La Cina è meno vicina. Il Parlamento Europeo si è svegliato

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La Cina è meno vicina. Il Parlamento europeo ha votato una mozione proposta da una deputata socialista olandese e ha deciso di chiudere il contratto con Hikvision, società cinese produttrice di telecamere e termoscanner. Il motivo è molto semplice.

L’ azienda, già in black list negli Stati Uniti, è accusata di aver partecipato alle

attività di riconoscimento facciale ai danni della minoranza cinese degli uiguri. La mozione di Lara Wolters è stata approvata all’ 89% e avrà valenza immediata. Rescisso il contratto saranno rimossi tutti i device presenti negli ambienti dell’ europarlamento.

È un importante segnale di riallineamento politico e di riavvicinamento alle tesi americane all’ interno della Nato. Non a caso arriva dopo lo stop delle trattative sugli accordi multilaterali tra Ue e Cina e soprattutto l’ approvazione di una golden rule che permetterà di bloccare tutte le scalate ostili di aziende sostenute o sovvenzionate dalle casse statali. Una mossa che sebbene non nomini la Cina è chiaramente destinata a ostacolare lo shopping di Pechino.

E non è finita. Dopo i niet di Francia e Inghilterra c’ è da spettarsi anche una serie di novità restrittive nel settore del 5G e delle reti. Insomma, l’ aria è decisamente cambiata. Forse anche in Germania dove, se Annalena Baerbock dovesse prendere lo scettro della Merkel, Cina e Russia assisteranno a un ulteriore cambio di passo. I verdi potrebbero in fatti decidere di stoppare il Nord Stream II da un lato e dall’ altro accoppare del tutto gli accordi commerciali con la Cina. Non solo fermare l’ accordo sugli investimenti ma anche azzerarlo.

Vedremo che succederà a settembre. Nel frattempo, la mossa di Bruxelles anti Hikvision ha avuto un primissimo effetto anche a Roma. Da quanto risulta alla Verità, funzionari della Camera e del Senato hanno contattato un a società specializzata in telecamere e termoscanner rivelando l’ intenzione di sostituire alcune Hikvision presenti negli stabili dell’ Aula. Nessuna di queste lenti ha attivo il sistema di riconoscimento facciale, ma l’ alt del Parlamento europeo vale come una moral suasion e soprattutto svela anche la notizia di fondo.

Cioè che anche il nostro Parlamento ha scelto in passato l’ azienda nella lista nera degli Usa. Proprio mentre il Parlamento litiga per assegnare alle aggressioni agli uiguri il nome di sterminio. Un mese fa Pd e 5 stelle sono intervenuti in sede di commissione Esteri per emendare il termine dal testo della mozione.

La rappresentante del Pd, Lia Quartapelle, aveva fatto presente che l’ adozione del termine comporterebbe serie conseguenze, tra cui l’ attivazione dell’ articolo 7 della Carta delle Nazioni Unite, e dunque l’ obbligo di un intervento armato. A suo avviso, dunque, l’ introduzione della parola «genocidio» rischierebbe, paradossalmente, di «privare la risoluzione della necessaria incisività, riducendola a una mera enunciazione di principio in assenza della determinazione ad assumere le concrete conseguenze». Il Movimento si è subito allineato. Guarda caso però il termine genocidio è quello che Pechino nega e al contrario viene promosso dagli Stati Uniti. La scelta non è però solo teorica.

Il sito Wired.it sempre lo scorso mese ha realizzato una importante inchiesta, svelando che a seguito di una gara d’ appalto del 2017, finalizzata l’ anno successivo, il ministero della Giustizia tramite Consip ha installato 1.000 telecamere Hikvision nelle sale intercettazioni di numerose Procure. Proprio l’ azienda messa la bando dall’ europarlamento e, nel piccolo, attenzionata anche dal tecnici di Camera e Senato. Anche nel caso del ministero della Giustizia si tratta di semplice videosorveglianza e non tecnologia che consente il riconoscimento facciale. Ciò non toglie il nodo politico. Che prima o poi andrà sciolto.

Lo stesso discorso che vale per Palazzo Chigi dove nel settembre del 2020 sono stati installati ben 19 totem per il controllo della temperatura prodotti da Dahua Technology, filiale italiana dell’ omonima azienda cinese con sede ad Hangzhou. La casa madre dal 12 marzo del 2021 è nella lista nera della Casa Bianca.

La Federal communication commission ha definito Dahua una minaccia per la sicurezza nazionale e l’ ha di conseguenza bandita da qualunque attività promossa da strutture governative. Già nell’ ottobre del 2019, un anno prima dell’ acquisto effettuato dal Conte bis, l’ esecutivo di Donald Trump aveva inserito l’ azienda di Hangzhou in un’ altra lista.

In pratica la Casa Bianca proibì a Dahua di acquistare o commerciare tecnologia americana perché ritenuta colpevole di aver partecipato allo sterminio di massa degli uiguri nella regione dello Xinjiang. Dahua secondo il dipartimento del commercio americano avrebbe fornito i software per sviluppare il riconoscimento facciale. La stessa accusa mossa a Hikvision. Nonostante questo, Palazzo Chigi a settembre del 2020 decise di affidarle lo screening d’ ingresso.

Il senatore leghista Simone Bossi ne ha svelato la presenza con una interrogazione, mentre lo staff di Palazzo Chigi, sollecitato dalla Verità, ha precisato che non hanno attiva la funzione del riconoscimento facciale. Almeno quello. Resta il fatto che prima o poi l’ appalto firmato da Conte diventerà imbarazzante per il nuovo inquilino.

Dagospia

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