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Le partite Iva in piazza

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centrodestra draghi - calenda

Il nostro Paese si regge sulla piccola e media impresa, sui commercianti, sugli artigiani ed i professionisti, insomma sul popolo delle partite Iva che costituisce il vero tessuto connettivo della società italiana.

Dopo oltre un anno di chiusure e riaperture parziali, senza una vera strategia di medio e lungo termine, quel popolo, che aveva diligentemente seguito le rigide regole del lockdown totale, ormai è allo stremo e scende in piazza. Nelle manifestazioni di questi ultimi giorni si vedono visi incupiti, pieni di rabbia ma si percepisce anche l’imbarazzo di chi è abituato ad impegnare il tempo nelle proprie attività, lavorando a testa bassa per offrire un prodotto o un servizio sempre migliore, e non è aduso perdere mattinate girovagando per le città o assembrandosi nelle autostrade con cartelli e striscioni.

Non credo in una radicale divisione sociale tra i garantiti, coloro che hanno uno stipendio fisso sicuro o una pensione (e che saranno sempre meno), ed i non garantiti, le partite Iva appunto, coloro che hanno risentito, alcuni in maniera veramente drammatica, il contraccolpo della pandemia, tutti siamo sulla stessa barca e se il motore si ferma, è solo questione di tempo perché si vada tutti a fondo, se non si attuano politiche illuminate, basate sulla concretezza e con una chiara visione del futuro.

Non credo nell’altrettanto radicale divisione che concepisce gli autonomi come evasori fiscali ed i dipendenti come ligi pagatori di tasse, infatti non mi ha sorpreso leggere nel contenuto dell’audizione dell’Agenzia delle Entrate del settembre scorso alla Commissione Finanze della Camera che tra i contribuenti con debiti residui da riscuotere, circa 17,9 milioni, ci sono 3 milioni di persone giuridiche (società, fondazioni, enti, associazioni, ecc.) e 14,9 milioni di persone fisiche, di cui solo quasi 2,5 milioni con una attività economica (artigiani, liberi professionisti, ecc.), per cui la stragrande maggioranza dei debitori del fisco sono proprio coloro che non hanno un lavoro autonomo o un’impresa.

Mai come in questo momento di fortissima crisi bisogna evitare contrapposizioni tra diverse classi sociali, ma è necessario comprendere che ognuno di noi deve fare la propria parte per uscire dal tunnel, mettendo in atto comportamenti responsabili per limitare la diffusione del virus, vaccinandosi il prima possibile, ed accompagnando chi è stato più duramente colpito (primi fra tutti ristorazione, spettacolo, turismo, palestre) in un percorso di ripresa.

Pur comprendendo la difficoltà nell’affrontare la grave crisi, non mi sento di dare un giudizio positivo al Governo Conte e dai primi atti del Governo Draghi non vedo effettivi segnali di discontinuità, né sinceramente me ne aspettavo, vista la medesima maggioranza parlamentare. I ristori a fondo perduto per le imprese sono stati decisamente insufficienti ed il nuovo decreto sostegni comporterà liquidazioni medie di poche migliaia di euro, una goccia nel mare che, eventualmente, meglio si sarebbe potuta investire su programmi di sviluppo piuttosto che in insignificanti mance. In tutto parliamo di circa il 5,3% del fatturato perso nel solo 2020, veramente importi irrisori se consideriamo che la perdita di fatturato per le imprese in Italia lo scorso anno è stato pari 423 miliardi di Euro.

Serve più coraggio, fare debito buono, ma soprattutto evitare sprechi basati su mere posizioni ideologiche come il bonus monopattini ed il cashback, le cui risorse, pari a 5 miliardi, ben potrebbero essere utilizzate per aiutare le aziende più colpite, nonché come l’attuale sistema del reddito di cittadinanza, che troppo spesso si tramuta in una rendita immorale e che ha necessità di un profondo ripensamento. La vera emergenza è coprire quanto meno i costi fissi di chi ha lavorato e che, auspicabilmente, riprenderà a lavorare.

Compito della politica, maggioranza ed opposizione, ognuno secondo il proprio ruolo, dovrà essere proprio quello di trovare il punto di equilibrio per accompagnare tutti noi, senza contrapposizioni sociali, fuori da questo incubo mettendo in campo ogni risorsa disponibile, ivi compresi tutti i fondi europei che non sono solo il, sia pur importante, Recovery Fund, e facendo sì che le partite Iva non siano costrette a perdere tempo in piazza, ma possano dare nuovo impulso per una ripartenza i cui fondamentali sono nel DNA di ogni italiano che ami il proprio Paese.

Di Antonfrancesco Venturini

 

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