singoli stati federali.

Michelangelo Pedicini

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