Putin – Macron: Lettura Semiotica di una Foto Storica

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putin macron incontro

Nella comunicazione politica, nella comunicazione istituzionale, nulla è lasciato al caso. Analisi dell’incontro tra V.Putin e E.Macron di Dr. Alexandr Sintini.

Di Dr. Alexander Sintini  per RassegnaStampa.news

Nella comunicazione politica, nella comunicazione istituzionale, nulla è lasciato al caso. Tutto comunica e si rende interpretabile. Quello che si vuole comunicare attraverso una foto, vale, nell’ambito dell’interpretazione del significato dei segni, più di qualsiasi prolisso commento giornalistico di contorno o di parte.  La veridicità di un messaggio, si coglie dalla realtà oggettiva dei segni comunicati.

La foto che prendiamo in esame entrerà di diritto nella storia della materia.

Ritrae Vladimir Putin e Emmanuel Macron, provenienti da due Paesi, Russia e Francia, le cui scuole semiotiche, sono state al vertice della semiotica del Novecento.

Un messaggio nel messaggio fra due popoli colti. Un messaggio chiaro come il sole. Osserviamo la foto:

 

Questa è la foto di un messaggio che vuole dire: Guerra. Siamo pronti alla guerra. Sentiamo gli ultimi pareri prima della guerra, ma siamo sfiduciati.

Il Leader russo è il padrone di casa; è lui che decide le posizioni dello scambio diplomatico e d’immagine.

Il primo elemento significante che enuncia il leader russo attraverso questa foto è:

Per la mia incolumità e per la mia importanza, non essendoci fra noi rapporti pacifici, tu, mio ospite, starai a distanza di sicurezza dalla mia persona. Non che io sia debole, ma i protocolli bellici sono già applicati, tu sei un nemico, fra noi non c’è fiducia, la vita del leader è il bene assoluto della nazione e tu non avrai modo di avvicinarti a me. Perché non ne sei degno. Non corriamo questo rischio inutile, prima ancora di sentire o parlare di qualsiasi argomento. La mia posizione è chiara. La mia scelta anche.

Il secondo elemento significativo che comunica questa foto è:

Questo tavolo è la distanza che ci separa. Gli uomini sono esseri socievoli che vivono di vicinanza e di condivisione. Io pongo questa distanza siderale di importanza e di peso fra me e te. Perché questa è la distanza fra giusto e sbagliato, fra bene e male, fra qualsiasi potere o forza bipolare. Da una parte c’è un’istanza, dall’altra, separata da uno spazio di incomunicabilità, c’è l’altra. E sono agli antipodi. Così vengono rappresentati. Come il giorno e la notte. Quanto siamo distanti deve essere lapalissiano. Ti deve pesare mentre discutiamo e ti deve mettere in difficoltà anche solo lo scambio comunicativo che può avvenire fra di noi. Che è lo scopo per cui ci incontriamo. Ma ti pongo con questa distanza, in una difficoltà comunicativa evidente. Non importa se useremo cuffie e traduttori. Tu starai ad una distanza tale, che ti sarà difficile vedere le mie espressioni facciali nitidamente, e quindi ti rendo difficile la lettura del contesto e dell’espressione delle mie parole. Mi rendo illeggibile. Nitidamente tu sentirai solo la mia voce, come provenire dall’alto, come se fossi una divinità o la voce della tua coscienza. Pensa bene a quello che dici perché è tutto registrato.

Il terzo elemento significativo che comunica questa foto è:

Sei mio ospite e comando io, se io decido di metterti fisicamente dove voglio io, tu ci stai e non ti opponi. Quindi comando lo spazio e il tempo del tuo permanere nel mio luogo. In quest’area che appare paritaria e spettralmente neutra, il padrone di casa che detta le regole sono io e tu ubbidisci; chini la testa e non ti opponi. Nè comprendi in che posizione ti ho posto. Sei in punizione rispetto a me e la accetti pubblicamente.

 Il quarto elemento significativo che comunica questa foto è:

Ci incontriamo per diplomazia. Ci incontriamo come rappresentanti di due popoli e due mondi che si conoscono, ma non stanno avendo la voglia di giungere ad un compromesso. Non ho più tempo. La mia posizione e chiara. Te lo testimonio ancora di più con questa disposizione. La mia posizione è chiara, ferma e coerente dall’inizio della crisi. Sei tu che sei messo a distanza. Sei tu che devi avvicinarti alla mia posizione. Io non mi muoverò di un centimetro. Sono fermo e saldo. Tu devi vacillare, perché la tua posizione è meno chiara della mia. Tu sei a rapporto, rispetto al mio comando e devi essere tu a colmare lo spazio vuoto tra noi.

Il quinto elemento significativo di questa foto è:

Questa foto è stata scattata di proposito, con uno studio accurato delle luci e dello scatto. Ogni dettaglio è stato accuratamente studiato da professionisti di comunicazione politica con forti conoscenze semiotiche. Io so che questa foto andrà in pasto alle masse. La vedranno sia il mio popolo che il tuo. Sarà la sintesi evidente del nostro incontro. A tutti, interni ed esterni, deve essere visibile e lampante, chi ha comandato e come ti tratto. Chi è il dominante e chi è il soccombente. Come mi pongo rispetto a chi non mostra comprensione delle mie lecite richieste. Il tempo delle chiacchiere è finito, sia per te che per gli altri che verranno al mio tavolo.

Il sesto elemento significativo di questa foto è:

L’uso del bianco. In una foto che comunica guerra, distanza, incomprensione, gerarchia di forze, incomunicabilità e sottomissione, l’uso del bianco è massicciamente impiegato per stemperare, nascondere, dare una parvenza di pace e equilibrio, quando tutti gli elementi lo sconfessano. Una maschera di bianco calmo, elegante, che parli di uno scambio pacifico, cordiale, paritario; quando tutto lo nega. Diventa un bianco asettico, privo di emozioni. Un bianco pace che si trasforma in una stasi, anticamera di guerra.

Conclusioni dell’analisi semiotica:

La comunicazione russa dunque, in ogni versante è chiara e coerente. Anche semioticamente. Questa foto vale più di ogni commento politico di parte, per capire la situazione che stiamo vivendo. Questo intento, questo studio, questa strategia maniacale dietro lo scatto, questa rappresentazione, determina una posizione che non muterà.

Che non indietreggerà. Che ha già deciso. Che aspetta che sia l’altra parte a fare un passo avanti su quel tavolo distanziante. Questo si attende. Ma il tempo scorre.

Questo hanno richiesto i russi. Con un documento scritto pubblicamente a cui, hanno richiesto una risposta scritta altrettanto pubblica. Per testimoniare, nero su bianco, sia che la richiesta è stata ricevuta, sia che è stata negata.

Come si evita una guerra:

Una guerra si evita capendo la storia. La storia non è mai statica ed evolve. Nessuna posizione è per sempre. Chiedete ai Romani, al Sacro Romano Impero, all’Impero Britannico, alla Francia Napoleonica, all’Unione Sovietica.  Vi sono Paesi che crescono e che richiedono spazio, vi sono Paesi che decadono, e devono accettare di lasciare spazio. Durante le guerra fredda, la Russia avrebbe avuto tutti i mezzi per risolvere la crisi attaccando l’Occidente. Se fosse successo, non sareste qui a leggere.

Siamo allo stesso punto. Ora tocca ad altri fare un passo indietro. Perché è la storia che va così.

La Storia è fatta di compromessi in base ai rapporti di forza temporali.

Se abbiamo prove evidenti e recenti dell’enorme intelligenza russa su questo versante, stiamo assistendo alla cecità storica di un popolo troppo impreparato e isterico, che non si era ancora mai trovato nella condizione di dover fare passi indietro. Che pare incapace di farne. La Germania, non pare libera di poter decidere delle proprie politiche energetiche, dovrà rinunciare al gasdotto Nord Strem 2, contro la propria volontà, contro il proprio interesse, in caso di guerra, su comando americano. A quando un passo indietro? A quando un realismo storico?

Tutto il mondo sta col fiato sospeso, sperando che l’equo prevalga sull’utile, la sostanza sull’immagine, la saggezza sulla cecità, il bene comune sulle pretese che non si possono più porre, né difendere.

Anche questo è evidente.

 

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