Dalla padella dello Scià alla infernale brace degli Ayatollah Il 30 e 31 Marzo del 1979 il referendum sulla Repubblica che superava la Monarchia ma per instaurare una Teocrazia che ancora soggioga l’Iran

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Ayatollah

Era rientrato a Teheran il primo febbraio del 1979, dopo un lungo esilio che l’Ayatollah Ruhollāh Khomeynī aveva passato a Parigi, protetto dalla “République”. Questa è
solo una tra le tante e abissali differenze tra la Repubblica Francese e la Repubblica Islamica dell’Iran. Quella francese ha custodito, tutelato e difeso la vita e la libertà di espressione dell’Ayatollah Khomeynī, il quale appena rientrato in patria ha subito fatto tagliare teste e mani, colpendo con estrema durezza tutti gli oppositori. Anche quelli che avevano partecipato attivamente alla rivolta contro lo Scià Mohammad Reza Pahlavi, come i laici della sinistra iraniana. La rivolta, a cui si aggiunsero tantissimi giovani dei movimenti studenteschi, aveva costretto alla fuga lo Scià due settimane prima dell’atterraggio dell’aereo Air France che riportava Khomeynī a Teheran. Quella iraniana è senza dubbio una “rivoluzione” ma alla domanda se questa abbia apportato maggiori libertà e migliorato la vita degli iraniani la risposta non può che essere negativa. Nei fatti si è piuttosto rivelata come una “involuzione” e questo sin da subito. Il primo Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, Abol Hassan Banisadr fu infatti destituito e costretto a scappare. Anche lui accolto in esilio a Parigi. E le parole di Khomeyni che era diventato Guida Suprema furono chiare, esplicite, determinate e inequivocabili: «Se un dito va in cancrena, cosa si deve fare? Lasciare che vada in cancrena tutta la mano e poi tutto il corpo oppure tagliare il dito? Le cose che portano corruzione a un popolo intero devono essere sradicate come erbe cattive
che infestano un campo di grano». E questo concetto ovviamente non vale solo per gli oppositori politici, ma per chiunque non risponda alla suprema moralità religiosa: «Lo
so, vi sono società che permettono alle donne di regalarsi in godimento a uomini che non sono loro mariti, e agli uomini di regalarsi in godimento ad altri uomini: ma la società che noi vogliamo costruire non lo permette. Nell’Islam noi vogliamo condurre una politica che purifichi la società e perché questo avvenga è necessario punire coloro che portano il male corrompendo la nostra gioventù. Che a voi piaccia o non piaccia, non possiamo sopportare che i cattivi diffondano la loro cattiveria». Non vanno solo arrestati ma vanno uccisi. Non solo impiccare in piazza gli omosessuali, ma anche lapidare le donne che praticano il sesso fuori dal matrimonio. Ascoltiamo ancora la parola sacra e divina dell’Ayatollah Khomeyni: «…se restano liberi e vivi, infettano gli altri ed allargano la macchia della malvagità? Sì, i malvagi vanno eliminati, estirpati come erbacce. Solo estirpandoli il Paese si purificherà». Chiariamo subito una cosa: simili deliri non riguardano solo i religiosi, tantomeno appartengono alle sole culture arabe o di altri continenti. Laici ed europei erano infatti Adolf Hitler e Benito Mussolini. Il delirio di una razza superiore l’ariano lo ha messo nero su bianco nel libro che scrisse in carcere una decina di anni prima di conquistare il potere. Uscito
per la prima volta nel 1925 il suo volume di grande successo intitolato “Main Kamps” (La mia Battaglia) ha sempre visto osteggiata in Europa la sua pubblicazione generando numerosi processi che hanno visto imputati gli editori che lo ristampavano, mentre è pubblicato con continue riedizioni in Iran, dove viene considerato un ottimo strumento per diffondere ed alimentare lo spirito antisemita. Dei deliri dell’italico, per altro preso a modello ideale proprio da Hitler, meglio non parlarne. Piuttosto preferisco
parlare dell’ignobile bombardamento della città di Barcellona del 1938. Per la prima volta nella sua storia, la capitale catalana è stata martellata per tre giorni da aerei italiani che hanno estirpato 924 cittadini inermi. Di queste innocenti vittime ben 118 erano bambini. Nel febbraio dell’anno prima il delirio era stato ancora più efficace. In 3 giorni ad Adis Abeba soldati italiani avevano infatti estirpato 30mila esseri umani, uccidendo uno ad uno uomini, donne, bambini e anziani. Questo avveniva un anno dopo che anche il Parlamento italiano aveva delirato varando le leggi razziali. Così come gli italiani tendono a cancellare dalla memoria collettiva questi drammatici accadimenti storici, non sono da meno i cugini d’Oltralpe che hanno del tutto taciuto, negato e occultato per decenni e decenni il “Massacro di Parigi”. Nella notte del 17 ottobre del 1961 anche la République perse il senno e delirò dando vita ad una repressione violentissima contro gli oltre 30mila algerini che avevano pacificamente manifestato in città. Diverse centinaia di pacifici cittadini vennero picchiati a morte, freddati a colpi di pistola, buttati nella Senna a volte con mani e piedi barbaramente legati. Per giorni e giorni i cadaveri riaffiorarono a decine. Ben oltre 10mila furono
arrestati e portati in detenzione in tre diversi luoghi di concentramento. Nulla da invidiare alle tremende repressioni che ancora oggi caratterizzano l’Iran. Per sgomberare il campo da possibili accuse di prospettiva occidentalista alle mie analisi sulla Costituzione della Repubblica Islamica dell’Iran, aggiungo che in termini di crimini contro l’umanità il più grande carnefice della storia è senza dubbio Harry Truman, il Presidente degli Stati Uniti che nell’agosto del 1945 ordinò lo sgancio di bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki estirpando centinaia di migliaia di inermi cittadini giapponesi di ogni sesso ed età. Da cittadino romano voglio anche sottolineare che un regime teocratico, una monarchia elettiva come quella di Teheran ha caratterizzato per secoli la nostra storia. La prima rivoluzione che fece fuggire il Papa da Roma risale al 1949, repressa solo grazie all’intervento dei soldati francesi
che massacrarono migliaia di giovanissimi che erano confluiti da ogni parte per sostenere la “Repubblica Romana”. Ai suoi vertici quella Repubblica aveva personalità del calibro di Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi che contribuirono al varo della più moderna, avanzata e democratica Costituzione dell’epoca. Tra i caduti in quella esperienza anche il 22enne Goffrego Mameli che l’inno “Fratelli d’Italia”, che tutti ancora oggi cantiamo lo scrisse proprio per quella Repubblica. Solo dal 1870 la teocrazia dello Stato Pontificio fu costretta nei limiti della Città del Vaticano dove continua ad esercitare le sue funzioni ordinata giuridicamente come monarchia elettiva. Quindi senza alcun pregiudizio, ma anche senza tentennamenti, mi sento di affermare che quella approvata nel 1979 in Iran dal 98,8% dei votanti Costituzione di una Repubblica ma è la Costituzione di una monarchia elettiva teocratica. Purtroppo lontana anni luce dai principi democratici, di fatto la prima Costituzione della storia che sancisce il pensiero unico. Nella Costituzione iraniana viene infatti identificato un popolo letteralmente «unificato dalla stessa religione e dallo stesso modo di pensare».
L’Iran approvando quella Carta costituzionale istituisce una teocrazia, diventando una nazione che si riconosce nella «genuina dottrina e ideologia islamica». Ed oltre che
teocratico, senza dubbio è anche un regime. Basta pensare alla figura di Ali Khamenei ininterrottamente al potere da oltre 40 anni. Il pupillo di Khomeynī è stato infatti Presidente dell’Iran dal 1981 al 1989 prima di sostituirlo alla morte nella più alta carica dello Stato: la Guida Suprema. Una carica a vita. E badate bene, la Guida Suprema non ha nulla di assimilabile alla figura del Capo dello Stato delle moderne repubbliche ma nemmeno delle moderne monarchie. Come espressamente sancito nella Costituzione è l’unico a detenere supremi poteri! Ha il comando supremo delle forze armate, è l’unico a poter determinare dichiarazioni di guerra e decretare la mobilitazione delle forze armate. La Guida è anche la suprema autorità giudiziaria del Paese, ha il potere di nominare ma anche di destituire il Presidente della Repubblica.

Allo stesso tempo è il capo della radio e della televisione della Repubblica islamica dell’Iran, è il capo dello stato maggiore, è il comandante in capo dei Pasdaran, il Corpo
delle guardie rivoluzionarie islamiche. Suo anche il compito e la responsabilità di delineare le politiche generali della Repubblica islamica dell’Iran così come ha la esclusiva e insindacabile supervisione sulla corretta esecuzione delle politiche generali del sistema. Certo in Iran si svolgono elezioni, ma i candidati ammessi sono solo quelli considerati “fedeli e retti” dal Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione. Una farsa…

Anche “L’espansione e il rafforzamento della fratellanza tra i Musulmani” che vede da sempre e senza sosta l’Iran impegnato con finanziamenti ed uomini in armi in tutto il
Medioriente e fino in Asia, è esplicitamente sancita dalla Costituzione iraniana. Questa prevede infatti che «tutti i Musulmani costituiscono una sola comunità e il governo della Repubblica Islamica ha il dovere di creare una linea politica generale fondata sull’accordo e la solidarietà dei popoli Musulmani, e di impegnarsi senza interruzione a favorire la realizzazione dell’unità politica, economica e culturale del mondo dell’Islam». Questi sono solo alcuni dei motivi che mi spingono a stare dalla parte del Grande Satana, convinto che occorra evitare che questo regime teocratico impegnato costituzionalmente a creare un unico grande mondo dell’Islam, riesca a dotarsi di armi nucleari. Il primo fautore del programma nucleare iraniano è stato Mahmūd Ahmadinejad, uno dei pochi presidenti a non appartenere al clero. Però resta davvero difficile definirlo come “laico” perché si è dimostrato più conservatore dei conservatori. Ha infatti irriso le Nazioni Unite, si è apertamente dichiarato convinto che Israele prima o poi sarebbe stato cancellato dalla carta geografica. Malgrado questo è entrato in dissenso con la Guida Suprema ed è stato persino messo sotto accusa per un gravissimo delitto: quello di aver guardato alcune ballerine senza velo che si esibivano alla cerimonia di inaugurazione dei Giochi asiatici in Qatar. Che vergogna! Il rischio che non si può correre è quello che decidano di imporre la volontà
del loro Dio, di affermare quello che loro considerano il bene su quello che loro considerano il male. Questo sì che potrebbe portare l’inferno in terra. Inferno in cui già vivono le tante cittadine e cittadini iraniani, brutalmente oppressi e repressi, che colpevolmente continuiamo a lasciare soli nella loro impavida lotta contro il male.

Massimo Gazzè
Presidente del Comité Européen des Journalistes

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