Usata per vincere e non per governare, lo sfogo di Kamala Harris

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Stati Uniti - kamala harris

Il Nyt riporta la frustrazione della vice presidente Kamala Harris, un anno dopo. Tra difficoltà di gestione e scarsa copertura mediatica.

Il bilancio di questo anno da vicepresidente degli Stati Uniti per Kamala Harris non si chiude nel migliore dei modi. Carica di aspettative per il ruolo che sarebbe andata a ricoprire – è la prima vice presidente donna e afroasiatica – oggi la Harris si sente invece frustrata da un ruolo che le sta stretto, da un presidente, Joe Biden, che ha avuto bisogno di lei per vincere le elezioni ma che ora la tiene in panchina quando si tratta di gestire le questioni più calde. Confidandosi con gli alleati sulle difficoltà nel gestire un portafoglio di compiti particolarmente difficile, dal diritto di voto all’immigrazione, si è sfogata anche rispetto alla copertura mediatica ricevuta. Non sufficiente o comunque differente se si fosse trattato di uno dei suoi 48 predecessori, tutti uomini e bianchi.
Anche fra i democratici, secondo quanto riportato dal New York Times, la frustrazione è molta per il ruolo in cui è stata messa la vicepresidente. La complessità dei dossier che le sono stati affidati avrebbe dovuto spingere la Casa Bianca a difenderla in modo più aggressivo, afferma la deputata Karen Bass. Harris ha cercato i consigli di altre donne da quando è arrivata a Washington, anche dell’ex segretario di Stato Hillary Clinton. “C’è un doppio standard usato nel giudicarla, come lo era per me”, mette in evidenza Clinton con il New York Times. Alcuni dei suoi alleati ritengono che Harris sia considerata come un ripensamento e non come erede di Biden.

Da quando ha assunto la carica di vicepresidente, il grado di gradimento della Harris è diminuito. Stando ai sondaggi, il 40% è a favorevole alla vicepresidente a dispetto del 52% che non la gradisce. Una percentuale, quest’ultima, che è andata aumentando dal giorno dell’inaugurazione, lo scorso 20 gennaio, a oggi.

Huffingtonpost

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